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    M@gm@ vol.2 n.4 Octobre-Décembre 2004

    CORPOGRAPHIE: DRESS-CODE PRAGMATICHE COSMETICHE IN BETWENN BODY-SCAPE E LOCATION


    Massimo Canevacci

    massimo.canevacci@fastwebnet.it
    Insegna Antropologia Culturale alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università di Roma, La Sapienza.

    Cut-UP N.1: DRESS-CODE

    Nel linguaggio della moda, si distingue clothing da dress:
    - clothing si riferisce ai vestiti e accessori, gioielli, make-up, tatuaggi e piercing singolarmente presi;
    - dress coinvolge e muove quelle pratiche che ne caratterizzano scelta, incorporazione, combinazione, assemblaggio, cut-up, morphing e, infine, la selezione verso il contesto;
    - code, inoltre, è un codice che indica le scelte della trasformazione, le logiche sotto- e sovrastanti l'attività semiotica che il corpo acquisisce sulla base di scelte spontanee/costruite da parte del soggetto. Quindi, combinando dress e code, si sottolinea una pragmatica del corpo che si modifica, si costruisce, si risignifica attraverso continue e oscillanti scelte da parte di un soggetto mutante e molteplice, nella sua relazione costitutiva e mutevole con il contesto all'interno del quale esporre tale pragmatica comunicazionale.

    Dress-code apre verso le polifonie autorappresentative del soggetto che sfida ogni identità fissa, compatta, unitaria, gioca con ironia/parodia con gli stili (etnico, dark, punk, fetish, folk, cosmopolita, ecc.), ibridizza il corpo come opus che assembla pelle, oggettistica, cosmetica, sensoralia; dialoga, evoca, cita, indossa, crea lo spazio entro il quale si muove. Nel dress-code ogni tratto non ha un significato codificato dall'uso (moda), tanto meno inconscio. I simboli sono imbrogliati e "giocati", gli archetipi derisi e dissolti. Dress-code stabilisce relazioni di sintonia, dissonanza, agglutinazione con "il locale" verso cui si dirige e da cui è attratto, per superare quella linea fatale e fatata dell'ingresso: vera zona liminoide che, una volta varcata, innesca il momentaneo scorrere del suo desiderio.

    Dress-code come location
    Una selezione desiderante di uno spazio del corpo per un corpo spaziato. La location è una cosmesi dello spazio-corpo fondata su attrattori elaborati e inscenati di volta in volta. La costruzione di un panorama corporeo che è significativo per determinate scene e relazioni con l'altro (i tanti "altri", sia interni - my-selves come grappoli dei propri sé - che esterni).

    Dress-code è in between la location e l'altro
    Dress-code ti incarna come soggetto in quel momento, in quel posto, con quelle persone: dress-code come cosmogonia. Dress-code è la chiave d'accesso: è la password che unisce o favorisce lo scambio (il crossing) tra location e bodyscape.

    Attrattori sono codici visuali ad alto valore fetish che assorbono attenzione nei loro movimenti inter- e intra-spaziali. Accentrare sguardi è aspirazione immanente di ogni attrattore: penetrare e farsi penetrare dall'occhio e dalla sua molle vischiosità erotica.

    L'attrattore è eroptico
    Gli attrattori comunicano - seducono - l'emergente. Gli attrattori sono policentrici e polimorfi, sincretici e fetish. Gli attrattori inscenano enigmi silenziati: sono rebus somatizzati da esporre in un particolare ambiente per uno specifico pubblico. L'attrattore ha (è) una fisicità semiotica: esso è determinante per il morphing cui si sotto- e sovrappone il soggetto. I tessuti intertestuali somatizzati come attrattori sono interzone (corporali e spaziali: corpi spaziati) costitutive del dress-code.

    È quindi molto riduttivo vedere nel dress code solo la password corretta per entrare nel posto giusto, per poter sentire o - addirittura - subire l'eccesso esaltante della selezione che attraversa il proprio corpo assemblato per varcare la soglia ed esserne varcato. Se un locale "ordina" un tipo di dress-code come chiave d'accesso ed elenca lo stile giusto cui sottoporsi, sta inesorabilmente regredendo su un'etica da caserma o collegio seminarista. Banale riproduzione peggiorativa di imposizioni coatte di identità uniformate. Locali da sballare, appunto. Neanche locali: balere per l'abito buono camuffate da tendenze alternative o alterne.

