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  • Itinerari visuali
    Marco Pasini - Giorgio Maggi (sous la direction de)

    M@gm@ vol.7 n.2 Mai-Août 2009

    LUCE E LETTURA: UN LABORATORIO PER L’INTERPRETAZIONE DELLA FOTO STORICA NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA



    Patrizia Cucchi

    pattycuc@libero.it
    Sociologa, esperta di processi formativi, maestra nella scuola d’infanzia. Cultore della materia presso la cattedra di pedagogia sociale e pedagogia del lavoro nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre.

    Un’immagine fotografica può essere letta, utilizzando diversi codici e chiavi interpretative. Da questa semplice asserzione ha preso avvio la costruzione del laboratorio ‘Luce e lettura’, proponendosi due finalità:
    l’impatto emotivo e sensoriale della fotografia ‘storica’, sia come oggetto materiale che come immagine;
    l’individuazione degli indicatori interpretativi, utilizzati dai bambini, per decodificare il messaggio fotografico, in relazione al contesto storico - sociale e a quello evocativo - sensoriale.

    Pur parlando di laboratorio, questo non è corrisposto a uno spazio fisico, reale, ma virtuale, temporaneamente delimitato. Qui i bambini di 5 anni della scuola dell’infanzia hanno interpretato liberamente quattro immagini fotografiche del passato, attraverso l’osservazione, la manipolazione, la discussione, l’impatto emotivo e sensoriale.

    Alla base del percorso di ricerca vi è stato un costrutto teorico, attinente al valore della fotografia come testimonianza storica - sociale, e uno metodologico, volto a stabilire il campo di ricerca, le finalità, le modalità investigative - interpretative.

    Attraverso l’uso, la lettura, la scomposizione e la ricomposizione di fotografie i bambini possono essere avviati ad un’osservazione personale della realtà, ad una visione ‘obiettiva’ e completa, alla costruzione della propria immagine del mondo. La fotografia, come oggetto materiale, si presta a molteplici attività di laboratorio.

    Un’immagine può essere letta sotto molti punti di vista e contenere diversi ambiti tematici di trattazione. Per le quattro foto scelte si sono individuati due ambiti.

    Il primo è quello sociale ed in particolare si sofferma l’attenzione sull’aspetto dello spazio, esaminato sia come luogo fisico, delimitato (spazio aperto - spazio chiuso), ma anche nella sua funzione pubblica o privata.

    L’utilizzo che è fatto di uno spazio, da parte dell’uomo, ne determina la sua connotazione sociale privata, intima o pubblica, accessibile. La piazza, il giardino di un paese sono luoghi sociali, urbanisticamente finalizzati alla socializzazione dei suoi abitanti, alla fruizione comunitaria da parte del gruppo, essi sono un complesso simbolico della collettività, nella quale, ad intervalli regolari, cadenzati dal calendario, sono celebrati riti e cerimonie che ricordano agli individui la loro identità sociale e culturale. Di contro, la casa è uno spazio sociale privato, dove si insedia il gruppo primario e si svolge il vissuto famigliare più intimo, i momenti esclusivi della solidarietà. La casa rappresenta, così, la separazione tra l’in-group dall’out-group, tra il privato e il pubblico.

    Il secondo ambito tematico è quello emotivo, in particolare legato al ricordo. Le quattro foto sono statiche, non spontanee, finalizzate a fissare volutamente un momento particolare della vita. Il trascorrere del tempo è fermato dallo scatto fotografico. La foto in posa è un’immagine predeterminata, dove il soggetto si prepara, decide di voler documentare quell’evento o quello stato del suo vissuto. Il tempo è l’elemento caratterizzante della fotografia: il luogo può essere rivisitato, i protagonisti anche, ma il momento non si ritrova. La fotografia testimonia un essere stato che non vi è più. L’album di famiglia testimonia la memoria storica e sociale del gruppo famigliare: le immagini del passato, disposte in ordine cronologico, evocano e trasmettono il ricordo degli avvenimenti che meritano di essere conservati. A prescindere dell’età, sia egli un bambino o un adulto, l’immagine fotografica evoca in chi la guarda associazioni di idee, emozioni, sensazioni, ricordi personali, sensoriali, spesso dimenticati o assopiti.

