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    LA NARRAZIONE E L'EMPOWERMENT

    Federico Batini (a cura di)

    M@gm@ vol.4 n.3 Luglio-Settembre 2006



    • Editoriale

      Federico Batini

      La domanda odierna di orientamento è, in primo luogo, una domanda di senso, andare alla ricerca di un orientamento nel mondo, di un indirizzo per la propria esperienza, per il proprio vissuto, per progettare il proprio futuro. Sentire questa domanda come spinta profonda significa non accomodarsi su pensieri già “masticati”, oltrepassare ogni risposta che miri solo al risultato e all'utilità immediata, di conseguenza anche l’orientamento si trova a dover cambiare le proprie modalità di risposta. Quale infatti, in una società mutevole a queste velocità, può essere la funzione dell’orientamento di secondo livello se non quello di rafforzare il soggetto, di renderlo empowered? In una società dotata di una certa stabilità e prevedibilità modelli di orientamento tesi alla risoluzione di momenti socialmente definiti come complessi, in virtù di qualche passaggio fondamentale (e ritenuto tale socialmente), potevano costituire una buona risposta, oggi, nella “società delle transizioni” occorre dare nuove risposte all’emersione di nuove domande.

    • PROSPETTIVE

      Orazio Maria Valastro

      La nozione di empowerment come opportunità e condizioni adeguate alla diffusione del potere, il potere di essere se stessi attraverso un’appropriazione o ri-approriazione di sé in una dimensione transizionale, facilita l’acquisizione di una maggiore consapevolezza della propria storia di vita e sostiene la capacità di progettarsi nel mondo e nella relazione con gli altri e le cose del mondo. La pratica autobiografica emerge quindi come spazio transizionale che possiamo concepire in quanto estetica dell’esistenza, dove la narrazione e la scrittura della nostra storia operano un effetto di transustanziazione che trasforma la vita in opera d’arte, definendo uno spazio dell’immaginario capace di reincantare se stessi ed il mondo.

    • Simone Giusti

      La scrittura dei migranti, dunque, può avere in ambito educativo - sia nella lettura e che nella scrittura creativa - una funzione motivante, utile per altro a potenziare l'autostima dei ragazzi stranieri e ad attivare le loro risorse narrative per conseguire la finalità di educare al decentramento, alla dislocazione al di fuori della propria cultura, fuori di sé. Ma, - ed è quel che più interessa discutere in questa sede - al di là dei temi affrontati e dei racconti svolti, è la narrazione in quanto tale il motore della crescita interculturale.

    • Maria Ermelinda De Carlo

      Tra le righe di uno scritto, attraverso le rappresentazioni e le interpretazioni, è possibile ritrovare schegge di un originale smarrito, ma non si può ricostruire oggettivamente e interamente la vita veramente vissuta. La scelta sintagmatica e paradigmatica, consapevole e/o inconsapevole, nasce infatti da un’impalcatura, da schemi mentali con cui l’uomo convive da sempre. Una storia e una frase dicono molto di più di quel che dicono. La densità di significazione e tutti i mondi che ci sono dietro ad alcuni sostantivi, verbi, avverbi, aggettivi restano il più delle volte un segreto. Il punto di vista narrativo si pone, dunque, come potenziale chiave euristica ed ermeneutica in grado di esplorare e recuperare patrimoni di esperienze di vita dei soggetti. La scrittura consente al soggetto di raccontarsi e di raccontare un io nascosto e rappresenta un tentativo di strapparsi quella ‘maschera di ferro’ che nasconde le emozioni, di andare ‘oltre la soglia’, di dare sfogo ad un’identità più o meno autentica, di comprendere orientamenti e percorsi di senso. Essa è l’esito di chi narra che, uscito dalla polarità dello schema lineare della vita, affianca se stesso in modo tale da avere uno sguardo sul sistema di insieme di cui è parte.

    • Alessio Surian

      Laboratori di cittadinanza attiva inseriti nel contesto di un percorso articolato sia in attività di ricerca e sensibilizzazione sulle reti sociali e le aspettative dei giovani con genitori di origine straniera, sia in ulteriori laboratori a carattere narrativo e creativo.