    La tesi sostenuta in questo saggio è la seguente: il ccosiddetto "buttafuori" non è il soggetto interpretante che traghetta clienti dagli incerti abbigliamenti dall'esterno all'interno. Nonostante l'addestramento del locale, questi non ha una capacità semiotica e in ogni caso ha un ruolo indifferente rispetto al dresscode. Qui, infatti, si sostiene ben altro: che si mettono in moto - spontaneamente e attraverso complessi processi di mimesi - pragmatiche estetiche e fisicità semiotiche che smuovono reciproche attrazioni, desiderate affinità, compulsive ripugnanze auto-selettive tra corpo del soggetto e corpo dello spazio. Un locale col buttafuori che seleziona codici appariscenti è out. Non casualmente le zone più irregolari e sperimentali dicono: no dress-code, con ciò significando che non può esistere una selezione unitaria sulla base di una cifra che omogeneizza e rende isomorfi i codici, ma che, al contrario, si sollecita l'esplosione a grappolo di metamorfici codes basati su dissonanze stupefatte piuttosto che su simmetrie confortanti. Buttafuori come vigilantes: essi sono la polizia-pulizia di corpi e locali.

    Bodyscape è il corpo panoramatico che fluttua tra gli interstizi della metropoli comunicazionale. Il suffisso -scape persegue accelerazioni di codici prima invisibili che un corpo inserisce, per assemblaggi successivi, lungo la propria configurazione per costruire una determinata fisiognomica. Quindi, il corpo di un soggetto che si avviluppa in dress-code - a differenza del cliente - è sospinto per forza immanente ad elaborare nuovi sistemi percettivi, nuove sensoralia, esplorando le zone-morte tra quello che è noto o comunque già visto e quello che sta emergendo. Il soggetto-dress-code strappa le zone-morte in quanto feticci e li trasfigura in zone liminoidi dalla potente forza attrattiva cosmetica, cioè erotica. Eroptica. Quelli che ho chiamato interstizi sono gli attraversamenti metropolitani che, nel suo compiersi, mutano i sistemi percettivi del soggetto che accoglie e rielabora i codici incontrati o scontrati per somatizzarli. Tali interstizi - che sono flebili, cavi, a tempo - hanno la specialità di collocarsi sempre "tra", cioè entro quelle zone lasciate vuote o abbandonate dalle costituzioni mainstream dei luoghi urbani. Filo sottile e lascivo che si contorce e flette per essere sempre un fuorispazio dissonante: questo è l'interstizio.

    Interstizio è parte dell'esperienza metropolitana, ne è elemento significativo per quei soggetti che, anziché uniformarsi ai luoghi, creano spazi attraverso il loro trans-correre con un corpo panoramatico che ha somatizzato codici ancora incerti e invisibili ma che possono produrre senso. Non certo un senso collettivo, poiché questo è finito (si spera per sempre) con la fine della città industriale, della piena modernità, della politica generalista: bensì un senso, un sentire che continua ad esprimere l'irriducibile antagonismo del frammento verso ogni resurrezione o nostalgia collettiva a carattere totalizzante. L'interstizio muove la città verso la metropoli attuale. Attualizzata… pragmatizzata. È tra queste zone di margine - che non per questo stanno nella cosiddetta periferia (anzi, la nuova metropoli ripensa in modo radicale il tradizionale nesso centro-periferia) che sorgono, mutano, scompaiono, rinascono le location delle culture: e il soggetto che ha somatizzato il dress-code attira ed è attirato da tali mutanti location.

    Location è, quindi, un interstizio metropolitano che caratterizza il transurbanismo contemporaneo, i cui codici più che esterni (che in genere sono anonimi o generici) sono significativi all'interno: è qui che il design di ogni oggetto, la configurazione di ogni stanza, sala, corridoio, toilette, nicchia, il gioco delle luci-ombre, il sound-design accentuano al massimo la percezione di un dress-code incorporato. Il gioco dei dress-codes somatizzati ed esposti dalla location produce attrattori: ovvero tensioni comunicazionali e sensoriali che muovono soggetti che aspirano o hanno in qualche modo già anticipato una propria affine traccia di corpo panoramizzato. Bodyscape come traccia: nell'ambiguo significato di una variazione-successione di musiche e d'impronte disseminate lungo sentieri non ancora esplorati.

    Sia bodyscape che location esprimono attrattori sessuati in un gioco performativo con continue citazioni, scambi, inversioni, perversioni, multiversioni, subversioni. Entrambi sono come due entità dalle identità fluidissime e mutoidi che non hanno genere (maschile-femminile), luogo (pubblico-privato), ontologie (organico-inorganico), morale (bene-male), dicotomie (natura-cultura), gerarchie (alto-basso): scorrono bensì sui territori dell'oltre. La forza di tali attrattori non è oppositiva (per es. al potere) ma oltre-passativa. Ultra-passante. Se il trucco, la maschera, la cosmetica rappresentano una sfida alla durezza supposta come "naturale" del corpo mono-identitario (permessi solo per feste particolari), ora essi si mescolano nella quotidianità incessante con il design e persino con il packaging. Per diventare panoramatico, un corpo si traveste di design e si fa packaging, così come, per diventare localizzato, un interstizio si incarna di eccessi zoomorfi.Zoomorfismo architettonico di interni e packaging corporeo di esterni. Questi attrattori non tendono a fare del due, l'uno (come la banale favola dell'amore continua a raccontarci), bensì della differenza - irriducibile ad ogni sintesi -, il molteplice frammentizzato. Su tale differenza scivolante si gioca il dress-code.