    In uno studio qualitativo l’individuazione di categorie interpretative è finalizzata alla costruzione della griglia (interpretativa) che permetta, attraverso dei punti fermi, la lettura e l’analisi critica del materiale raccolto.

    Alla luce delle finalità, degli ambiti tematici e dell’età dei soggetti, si è sono utilizzate le categorie interpretative di spazio sociale, di ruolo e di tempo. Queste non appartengono al bambino, ma sono stabilite a priori da chi svolge la ricerca. Esse sono lo strumento di analisi, di decodifica delle discussioni avvenute nel focus group intorno alla fotografia.

    La griglia ha permesso di rilevare come queste categorie siano percepite da bambini così piccoli. Di fatto loro non ne hanno coscienza, ma il contesto sociale e culturale, nel quale sono cresciuti, gli ha fornito degli input di decodifica del mondo che li circonda. Così durante il focus group la discussione sulla fotografia diventa materiale da analizzare secondo le categorie scelte.

    Le categorie di spazio sociale e di ruolo si contestualizzano in quella temporale. Le immagini mostrate appartengono ad una realtà storica, se pur recente per gli adulti, per i bambini lontana e/o sconosciuta. La griglia interpretativa, se pur costruita con categorie sociologiche, tiene conto dell’aspetto emotivo - sensoriale che viene dalla visione delle fotografie.

    L’analisi si è svolta su un doppio binario, che interpreta le emozioni che la foto, in quanto oggetto materiale, dà a chi la guarda e quale lettura emozionale e sensoriale trasmetta, cioè quali emozioni provava il soggetto fotografato, quali odori, rumori vi erano in quel momento. Entrano qui in gioco non solo il vissuto emotivo e sensoriale dei bambini, ma anche l’immaginazione e la creatività di ognuno di loro. L’aspetto evocativo della fotografia porta il bambino in un mondo dove il vissuto e il non vissuto, il conosciuto e il non conosciuto si incontrano.

    Le categorie operative sono il terreno sul quale si muovono la lettura d’immagine e la decodifica delle foto utilizzata dai bambini. Mentre gli ambiti tematici sono le diverse prospettive che si è scelto per la lettura della foto e le categorie interpretative sono gli strumenti atti all’analisi dei risultati ottenuti, le categorie operative si pongono nel mezzo e si attengono al bambino, come soggetto attivo dell’interpretazione. Esse aiutano a raccogliere il punto di vista del soggetto rispetto all’oggetto d’indagine, tenendo conto del suo bagaglio esperienziale, culturale, emozionale, sensoriale.

    Categorie Operative

    Conosciuto - Sconosciuto  
    Si riferisce al campo delle conoscenze possedute dal bambino, a ciò che egli sa e che ritrova nella foto e a ciò che non conosce e per questo ne è incuriosito, azionando la propria immaginazione e/o creatività, ricercando associazioni con il conosciuto.
    Vissuto - Non vissuto  
    Si tocca la sfera esperienziale individuale, che ogni bambino ha e che è costruita dalla prassi quotidiana. Nelle immagini ritrova il ricordo di una sua esperienza diretta o indiretta. La funzione evocativa della foto innesca un processo di riconoscimento di un’esperienza e/o di associazione ad un vissuto.
    Emozione - Non emozione soggetto  
    E’ coinvolto l’ambito emotivo e sensoriale dell’immagine. Il soggetto (bambino, gruppo di bambini) analizza la fotografia e le emozioni, le sensazioni emanate da questa. Le emozioni sono attive e spetta al ricercatore raccoglierle, nella quarta sono passive e la è data ai bambini.
    Emozione - Non emozione oggetto  
    La sfera emozionale svolge una funzione interpretativa. E’ la lettura che i bambini fanno degli stati emotivi e sensoriali dei personaggi e del contesto della foto, le emozioni ‘rimangono’ nella foto. I bambini hanno la funzione d’interpretare le sensazioni dei personaggi ritratti.
    Visibile - Non visibile  
    E’ legata sia allo spirito di osservazione che alla sfera immaginativa e creativa dei bambini. Si allarga l’orizzonte dell’immagine, costruendogli attorno un contesto non visibile, reale o irreale che sia.

