 
 
      Le m@gm@ constitutif de l'imaginaire social contemporain
        Orazio Maria Valastro (sous la direction de)
        
      
M@gm@ vol.6 n.3 Septembre-Décembre 2008
LIBERO ACCESSO
Cecilia Edelstein
cecilia@shinui.it
        Presidente dell'Associazione 
                    Shinui di Bergamo - Centro di Consulenza sulla Relazione (www.shinui.it) 
                    e Socio Sostenitore Osservatorio dei Processi Comunicativi, 
                    Associazione Culturale Scientifica (www.analisiqualitativa.com); 
                    Direttrice della Scuola di Counseling Sistemico di Bergamo; 
                    Responsabile del corso di Mediazione Familiare e del corso 
                    di specializzazione in Counseling Interculturale; Responsabile 
                    scientifica dei corsi regionali sul Counseling Genitoriale 
                    per gli operatori dei Centri per le Famiglie della Regione 
        Emilia Romagna.
Digitale 
                    o cartaceo?
                    
                    Mi ritengo fortunata di essere testimone della rivoluzione 
                    avvenuta nell’ultimo ventennio rispetto alla diffusione del 
                    sapere e ai mezzi di comunicazione. Non nutro alcuna nostalgia 
                    per i tempi in cui, da emigrata a metà anni Settanta, per 
                    mantenere un rapporto con i miei cari, non mi rimaneva altro 
                    che ricorrere alle lettere ed aspettare il postino. La distanza 
                    oceanica e il distacco mi creavano soltanto dolore. Grazie 
                    a Internet, il gruppo di amici argentini dispersi per il mondo 
                    negli ultimi trent’anni riuscì recentemente a rintracciarsi 
                    e a creare una rete che oggi mantiene in contatto gli affetti 
                    e la memoria.
                    
                    Ricordo con piacere, a metà anni Ottanta, all’Università di 
                    Haifa, la prima ricezione per posta elettronica, in tempo 
                    reale, di un documento da parte di un professore americano. 
                    Ho fresca l’immagine del giorno in cui un collega mi mostrò 
                    come via Internet potevo trovare le statistiche che mi mancavano 
                    per avviare una ricerca. Da allora, lentamente, ho iniziato 
                    a completare le mie ricerche con l’aiuto del computer, mai 
                    sostituendo la lettura di libri e le visite a biblioteche. 
                    Ammetto che fino a qualche anno fa prevaleva in me il pregiudizio 
                    che una ricerca su Internet fosse meno di qualità di quella 
                    in biblioteca e, confesso, molto di recente ho iniziato a 
                    scrivere articoli professionali inserendo bibliografie ‘on 
                    line’. Imparai però a distinguere tra materiale da ignorare 
                    e quello da valorizzare. Come ovunque, una ricerca in Internet 
                    può essere intelligente come superficiale e poco attendibile.
                    
                    Internet è oggi, anche se con molti limiti, la più importante 
                    e democratica innovazione tecnologica di massa dopo l'invenzione 
                    della stampa. È questo un nuovo momento storico che vede, 
                    parafrasando Umberto Eco, ‘Apocalittici contro Integrati’. 
                    Gli apocalittici sono convinti della prossima fine dell'Homo 
                    sapiens e dell'avvento di un Homo videns ipnotizzato dalla 
                    televisione e dal computer. Lugubremente, prevedono la morte 
                    dell'intelligenza, dell'infanzia e addirittura della realtà. 
                    Preconizzano l'avvento di una nuova razza di umanoidi semi-inebetiti 
                    dalle immagini e incapaci di riflettere [1]. 
                    Gli integrati apprezzano gli scenari prima negati a gran parte 
                    dell’umanità, la democrazia popolare che si affaccia a categorie 
                    sociali che prima non accedevano a questo tipo d’informazione 
                    e la cultura che entra nelle case a basso prezzo o addirittura 
                    a costo zero.
                    