    Spiraglio è la frattura: l'orifizio frastagliato, la cavità oscena, la convessità arrogante, sezione trasparente, angolazione opaca, slacciamento di legami. Spiragli offrono a sguardi slacciati ciò che ancora era invisibile poiché sospirato per eccesso. Tra corpi e interstizi si aprono spiragli desideranti di corpographie.

    Pragmatica. La pragmatica consiste nel gioco che la cosmesi esercita in entrambi i poli dei corpi spaziati per liberare intrecci possibili tra bodyscape e location. Il soggetto - o meglio: il multi-viduo che indossa (e si fa indossare da) dress-code - si muove: il suo movimento è una pragmatica semiotica il cui senso è dato da questo attraversamento e non dalla stanzialità cosmetica. Anziché sedentaria, la cosmetica multi-viduale è diasporica, cioè disseminativa di insinuazioni.

    CUT-UP N.2: BODY-CORPSE

    Scena 1: bodyscape

    - Boccetta bodyscape J.P. Gaultier: "staccate, aprite e scoprite una nuova esperienza olfattiva …" (imago della pubblicità)
    "Come vede, l'erpice ha una sagoma umana: questa è la parte per il tronco, questa per le gambe. Per la testa c'è soltanto questo puntale. Tutto chiaro?"
    Nella colonia penale, di Franz Kafka
    L'Eau de Toilette "Classique" è un tronco senza gambe né braccia, con la testa che è l'orifizio dalla cui linguetta esce, su pressione, lo spruzzo del profumo - o dell'acqua di colonia ... colonia penale.

    - Antropofagia e moda: arte famelica per una poetica/estetica cannibalica; deglutire come risignificare e smuovere codici. Incorporarli e selezionarli. Un sapiente deglutire codici e sensi. Antropofagia: liberazione dei segni e loro frammentario attraversarsi e incrociarsi dalla bocca lunare all'ano solare.

    - La moda come tessuto di informazioni e polifonie di comunicazioni: bodyscape: flusso panoramatico corporale che deglutisce pixel-zone. Antropofagie di pixel. Pixel-fagie. Corpofagie. Mindful body. Multi-viduo. Stilizzazione del corpo come cosmesi. Slittamento della cosmesi dal corpo all'edificio e del design dall'oggetto al corpo: cosmetiKa.

    Scena 2: location

    "Il passaggio interstiziale fra identificazioni fisse apre le possibilità di un'ibridità culturale che accetta la differenza senza una gerarchia accolta o imposta." (Homi K. Bhabha)

    :come Selfridges:
    Birmingham: il nuovo magazzino Selfridges, progettato da Future Systems, indossa una pelle ispirata ad un abito storico di Paco Rabanne conservato al Museo della Moda di Parigi, che risale al 1968 e rese noto lo stilista come il "sarto metallurgico" per i suoi celebri abiti realizzati in placche di metallo. Jan Kaplicky: tra geometrie del mondo animale (l'occhio di una mosca) ed un'immensa bolla informe la cui pelle è costituita da 1500 dischi d'alluminio fissati a pareti di cemento. Le aperture, situate a livello della strada, sembrano bocche di un mostro monocolo.

    ParaSITE. Swarm architecture Plastique Fantastique: transarchitectures che costruiscono nuovi spazi di trans-azione: you must work in the process, act in the flow. Building bodies need a skin e anche un respiro parassita.
    Elementi diasporici possono respirare negli interstizi delle metropoli e dei corpi.

    :come parassiti:
    "The ParaSITE body is an inflatable sculpture that constructs language in real time. It absorbs sounds from the local environment and from the global Internet; it instantly uses the sounds as nutritious samples for hungry computer programs producing a complex soundscape. The sound is connected to the light. ParaSITE performs during the night what it learned that day. ParaSITE is an early attempt to accept the fact that architectural bodies may need to develop an e-motive intelligence of their own". (Kas Oosterhuis)

