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    LES LEMMES DE LA MALADIE

    Pietro Barbetta (sous la direction de)

    M@gm@ vol.6 n.1 Janvier-Avril 2008

    • Editorial

      Pietro Barbetta

      La questione della malattia è costitutivamente ambigua. Richiede memoria e oblio, narrazione e frammentazione, mente e corpo, scienza e arte. Ecco perché in questo numero abbiamo accolto contributi sulla memoria e sulla narrazione, contributi sulla frammentazione e sul teatro, contributi sulla crisi e altri sulla speranza, studi di taglio etnografico e altri che enfatizzano la dimensione emotiva.

    • Giorgio Bert

      Malattia… Memoria… Può esistere un collegamento tra questi due termini? Esiste in effetti, e può apparire per certi versi inatteso: si tratta del concetto di cura. Per chiarire questa affermazione è necessario analizzare più a fondo il termine malattia. C’è, infatti, la malattia di cui parla il medico e c’è la malattia che vive il malato. Anche se il nome, il termine diagnostico è il medesimo, si tratta di cose tra loro molto differenti.

    • Gabriella Erba

      L’approccio sistemico non solo è un approccio che assume che la persona viva all’interno di un più vasto sistema che determina e da cui è determinato, non solo assume che nel rapporto tra testo e contesto vi sia un “accoppiamento strutturale”, tanto quanto tra sistema e ambiente, è anche un approccio che pone al centro della propria attenzione le storie. Pensare in termini di storie è ciò che ci accomuna al più vasto sistema cosmico nel quale siamo inseriti, pensare in termini di storie per Bateson, è alla base della nostra mente. Non solo pensiamo in termini di storie ma, ed è sempre Bateson, “le storie fanno parte del mio stesso essere”. Si potrebbe dire che sono il nostro stesso essere.

    • Roberta Parnisari

      La commozione, quale perturbamento ed empatia, si connota come condizione favorevole in tutte le dimensioni di cura. In ambito psichiatrico diviene necessaria per favorire un clima di condivisione, di ascolto e quindi di riconoscimento dell’unicità dell’altro. Il comune sentire crea una situazione di complicità e accettazione che permette la sperimentazione di sentimenti a volte sopiti e coartati. Fin dalla prima accoglienza è dunque fondamentale favorire la commozione di sé e dell’altro che sottintende accettazione anche delle antinomie e possibilità di contatto con il reale.

    • Paolo Benini

      In questo saggio vorrei analizzare l’esperienza soggettiva della crisi generata da particolari stati di malattia. L’interesse per l’argomento nasce dall’attività svolta presso il Centro Isadora Duncan di Bergamo, in specifico dalla partecipazione ad un progetto di counselling realizzato per rispondere ad una richiesta di alcune famiglie di persone con malattie neuromuscolari e ad una successiva ricerca sul vissuto della comunicazione della diagnosi con altre famiglie nella stessa condizione.

    • Francesca Gattola - Ada Taratufolo

      Il corpo è il fondamento stesso dell'essere. Nello stato di salute ma, soprattutto, nella malattia, il corpo è il palcoscenico dove si rappresenta lo stato della persona, tra cambiamento e conservazione. Come il linguaggio verbale, scandisce un senso alle frasi, ai termini attraverso la parola, così il corpo, tramite il codice semantico, esprime le caratteristiche di ogni individuo ed il relativo stato di salute o malattia che ne contraddistingue la storia personale. Il corpo è raccoglie e rappresenta le nostre emozioni, per questo motivo è importante ascoltarne i messaggi, comprenderne i sintomi ed il linguaggio, imparare a dialogarci. Conoscere la relazione tra le varie parti che lo compongono, l’ordinamento gerarchico dei vari ranghi, l’individuazione anatomica, le teorie che sono avvenute nelle varie culture nel corso del tempo. L’approccio comunicativo con l’operatore sanitario e la conoscenza del nostro corpo nella scoperta e nel decorso di una malattia sono di vitale importanza per la realizzazione e la buona riuscita del processo assistenziale.

    • Maria Elena Bellini

      Tra i diversi lemmi che il termine “malattia” porta con sé, quello di malattia incurabile è forse tra quelli che suscita più emozioni e più significati di rabbia, dolore, paura. Parlare di incurabilità, significa infatti parlare di quella difficile fase della storia del paziente in cui la medicina “dichiara la sua sconfitta” e si arrende di fronte all’avanzare della malattia stessa. Quella fase in cui nulla sembra più possibile fare. In hospice, massima espressione della moderna medicina delle cure palliative, viene riscoperto il significato originario del termine Cura, quello della sollecitudine, rendendo possibile “curare” ciò che è stato dichiarato non più tale. La logica e la neutralità affettiva del curare (nel senso di to cure), cedono il posto all’empatia e alla com-passione del prendersi cura (to care). La malattia che nella storia del paziente è stata fino a quel momento l’hostes, il nemico da sconfiggere, diviene così l’hospis, l’ospite da accogliere nel difficile percorso incontro alla morte.

    • Elena Uber

      Il laboratorio di scrittura della Soffitta dura dall’autunno 2005 alla primavera 2006. In quell’anno l’Unità Operativa in cui lavoro, appartenendo diversi suoi operatori alla Società Italiana per lo Studio dei Comportamenti Alimentari (S.I.S.D.C.A.), assume l’impegno di organizzare a Piacenza uno dei convegni nazionali annuali della Società stessa. Sulla scorta d’un consolidato piacere della mia équipe di valorizzare le risorse espressive dei suoi membri, progetto d’allestire con la collaborazione di un gruppo teatrale piacentino uno spettacolo a partire dal testo prodotto con il gruppo. Quest’ultimo viene rielaborato e ne viene ricavata una drammaturgia dove la soffitta diviene la stiva d’una nave nella quale A., la protagonista, compirà il suo viaggio “verso il mondo che l’aspetta là fuori”.

    • Pietro Barbetta - Agnese Bocchi

      I Gruppi Isadora Duncan si differenziano dallo psicodramma di Moreno perché non prevedono il coinvolgimento diretto della persona nell’azione teatrale. La persona ha il compito di raccontare una storia, con l’aiuto del consulente - che a seconda delle circostanze può essere uno psicoterapeuta o un counsellor - la storia assume i dettagli necessari per la messa in scena. Il consulente ha in mente, in primo luogo, lo spazio scenico e le possibilità espressive dell’attrice. Sa che deve aiutare la voce narrante a fornire i dettagli necessari affinché l’attrice si possa esprimere, il suo compito è aumentare il numero di possibili scelte espressive da parte dell’attrice.

    Collection Cahiers M@GM@


    Volumes publiés

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    M@gm@ ISSN 1721-9809
    Indexed in DOAJ since 2002

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