                    Convinta che un atteggiamento d’inclusione (e-e) anziché dicotomico 
                    e d’esclusione (o-o) sia quello arricchente e vincente, penso 
                    che le diverse forme di scrittura e pubblicazione possano 
                    integrarsi. Non sembra che l’impatto di Internet nella nostra 
                    vita culturale e professionale abbia spazzato via il materiale 
                    cartaceo: le aule universitarie sono colme di studenti nonostante 
                    l’espansione dell’educazione superiore a distanza (nel 1999, 
                    negli Stati Uniti 1.500 istituzioni offrivano insegnamenti 
                    superiori on line e nel 2004 diventavano 3.300; nell’anno 
                    accademico 2001-2002 sono stati 488.000 – più del 4% del totale 
                    – gli studenti universitari che hanno seguito negli Stati 
                    Uniti un programma completamente on line e il tasso di crescita 
                    delle immatricolazioni a distanza è stimato a 30% annuo) [2]; 
                    i libri di studio e i manuali circolano fra i banchi e riempiono 
                    le librerie; le ferie del libro in giro per il mondo, alcune 
                    di vastissime dimensioni, sono affollate e promettono fortunatamente 
                    lunga vita (sono tornata da pochi giorni da Buenos Aires dove 
                    si realizza, nel mese di maggio, la ‘feria del libro’, evento 
                    importantissimo, che coinvolge milioni di persone, tanti giovani 
                    e giovanissimi. Oltre agli stand di tutte le case editrici 
                    argentine, c’erano i saloni degli stand dei diversi paesi 
                    del mondo: dalla Francia al Giappone, dall’Inghilterra alla 
                    Slovacchia, la letteratura in tutte le lingue veniva offerta 
                    alle varie comunità dell’Argentina, paese di migranti. Per 
                    certi versi mi ricordava la fiera di Francoforte, anche se 
                    mi sembrava ancora più ampia e cosmopolita. Nel frattempo, 
                    qui da noi, si svolgeva la fiera del libro di Torino.
                    
                    Non sembra nemmeno avverata la predizione contraria in cui 
                    si sarebbe creata una gerarchia di livelli della monografia 
                    scientifica: secondo lo storico della cultura Robert Darnton, 
                    si sarebbe prodotto un ‘libro piramidale’ in cui il livello 
                    più superficiale sarebbe stato quello del materiale stampato, 
                    mentre l’edizione digitale avrebbe raggiunto i livelli più 
                    elevati e ’profondi’ [3]. 
                    Sembrerebbe, invece, allo stato odierno, che la tendenza sia 
                    opposta: spesso la ricerca su Internet è fugace e non esiste 
                    sempre un controllo sistematico di qualità e di affidabilità 
                    delle fonti [4]. In altri 
                    ambiti, di fronte al pregiudizio che l’utilizzo di Internet 
                    incida negativamente sul mercato esterno, si scopre invece 
                    come si incrementano a vicenda. Ad esempio, una ricerca ha 
                    rilevato che chi scarica film da Internet in modo illegale 
                    frequenta le sale da cinema molto di più di chi non lo fa: 
                    a fronte di un 43 per cento di italiani che ha dichiarato 
                    di essere andato al cinema negli ultimi sei mesi, la percentuale 
                    sale all’84 per cento tra chi effettua il download di film 
                    da Internet [5].
                    
                    La diffusione e l’utilizzo di Internet nelle case 
                    italiane
                    
                    L’utilizzo di Internet è in continua espansione fra le persone 
                    di tutte le età. Tuttavia, sembrerebbe che la diffusione dell'accesso 
                    a Internet nelle case italiane sia minore che nel resto d’Europa 
                    e che si possa osservare un’interessante differenza a seconda 
                    del genere. Le donne italiane tra i 16 e i 24 anni che si 
                    sono collegate ad Internet nei primi tre mesi del 2007, sono 
                    state il 57 per cento del totale. Queste hanno avuto accesso 
                    mediamente una volta alla settimana. Il che indica, spiega 
                    l'Ufficio delle statistiche europee, che l'Italia si colloca 
                    nelle ultime posizioni per diffusione di Internet tra le giovani 
                    donne (prima della Grecia con il 53 per cento e della Romania 
                    con il 48 per cento). Tra i 25 e i 54 anni accede ad Internet 
                    almeno una volta alla settimana il 34 per cento delle donne 
                    mentre la media europea veleggia per questa fascia sul 55 
                    per cento. Oltre i 55 anni solo il 6 per cento delle donne 
                    italiane trova la via della rete, contro un 19 per cento di 
                    media europea. Un dato simile a quello della Bulgaria, della 
                    Slovenia e della Grecia.
                    