    Bambini della scuola dell’infanzia sono stati in grado di dare una propria interpretazione ad immagini, che non appartenevano al loro contesto quotidiano. Si è assistito ad una decodifica degli elementi iconici, riconducendo lo sconosciuto nel conosciuto, il non vissuto nel vissuto, il non visibile nel visibile. Attraverso un percorso di ricerca, svolto con serietà ed impegno, sono giunti a costruire delle personali interpretazioni. Nel processo di decodifica hanno saputo formulare ipotesi, individuare ed utilizzare indicatori interpretativi del fenomeno o dello stato emotivo, seguire un percorso logico di causa ed effetto o/e viceversa.

    Gli indicatori interpretativi, alcune volte, corrispondevano a quelli degli adulti, altre erano il prodotto della loro creatività e dei modelli culturali e valoriali appresi. Soprattutto per l’individuazione dei ruoli dei soggetti fotografati, si è rilevato come i bambini hanno adoperato categorie culturali specifiche della nostra società, ad esempio per il ruolo della donna nel matrimonio. (“Perché si sposano tutti in chiesa” “Spiccia un po’ come mia madre e anda’ a prende i figli a scuola” “Perché ci cresce il pancione, deve andare all’ospedale, nasce il bimbo e non può lavorare”)

    Gli indicatori interpretativi dei bambini appartengono a tre grandi gruppi:
    1. quello del conosciuto;
    2. quello del vissuto;
    3. quello della cultura di appartenenza.
    Anche gli stati emotivi sono stati decodificati con indicatori che potremmo definire ‘oggettivi’ e con indicatori culturali.

    La visione delle fotografie ‘storiche’ in bianco e nero ha coinvolto emotivamente i bambini, che si sono immersi, senza remore o inibizioni, nell’attività laboratoriale. Quello che per un adulto è storico, antico per i bambini è vecchio, inteso come rotto, sporco, usurato. (“Sono rovinate” “Perché sono di un colore solo” “Le foto sono tutte scure” “ Sono impolverate e sono macchiate” “Prima erano chiare” “ Manca il colore sono in bianco e nero” ”Sono un po’ sfumate”).

    Si estrapola, così, da questo termine il concetto di tempo. Di fatto, le fotografie visionate sono vecchie, non perché scattate da molti anni, ma in quanto, per una serie di avvenimenti catastrofici, si sono rotte e sporcate. A riprova di ciò sono sia le possibili ipotesi del loro deterioramento - terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni - , sia il fatto che lo sporco ha coperto i colori della foto. (“Le hanno trovate dentro una casa tutta rotta, certo che erano rovinate così, se non erano rovinate erano in una casa nuova” “O se no in una casa che è crollata, è venuto un terremoto, e tutti se ne sono andati via e si sono scordati queste foto” “Oppure è scoppiato un vulcano ed è venuto tutto fumo e so moruti tutti, perciò sono rovinate”).

    Il vissuto dei bambini è un mondo colorato, dove non possono esserci oggetti senza questa qualità. (“Le foto nuove sono di tutti i colori”)

    La mancanza della percezione del tempo è risultata evidente ogni qualvolta si è cercato di datare sia la foto che i soggetti fotografati. Si è assistito ad una vera e propria ‘estrazione del lotto’, con i numeri detti a caso. (“Sono vecchie, potranno avere 83, 84 anni”; “Queste foto teneranno 3 anni”; “2 anni” “Sono foto vecchie”).

