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Udire, Ascoltare, Sentire / A cura di AnnaMaria Calore / Vol.21 N.2 2023

Udire, Ascoltare, Sentire: nutrire empaticamente la nostra esistenza, disegnando, arricchendo e modificando il nostro paesaggio interiore

AnnaMaria Calore

magma@analisiqualitativa.com

Socia Collaboratrice dell’Osservatorio dei Processi Comunicativi, fa parte del Comitato di Redazione della rivista elettronica M@GM@. Presidente dell’Associazione RaccontarsiRaccontando. Raccoglitrice volontaria di testimonianze e narrazioni individuali e sociali, progetta e conduce percorsi formativi sussidiari e gratuiti finalizzati alla maturità cognitiva ed affettiva dei giovani, in stretta collaborazione con i docenti, presso gli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Supporta gli insegnanti degli I.C del Territorio Romano, nella maturazione cognitiva ed affettiva dei giovani in difesa della pace, della tolleranza e della diversità quali valori ineludibili.

Abstract

Il paesaggio interiore di ciascun essere umano è un percorso unico, irripetibile e mutevole, creato da ciascuno di noi attraverso i riflessi che, dal mondo che ci circonda, percepiamo e facciamo nostri. Questo accade non solo grazie alla capacità di saper guardare e sguardare ma anche attraverso il nostro personalissimo saper udire, ascoltare e, soprattutto il nostro saper “sentire”.

 

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Studio di figura per "The Hours" II Edwin Austin Abbey (1852-1911) Galleria d'arte dell'Università di Yale

Il paesaggio interiore di ciascun essere umano è un percorso unico, irripetibile e mutevole, creato da ciascuno di noi attraverso i riflessi che, dal mondo che ci circonda, percepiamo e facciamo nostri. Questo accade non solo grazie alla capacità di saper guardare e sguardare ma anche attraverso il nostro personalissimo saper udire, ascoltare e, soprattutto il nostro saper “sentire”.

Un “sentire” che implica l’attivazione di tutti e cinque i nostri sensi capaci, molto più di quanto noi possiamo immaginare, di convogliare verso la nostra anima, tutto il riflesso degli incantesimi dell’universo attraverso quella percettività capace di creare un paesaggio interiore unico per ciascuno di noi. Perché quel paesaggio è frutto, comunque, di una percezione soggettiva, legata indissolubilmente alla nostra esistenza, ai ricordi e alle emozioni connesse in modo esclusivo ed unico al proprio, personalissimo mondo interiore.

E così, tutto il nostro vissuto potrà essere consapevolmente influenzato da quel paesaggio sempre mutevole, vivo ed unico che ci appartiene da quando siamo nati. Un paesaggio interiore continuamente dispiegato e mutevole a causa delle personali esperienze, dell’influenza dei legami affettivi e di tutto quanto abbiamo potuto e voluto udire, ascoltare, guardare, toccare, annusare, gustare. Ma e soprattutto, per la capacità di aver saputo dispiegare tutta la nostra percettività per sentir risuonare, all’interno del nostro animo, quei segnali capaci di giungere a modificare in senso più evoluto, la nostra personalissima geografia dell’anima.

Solo allora, il nostro vissuto, potrà essere modellato dalla presenza costante e nello stesso tempo mutevole di quel paesaggio, fatto di persone, sogni, progetti, esperienze, culture e religioni diverse. E non solo un “paesaggio” modellato solo ed esclusivamente a dimensione degli umani. Ma un paesaggio che sappia tener conto anche delle  foreste, dei mari e dei corsi d’acqua con la loro flora e fauna.

L’importanza empatica del “saper sentire”, con rispetto e dovuta attenzione, non solo delle nostre pulsioni ed i nostri desideri quindi, ma anche il saper tenere conto del  contesto nel quale si trova il sentiero che stiamo percorrendo. Sentiero che andrebbe intrapreso contemperando i delicatissimi equilibri del nostro Pianeta azzurro e verde e di tutte le creature che lo abitano.