                    Colpisce che vi sono però paesi europei dove la presenza femminile 
                    in rete è massiccia, con percentuali di accesso tra le giovanissime 
                    che si avvicinano al 100 per cento in paesi come l’Olanda, 
                    la Finlandia e la Danimarca. Commenta l’articolo: “Sono ragazze 
                    impegnate su tutti i fronti della scolarizzazione e del lavoro 
                    e sono destinate a conoscere mediamente molto di più la rete 
                    e gli orizzonti che apre rispetto alle ‘colleghe’ italiane”. 
                    Quando si passa ad analizzare la presenza on line degli uomini, 
                    i dati italiani non cambiano in modo significativo rispetto 
                    all’Europa, ma sono diversi dalle donne. Nella fascia 16-24 
                    anni fruiscono di un accesso ad Internet quasi tutti i giorni 
                    il 61 per cento dei ragazzi. Una maggiore "vitalità telematica" 
                    rispetto alle coetanee, che però deve fare i conti con il 
                    fatto che in Europa gli adolescenti e i giovani adulti maschi 
                    che si collegano frequentemente ad Internet sono mediamente 
                    il 79 per cento, ben 18 punti in più. Il 45% degli adulti 
                    italiani tra i 25 e i 54 anni si collega ad Internet, ma la 
                    media europea è del 61%. E se i maschi italiani tra i 55 e 
                    i 74 anni che si collegano sono il 17 per cento, in Europa 
                    lo fanno il 31%.
                    
                    Infine, i dati Eurostat [6] 
                    indicano che, sebbene l'Italia non primeggi nella banda larga, 
                    il suo tasso di diffusione è nella media rispetto agli altri 
                    paesi. Volendo combinare i dati se ne potrebbe trarre, rinunciando 
                    all'esattezza statistica, che questa arretratezza sia di tipo 
                    culturale: pur potendo accedere alla rete, meno della metà 
                    delle donne italiane e dei maschi oltre i 25 anni ne approfittano. 
                    Solo in un ambito l’Italia supera la media europea: nella 
                    chat! In effetti, il 26% degli italiani, contro una media 
                    europea del 25%, utilizza questo mezzo di comunicazione, che 
                    comprende le chat più tradizionali come anche l'instant messaging 
                    e gli altri ambienti di discussione real-time. Ciò potrebbe 
                    essere collegato però all’alto costo della telefonia e non 
                    avere nulla a che fare con la ricerca e il sapere.
                    
                    La ricerca nell’era telematica
                    
                    Ad ogni modo, la ricerca è cambiata con l’era di Internet 
                    in maniera radicale [7]: 
                    constata Origgi che soltanto nell’ultimo decennio, la produzione, 
                    la trasmissione e la conservazione del sapere scientifico 
                    hanno subito un cambiamento così radicale e così rapido a 
                    scala storica da mettere in questione tutte le istituzioni 
                    culturali. Secondo l’autrice, l’attività intellettuale e cognitiva 
                    nelle teste dei ricercatori è cambiata in virtù di quell’unico 
                    repertorio potenzialmente infinito di informazioni tra loro 
                    connesse, che contengono dati bibliografici, articoli scientifici, 
                    voci enciclopediche, classici del pensiero, repertori, sistemi 
                    di rimando, tutti grazie alla combinazione fra Internet e 
                    World Wide Web (il protocollo sviluppato nel 1991 per la visualizzazione 
                    e l’interoperabilità dei documenti su Internet). A partire 
                    dal 1994 la World Wide Web ha trasformato Internet in un vero 
                    fenomeno di massa [8].
                    