    L’unica scansione temporale è quella dello ieri e dell’oggi, del passato e del presente. Nei bambini vi sono queste due ampie categorie, nelle quali ordinano gli avvenimenti: non in base agli anni, ma ad una personale concezione di “vicino nel tempo”- “lontano nel tempo”.

    L’aspetto sensoriale dell’attività di lettura ha posto in evidenza come alcune immagini oltre ad evocare odori attinenti al contesto, quali ad esempio quelli di fiori, di aria pura, facessero venire in mente odori che potremmo definire “situazionali”. Così l’odore di caffè e latte per il “Giardino” (“A me me sembra di latte e caffè, di pane” “A me un odore di caldo”), di papà per “I maschietti” o di prete per “La sposa in nero”.

    Anche l’interpretazione emotiva dei soggetti fotografati utilizza indicatori “situazionali”. Di fatto molte letture iconiche hanno stabilito la felicità o la tristezza del soggetto, non solo in base all'espressione facciale, ma anche al contesto. La sposa è felice, nonostante sul suo viso non compaia il sorriso, perché si sta sposando, i bambini sono tristi perché sono poveri.

    Il messaggio emotivo è decodificato rielaborando l’immagine con indicatori sociali, culturali ed esperienziali del bambino. Nell’interpretazione emotiva non sempre ci si attiene oggettivamente a ciò che si vede.

    Nell’analisi dell’aspetto sociale delle fotografie si è rilevato come i bambini sappiano utilizzare in modo appropriato il concetto di spazio sociale pubblico e spazio sociale privato. Sono stati in grado di identificare quegli elementi sociali che caratterizzano un giardino pubblico, rispetto ad uno privato, ed anche la sua funzione di socializzazione e di aggregazione per una comunità. (“Puoi giocare a chiapparella, però piano, se caschi ti fai male” “Ci si gioca a pallone, alla campana, all’altalena” “Andiamo con mamma e papà” “Troviamo i bambini della scuola nostra” “Per giocare i bambini, per stare insieme le mamme” “Ci si incontra ci si vede” “Si fa amicizia” “E se uno ci ha il cane gioca con il cane” “Si trovano gli amici” “Si può giocare a nascondino, ma nel giardino ci sono anche ‘cose’ che non si possono fare: Il giardino è per giocare” “Ma se calpesti le piante no” “Sopra le piante? E che semo cimici?”,”Non si possono tirare i sassi” “Non si può fare neanche gli stupidi” “Non si può strappare l’erba” ”Nessuno è il padrone di questo giardino” “E un giardino di tutti” “Qua vanno tutti quanti” “Se vado a casa mia li mando tutti via”)

    Sul concetto di ruolo emerge la forte influenza che esercita il gruppo primario sulla costruzione di categorie sociali e culturali, che occorrono al bambino per sentirsi parte viva di esso e per poter interpretare il mondo che lo circonda.

    Al termine dell’esperienza si può affermare come l’attività laboratoriale svolta, oltre che fornire un quadro conoscitivo della realtà della sezione rispetto alle finalità della ricerca, possa essere l’inizio di un percorso di apprendimento interdisciplinare, dove attraverso la ricerca, l’esplorazione, la decodifica dei diversi linguaggi non verbali, il bambino possa costruire un proprio “sapere”.

    Schematicamente attraverso la fotografia è possibile:
    proporre percorsi esplorativi di indagine, non predefiniti , ma tracciati volta per volta;
    sviluppare l’interazione e la comunicazione tra i membri del gruppo;
    integrare le conoscenze e le competenze acquisite con la necessità di trovare spiegazioni, formulare nuove ipotesi, mettersi alla prova e verificarsi, per raggiungere nuove conoscenze;
    alfabetizzare ai linguaggi non verbali in maniera creativa;
    valorizzare la produttività creativa di ciascuno.


    Fotografia dei Giardini della Fontana Biondi di Cisterna, scattata nel 1931


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    M@gm@ ISSN 1721-9809
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