    • ITINERARI

      Marina Brancato

      Far risuonare la situazione luttuosa in un valore di memoria, in un valore morale: valorizzare le sfumature, la ricchezza e la pluralità delle esperienze e di insegnamenti che abbiamo ricevuto in quel meraviglioso e variegato percorso che è la nostra vita. La profonda esigenza di un rito volto a commemorare la persona quale era in vita risponde alla cultura della nostra epoca, attribuendo in tal modo un'importanza nodale all'individualità di ciascuno.

    • Silvia Ciarpaglini

      L’abuso d’informazioni ansiogene nei sistemi democratici, al fine di controllare l’emotività dei cittadini e d’impedirne comportamenti critici, ha evidenziato l’importanza di un sentimento quale la paura nell’educazione umana. Le storie di riscatto ed emancipazione che il cinema ha raccontato negli ultimi anni si sono fatte carico di questo limite imposto svelandone il tranello e mostrando allo spettatore protagonisti consapevoli, liberi dalla paura, tesi alla salvaguardia della propria autonomia e possibilità di scelta, piuttosto che alla rigida difesa di una presunta identità. La lettura di questi film come novelli romanzi di formazione ha messo in luce alcuni luoghi comuni della narrazione, ma allo stesso tempo ha così segnato l’attualità, in tempi di guerra globale, del problema di uno sviluppo più cosciente del sé.

    • Stefano Beccastrini

      Di fronte alla crisi epocale di una medicina contemporanea sempre più specialistica, tecnologica, commerciale, si rende necessaria una profonda svolta etica ed epistemologica della medicina stessa, che riaffermi la sua dimensione antropologica, relazionale, umanistica. A tal fine è nato, negli Stati Uniti ma ormai con qualche positiva diffusione anche in Italia, un approccio - definito Narrative Medicine - che pone al centro dell’atto medico l’ascolto delle storie dei pazienti, la valorizzazione della relazione umana oltre che tecnica tra medico e paziente, l’utilizzo di metodologie qualitativo / narrative anziché, unicamente, quantitativo / analitiche. Un libro di prossima pubblicazione (Stefano Beccastrini, “Lo specchio della vita. Medici e malati sullo schermo del cinema”, Change, Torino) propone l’utilità del sapiente utilizzo di quell’immenso archivio di filmiche storie di malati e di medici che è il cinema per la formazione, giustappunto in Medical Humanities e in Narrative Medicine, dei futuri professionisti della cura.

    • ESPERIENZE

      Alessandra Micalizzi - Valentina Orsucci - Elisabetta Risi

      L’articolo cerca di approfondire il valore e l’utilizzo della narrazione nel processo di costruzione identitaria. Viene delineata una delle funzioni principali della narrazione che è quella di essere un’attività ordinatrice, permettendo di cogliere il senso dell’esistenza che si dispiega nel racconto, orientandosi in una società dove le moderne grandi narrazioni sono crollate. Sono quindi presentate due ricerche empiriche che si concentrano su dimensioni diverse dell’identità, messa in discorso attraverso la narrazione: la prima incentrata sull’uso del metodo narrativo nella ricostruzione delle storie di vita di tossicodipendenti; la seconda è volta a sottolineare il carattere formativo degli aneddoti che caratterizzano la vita famigliare lungo il corso delle generazioni.

    • Paola Frezza

      La narrazione di sé ha a che fare con la ricerca della propria identità e con l’insolubile paradosso del “sono sempre lo stesso ma sono anche diverso”. E’ attraverso il confronto fra il mio “essere oggi” e “ l’essere stato nel passato” che può rinascere una soggettività nuova. Il discorso che si esprime a questo punto spesso è un discorso fatto di frammenti, di accenni di eventi che non hanno collocazione, di emozioni non filtrate al pensiero, di azioni inconsapevoli, di necessità impellenti. Inizia così un discorso, non più un monologo, in cui si incontrano narrazione, l’analisi delle ragioni, degli obiettivi, degli strumenti e soprattutto della molteplicità delle esperienze per costruire e ricostruire il filo delle esperienze che sono generatrici di identità personali sociali lavorative e proiettarle così in futuro possibile. Tutto questo si verifica se si innesca il processo di autoapprendimento, in cui l’utente impara a riposizionare autonomamente le sue esperienze, creando interconnessioni tra ieri ed oggi e coniugando la dimensione soggettiva con la realtà esterna.


    Collana Quaderni M@GM@


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    M@gm@ ISSN 1721-9809
    Indexed in DOAJ since 2002

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