                    I motori di ricerca rompono le classificazioni rigide della 
                    ricerca tradizionale: le parole chiave consentono di arrivare, 
                    spesso, a delle informazioni che non avremmo potuto avere, 
                    attraverso un sistema complesso, interconnesso e circolare 
                    di reti. Ogni rete viene vista come un insieme di relazioni 
                    fra le parti di un sistema, come una sorta di ragnatela la 
                    cui tessitura varia da estremamente fitta ad aree in cui appare 
                    più rada, con linee non tutte uguali, ma legate fra loro, 
                    dando così vita ad una struttura non omogenea che, raggiunto 
                    il massimo grado di connettività, non possiede né un centro 
                    né confini esterni ben definiti (Edelstein, 2007). L'Internet 
                    moderna si compone di migliaia di singole reti, ciascuna che 
                    raccoglie a sua volta un numero più o meno grande di host 
                    (macchine individuali). Si tratta di un mondo in continua 
                    trasformazione, con pezzi che si aggiungono e pezzi che scompaiono, 
                    ma nel suo insieme lo spazio Internet è sempre disponibile, 
                    a qualsiasi ora, e la sua esistenza non dipende dall'iniziativa 
                    di una singola azienda o istituzione.
                    
                    Le caratteristiche innovative dei nuovi media sono fondamentalmente 
                    tre [9]:
                    1) la connettività;
                    2) l'interattività;
                    3) l'ipertestualità.
                    Dalle prime due ne potrebbero conseguire uno sviluppo di una 
                    sorta di ’intelligenza connettiva’ o ‘intelligenza collettiva' 
                    e una rivalutazione del destinatario della comunicazione nella 
                    possibilità offerta di influenzarne il contenuto. Dalla terza, 
                    ne consegue lo sviluppo di un pensiero complesso. La connettività 
                    è la caratteristica principale delle nuove tecnologie della 
                    comunicazione, quella che fa in modo che si possa affermare 
                    che ogni Personal computer sia connesso al mondo intero. Pare 
                    che la nozione di connettività concorra nella formulazione 
                    del concetto di ‘intelligenza connettiva’ di De Kerckhove, 
                    analogo a quello di ‘intelligenza collettiva’, formulato indipendentemente 
                    e quasi simultaneamente da Levy (1996). Attraverso queste 
                    pratiche comunicative e collaborative le intelligenze individuali 
                    possono trovare un punto di incontro in cui integrare competenze 
                    e soggettività diverse, ma reciprocamente utili e complementari.
                    
                    L’interattività, caratteristica che descrive il grado di controllo 
                    sul contenuto fruibile, rafforza la consapevolezza della centralità 
                    del destinatario della comunicazione, sia nel senso che gli 
                    viene offerta una notevole quantità di informazione da selezionare, 
                    sia nel senso che gli viene restituito un ruolo attivo nella 
                    produzione del contenuto. De Kerckhove è convinto che, se 
                    queste pratiche avranno successo e dimostreranno la loro validità, 
                    ne conseguirà una valorizzazione dei concetti di cooperazione 
                    e collaborazione (opposti a quelli di competizione e conflitto) 
                    suscettibile di estendersi ad altri settori della società 
                    e della cultura. L’ipertestualità si riferisce ad una struttura 
                    di testi, immagini e altre informazioni, dentro la quale ci 
                    si può muovere per mezzo di collegamenti ipertestuali detti 
                    link. La struttura reticolare del testo abbandona la logica 
                    sequenziale tradizionale, quella lineare e definitiva, quella 
                    ‘vera’ e unica. Nell’ipertestualità si possono rilevare quattro 
                    caratteristiche fondamentali (Bettetini et al., 1999):
                    l’organizzazione modulare e reticolare del contenuto;
                    la presenza di diverse tipologie di legami che connettono 
                    i moduli testuali;
                    l’assenza di una direzione di lettura unica e obbligata;
                    l’interattività del rapporto di fruizione, esplicitata nelle 
                    due modalità di navigazione e di ‘dialogizzazione’.
                    Partendo quindi da queste quattro caratteristiche e confrontandole 
                    con quelle dei media elettronici e dei media a stampa ne consegue, 
                    a livello cognitivo, che abbiamo altrettante innovazioni (Calvani, 
                    1999):
                    una nuova maniera di organizzare la conoscenza;
                    una rivalutazione del procedere per associazioni piuttosto 
                    che per percorsi lineari;
                    una maggiore libertà di fruire la comunicazione e di scegliere 
                    i contenuti e i percorsi di lettura;
                    una responsabilizzazione del fruitore sia in rapporto al percorso 
                    fruitivo, sia in rapporto alla possibilità di ‘rispondere’ 
                    e di intervenire sul contenuto della comunicazione.
                    
                    L’ipertesto è perciò una creazione estemporanea, risultato 
                    di una serie di scelte e selezioni operate dal ricercatore. 
                    Le concatenazioni non corrispondono a uno schema previsto 
                    dall’autore, ma sono frutto di un’operazione creativa di riconfigurazione 
                    testuale che il lettore compie nell’atto della lettura (Giuliani, 
                    2006). Osserva Giuliani, quindi, come l’atto della lettura 
                    coincida con la creazione dell’ipertesto e come l’ipertesto 
                    sia la negazione della gerarchia tra i testi. Le caratteristiche 
                    dell'ipertestualità sembrano favorire e sviluppare un nuovo 
                    tipo di pensiero, un pensiero complesso, policentrico e reticolare, 
                    aperto e flessibile, capace di pensare la complessità e di 
                    esprimere la tensione ad «articolare ciò che è collegato e 
                    collegare ciò che è disgiunto» [10] 
                    fino ad arrivare a concepire un'identità umana non separata 
                    da una connettività planetaria che si fa «etica della comprensione 
                    planetaria» (Morin, 2001, p.80) [11].
                    
                    Internet e approccio sistemico
                    
                    È sorprendente quanto le caratteristiche di Internet siano 
                    collegate al pensiero sistemico post-moderno, anche se ancora 
                    alcune fragilità lo rendono svantaggiato. Innanzitutto, lo 
                    spazio di Internet si rivela democratico ed equo: essendo 
                    un mezzo di comunicazione di massa, tutti hanno accesso, sempre, 
                    all’informazione (anche se non tutta l’informazione è a libero 
                    accesso). Il modello autoritario viene lasciato alle spalle, 
                    quanto meno messo in discussione. L’osservatore o ricercatore 
                    è colui che organizza il mondo, costruito dalla propria esperienza. 
                    Il sistema Internet non è più un sistema osservato, ma diventa 
                    il ‘sistema osservante’ perché include il ricercatore che, 
                    attraverso la connettività e l’interattività, costruisce la 
                    propria realtà poiché stabilisce un ordine tra i tanti possibili, 
                    quello a lui più utile e funzionale alla propria attività 
                    (Von Foerster, 1997). L’ipertestualità diventa una metafora 
                    del pensiero costruttivista secondo il quale conoscere la 
                    realtà equivale a inventarla mentre s’interagisce con essa 
                    (Von Foerster, 1987).
                    
                    Il ricercatore perde qualunque pretesa di neutralità o di 
                    oggettività e passa da essere un ricettore passivo ad un individuo 
                    capace di influenzare il contenuto della comunicazione. La 
                    struttura a rete, concepita come somma di parti interagenti 
                    il cui insieme è più della somma delle singole parti, è fondamentale 
                    non solo nella Gestalt, ma anche nell’approccio sistemico. 
                    Questa struttura consente alle intelligenze individuali di 
                    trovare un punto d’incontro in cui, come sostiene De Kerckhove, 
                    è possibile integrare competenze e soggettività diverse, ma 
                    reciprocamente utili e complementari facendo emergere, nel 
                    loro mutuo riconoscimento e nel loro interagire, un’intelligenza 
                    distribuita di tipo diverso, un cervello collettivo, una sorta 
                    di ipercorteccia. Afferma Gergen (1985) che il discorso sul 
                    mondo è il prodotto di uno scambio e il sapere è un’impresa 
                    attiva e cooperativa. Infatti, il costruzionismo sociale si 
                    occupa di forme di conoscenza comune.
                    
                    Internet è un sistema in continuo sviluppo e cambiamento. 
                    I link costruiscono molteplici realtà in continua trasformazione. 
                    Pur essendo difficile prevedere le diverse possibilità evolutive 
                    che potrebbero delinearsi in futuro, i cambiamenti sono determinati, 
                    più che dalle tecnologie stesse, da come le culture (in senso 
                    etnografico) assimilano le nuove tecnologie e da quali pratiche 
                    si sviluppano intorno ad esse. Di conseguenza, possiamo assumerci 
                    la responsabilità di interpretare il cambiamento, di sperimentare 
                    soluzioni, di indirizzarne le possibili evoluzioni in un processo 
                    di co-costruzione e di continua negoziazione. Tuttavia, risulta 
                    difficile collegare direttamente il processo di globalizzazione 
                    in atto con un discorso sull’incontro, sull’avvicinamento 
                    e sul dialogo fra i popoli e le etnie, poiché è da discutere 
                    se la comunicazione e l’informazione globalizzata siano vettori 
                    di contenuti culturali o meno. Sostiene d’Arcais (2005) che 
                    tutte le forme di comunicazione sociale e le transazioni che 
                    si svolgono in rete non sono attività caratterizzate da una 
                    localizzazione molteplice o diffusa, ma sono attività che 
                    denotano un’essenziale indifferenza rispetto ai luoghi, nel 
                    senso che non sono identificabili con alcun luogo anche se, 
                    nello stesso tempo, sono proiettabili in tutti i luoghi. Inoltre, 
                    Internet è uno strumento nato negli Stati Uniti e utilizzato 
                    predominantemente da alcune specifiche culture. I motori di 
                    ricerca privilegiano le pagine più visitate e alcuni sono 
                    fortemente influenzati da fattori commerciali ed economici. 
                    E ancora, potremmo obiettare, ad esempio, che, malgrado ci 
                    siano al mondo cinquecento milioni di persone di lingua ispanica, 
                    ancora la lettera ’ñ’ non figuri in Internet.
                    
                    Nonostante questi limiti o mancanze, nell’epoca di Internet 
                    vediamo il realizzarsi del pensiero post-moderno: la realtà 
                    è in-formazione e l’esponenziale aumento della capacità di 
                    processamento dell’informazione nell’homo tecnologicus moltiplica 
                    le realtà stesse non più computabili come uniche, oggettive 
                    e misurabili, ma poliforme, soggettive ed emotive (Leary, 
                    1994). L’ipertestualità è sempre in divenire: è quella che 
                    sarà tra un attimo, proprio durante la ricerca, il sé è quello 
                    che si manifesta mentre si è in relazione (Giuliani, 2006) 
                    e l’ipertesto può diventare una metafora per un sé plurale, 
                    mutevole e complesso (Nascimbene, 2003). Il cyberspazio viene 
                    concepito come costitutivo di identità telematiche che si 
                    intersecano con le identità reali in una danza tra diverse 
                    realtà costruite socialmente e sempre più inestricabili e 
                    magmatiche.
                    
                    In questo modo, Giuliani ci illustra come l’ipertesto diventa 
                    per alcuni terapeuti sistemici la metafora principale, un 
                    concetto chiave di un modo di fare terapia che privilegia 
                    la moltiplicazione di storie, il ridimensionamento del ruolo 
                    del terapeuta (senza rinunciare alla propria conoscenza e 
                    alle proprie ipotesi), lo spostamento di potere verso il cliente 
                    (rendendolo esperto di sé stesso, come suggerivano Anderson 
                    e Goolishian), l’adozione di uno stile polifonico e di una 
                    posizione di curiosità (abbandonando la cornice di verità 
                    o falsità, come indicava Cecchin) e, infine, il disorientamento 
                    dell’ipotizzazione, del reflecting team (proposto da Andersen) 
                    e della seduta dei narrativisti priva di un ‘intervento finale’ 
                    compiuto: “una retorica ipertestuale che induca abbastanza 
                    disorientamento da stimolare lettura, ma non in misura da 
                    scoraggiarla” (Giuliani, cit., pag. 83).
                    
                    Ricerca qualitativa, M@gm@ e libero accesso
                    
                    Seguire il metodo qualitativo implica quindi un modo di percepire 
                    il mondo: esso non possiede proprietà definite, certe e stabili, 
                    non si può parlare di ‘verità’ né di caratteristiche oggettive 
                    indipendenti e pre-esistenti rispetto alle procedure di conoscenza 
                    che adottiamo. Il modo in cui ci raffiguriamo il mondo è essenzialmente 
                    un prodotto delle procedure di conoscenza adottate (Mazzara, 
                    2002).
                    
                    Nella ricerca qualitativa il ricercatore, più che acquisire 
                    potere o supportare strutture di potere già esistenti, dà 
                    potere (empowerment) ai soggetti, saldando, o almeno riducendo, 
                    la cesura tra intervistatore e intervistato, quasi sempre 
                    presente nella metodologia tradizionale. L’intervista diviene 
                    allora un processo di comunicazione interpersonale, un evento 
                    comunicativo complesso (tra due o più soggetti), inscritto 
                    in un contesto storico, sociale e culturale più ampio [12].
                    
                    Afferma Ferrarotti, sociologo di ampio respiro che ha dato 
                    un enorme contributo alle basi teoriche ed epistemologiche 
                    dell’approccio qualitativo nelle scienze umane: “Testo e contesto, 
                    storia di vita e ambiente di vita si confrontano, interagiscono. 
                    Non c’è, quindi, solo l’interazione fra ricercatore e ricercato, 
                    che apre e rende possibile la ricerca dotandola di un significato 
                    umano. C’è anche l’interazione fra testo e contesto, vale 
                    a dire il problema della contestualizzazione: perché l’interazione 
                    fra ricercatore e ricercato non ha luogo nel vuoto sociale. 
                    È datata, ossia socialmente situata” (Ferrarotti, 2005, pag. 
                    18) [13]. Contesto inteso 
                    nelle formulazioni più recenti di una prospettiva socio-costruzionista, 
                    in cui diventa “il complesso delle circostanze entro cui un 
                    determinato fatto emerge e si sviluppa” (Fruggeri, 1998, pag.75); 
                    contesto, con il suo significato etimologico; ‘tessuto con’, 
                    con il suo spessore intersoggettivo, vissuto in modo batesoniano, 
                    cioè come ‘matrice dei significati’.
                    
                    E’ in questo contesto che, alla fine del 2002, mentre svolgevo 
                    una ricerca azione che seguiva il metodo narrativo intorno 
                    al tema dei processi migratori e provavo ad avviare un modello 
                    di lavoro di gruppo per nativi e migranti, che il prof. Valastro 
                    mi contattò chiedendomi di scrivere un articolo per il suo 
                    progetto editoriale on-line. Doveva essere un numero dedicato 
                    alla migrazione e all’interculturalità narrativa. Avevo ancora 
                    poca dimestichezza con Internet, nutrivo ancora pregiudizi 
                    negativi rispetto alla qualità dei contenuti pubblicati in 
                    questa realtà, ma, incuriosita, andai a leggere il volume 
                    0 numero 0 già on line. Scriveva Valastro: “Ci proponevamo 
                    di avvalerci del web e delle sue potenzialità sviluppando 
                    uno strumento utile per la ricerca, il perfezionamento ed 
                    il confronto culturale e professionale, su tematiche e problematiche 
                    relative all'approccio qualitativo nelle scienze umane e sociali”. 
                    Valastro vedeva nel progetto editoriale “un efficace punto 
                    d'accesso alla rete, attraverso una costante attività nel 
                    valutare, selezionare e presentare per aree tematiche, aggiornare 
                    e monitorare le risorse raggiungibili e disponibili nel cyberspace”. 
                    E ancora: “Un potenziale strumento d’informazione e approfondimento, 
                    una guida in continua evoluzione rispetto a quelle risorse 
                    e quegli strumenti cui possono accedere i navigatori interessati 
                    o incuriositi dall’approccio qualitativo” [14]. 
                    Accettai, senza razionalizzazioni, piuttosto in modo impulsivo.
                    
                    Capì più tardi che il linguaggio utilizzato da Valastro era 
                    un linguaggio conosciuto e condiviso, malgrado pensassi fosse 
                    lontano. Scoprì lo stretto rapporto che c’è fra Internet, 
                    approccio sistemico e analisi qualitativa. Grazie alla nuova 
                    collaborazione, mi affacciai a questa modalità innovativa 
                    di comunicazione di massa. La mia ricerca iniziò ad includere 
                    la navigazione senza poter farne a meno, sentendo questo tipo 
                    di ricerca sempre più ’sistemica’. Non abbandonai le biblioteche 
                    né le librerie, come scrivevo all’inizio di questo lavoro, 
                    ma la scrittura diventò più fluida, più ricca, anche più agevole: 
                    senza limiti di orari (adoro scrivere durante la notte, quando 
                    il telefono non squilla, quando regna il silenzio), senza 
                    ricercare il tutto in blocchi temporali pre-esistenti (dovendo 
                    ‘sapere già’ cosa cercare) bensì trovando materiale man mano 
                    che i pensieri scorrono e si collegano, a qualsiasi ora del 
                    giorno e della notte. Sono le due del mattino. Domani devo 
                    consegnare questo scritto, il tempo è scaduto. Un limite comunque 
                    c’è.
                    
                    Due brevi ultime considerazioni: consultando il Directory 
                    of Open Access Journal (https://www.daoj.org) mi accorgo che 
                    nelle Scienze umane sono poche le riviste scientifiche che 
                    hanno intrapreso la via dell’accesso libero e totalmente gratuito: 
                    46 in antropologia, 11 in etnologia, 24 in studi di gender, 
                    87 in psicologia, 65 in sociologia. Le scienze sociali mettono 
                    a disposizione 157 riviste e l’ambito educativo è quello che 
                    offre relativamente di più: 231 riviste on-line a libero accesso, 
                    arrivando così ad un totale complessivo di 621 nell’intero 
                    emisfero terrestre. Apprezzo profondamente perciò la generosità 
                    del progetto dell’Osservatorio dei Processi Comunicativi di 
                    Valastro, ritenendolo fonte d’informazione, confronto e scambio 
                    culturale e professionale di enormi dimensioni.
                    
                    Per ultimo, desidero sfiorare il tema della mutiprofessionalità 
                    telematica: l’eterogeneo contenitore di M@gm@, che accoglie 
                    professionisti di vari ambiti delle scienze umane e sociali 
                    facilita e rinforza, a mio avviso, una conversazione polifonica 
                    e pluralista, circolare e al contempo inestricabile. Insieme, 
                    creiamo una rete di identità telematiche e ‘virtuali’ che 
                    si intersecano con quelle ‘reali’ in una danza tra diversi 
                    contesti, costruiti socialmente, sempre più poliformi, polisemici 
                    e magmatici.
                    
                    
                    NOTE
                    
                    1] Fonte Bol.it, “Le 1000 
                    facce di internet” bol.it
                    2] Fonte IDC: www.idc.com
                    3] Cfr. R. Darnton (1999) “The new age of 
                    the Book”, NYRB, 18 Marzo, nybooks.com
                    4] Cfr. J. Nielsen (1997) 
                    “How Users Read on the Web”, Alertbox, Ottobre,  
                    www.useit.com
                    5] Paolo Subioli (a cura 
                    di), Raccolta di dati e ricerche, ottobre 2007, paolosub.wordpress.com
                    6] epp.eurostat.ec.europa.eu
                    7] Cfr. G. Origgi (2003) 
                    “Ricerche su Internet” in: La Rivista dei Libri, dicembre, 
                    gloriaoriggi.free.fr
                    8] Cfr. A. Necci, “Storia 
                    di Internet”, www.dia.uniroma3.it
                    9] Cfr. D. De Kerckhove, 
                    2000, Esplorare la realtà elettronica delle reti, cit. in 
                    Nicola Cavalli, “I Generi Comunicativi del Web”, www.librishop.it
                    10] Morin cit. in Marianna 
                    Barone (2002), “Morin, dalla verità alla verità”, in Gazzetta 
                    del Sud, marzo, lgserver.uniba.it
                    11] Fonte ThanX.it, “La 
                    consapevolezza della comunicazione, www.thanx.it
                    12] Cfr. G. Granturco (2007) 
                    “Una vita per le storie di vita: l’approccio qualitativo nell’opera 
                    di Franco Ferrarotti, vol.5, n.1, www.magma.analisiqualitativa.com
                    13] La citazione è presa 
                    dall’articolo di Granturco, un saggio completo sull’opera 
                    ferrarotiana e complesso per quanto riguarda il metodo qualitativo 
                    nelle scienze umane.
                    14] Cfr. O.M. Valastro (2002) 
                    “Perché una rivista elettronica? Nuovi assetti dell'editoria 
                    scientifica e culturale e nuovi strumenti di comunicazione, 
                    collaborazione e perfezionamento”, vol.0, n.0, www.magma.analisiqualitativa.com
                    
                    
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                    del futuro, Milano, Raffaello Cortina Editore. Nascimbene 
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                    Connessioni, 13, pp.37-61.
 
 
      
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