    :come respiratori:
    "La plastica gonfiata (PVC) è pelle con divisore di due spazi ed è anche utilizzata come schermo per proiezioni che si distorcono sulla sua superficie polimorfa, dando plasticità alla bidimensionalità delle immagini. Mentre lo spazio plastico e morbido si gonfia, lo spazio rigido dell'ex-fabbrica (il Deli a Berlino) diventa parte di una metamorfosi: in questo processo le due strutture si modificano, diventano parte di un ibrido non più riconoscibile nelle forme originarie. Gli spazi vengono reinterpretati per il pubblico che contribuisce al mutamento con la sua presenza, penetrando, consumando, dinamizzando gli spazi esistenti. Se poi si gioca variando il flusso d'aria del ventilatore, lo spazio pneumatico incomincia a pulsare, a salire e scendere, si trasforma in soggetto che respira, che vive e che viene vissuto - interboding. Attraverso sovrapposizioni di spazi interni-esterni, di cemento e PVC, di aspetti ottici e acustici, gli spazi pneumatici originano e diventano parte di un paesaggio polisensoriale temporalmente nuovo". (Plastique Fantastique)

    "Tutto il potere ai respiratori"

    :come touch of evil:
    Nel cinema, una location esprime un sistema narrativo simmetrico al movimento dello storyboard. Nel filone poliziesco hollywoodiano, una classica location è un'area dismessa tra i cui miasmi di fabbrica morta si consuma il duello finale tra l'eroe e il suo antagonista. Il primo che ha genialmente filmato la sequenza estrema tra ferri arrugginiti, cemento slabbrato e acque torbide - morendoci dentro - è stato Orson Welles in Touch of Evil. Una location del male ... il lavoro morto come tocco del male ...

    Tra dress-code, location e bodyscape vi è una polifonia di narrazioni, un sincretismo di citazioni, un feticismo translucente di body-corpse

    Il dress-code ti incarna come soggetto in quel momento, in quel posto, con quelle persone: dress-code come cosmogonia temporanea e fluida. Cosmogonia cosmetica che indossa - incorpora e somatizza - codici. Codici danzanti. Incroci, innesti, citazioni, dialoghi, montaggi. Corpo come clip. Codici che vibrano. Dress-code suona più che parlare. Dress-code come tecnologia dell'incorporamento parassitico: come codice di trans-gresso: tra abito e corpo, oggettistica e location. Bar-code. L'oggettistica è corpse. Cadavere che torna body per una zona-tempo. Trasfigurazione fetish di body-corpse.

    I locali fetish hanno anticipato il dress-code come bodyscape: relazione subversa tra architetture di interni e somatizzazioni in esterni. Si afferma una pragmatica dell'architettura che è vissuta ed agìta solo in quanto mossa e riempita da un determinato stile-di-corpi. Gli altri rimangono fuori non perché impediti, bensì in quanto non sentono il touch-of-evil. Il nuovo fetish visuale è una location.

    Body-fetish: fetish-Z-one

    :come architecture must burn:

    "Architecture must articulate the relationship between body and landscape. It must ground us. Morphosis: translucency is a quality of the floating world. Floating world comes alive at night, in secret courtyards and in rooms that open up beyond shoji screens. It is concentrated in certain quarters but permeates the city with a sensual reality." (A. Betsky - E. Adigard)

          CORPOGRAPHIE      
                 
      BODYSCAPE   ... DRESS-CODE ...   LOCATION  
                 
          ATTRATTORI      
                 
      INTERSTIZI       SPIRAGLI  
                 
          EROPTICA      

    - Bodyscape: corpo panoramatico che fluttua tra gli interstizi della metropoli comunicazionale. Attira ed è attirato da mutanti location. Si apre di spiragli slacciati.

    - Location: è uno spazio interstiziale per CORPI PIENI-DI-OCCHI dove corpi-oggetti : body-corpse : lasciano tracce.

    CUT-UP N. 3: EROPTICA

    - a) ND

    Il neo-dandismo (termine, ahimé, troppo impreciso) investe e traveste location e bodyscape: ha come configurazione contemporanea i nessi trasmigranti tra corpo, comunicazione, tecnologie, così come i transiti oltre ogni tradizionale dualismo. Neo-dandy (ND) estremizza intrighi di corpi come pelle intessuta, tecnologie somatizzate, cosmesi feti-chic, valori aggiunti comunicazionali, zone in-between urbane. L'oscillazione tra camoufflage - una sorta di mimetismo eXXagerato - ed eccessi di esposizione spinge neo-dandy ad una sorta di dannazione: essere in anticipo su tutto e su tutti. Anticipare significa per ND avere il brivido, sentire i propri tessuti corpo-mentali in eccitazione quando squassano l'ordine stabilizzato dei codici zonali, visionare le inevitabili prossime fratture. I visori dell'occhio accentrano e moltiplicano sensorialmente i desideri neo-dandy: questa è la scenografia eroptica, un erotismo oculare che si filiforma nei flussi degli sguardi captati e donati.

    Il corpo neo-dandy è un corpo pieno-di-occhi. Eyesfull-body. Questi occhi-pieni sono rivolti sia all'esterno che all'interno. ND si guarda tanto quanto guarda. La sua pelle è translucente per questo eccesso di occhi. Occhi accesi. Occhi eccitati. La sua metodologia si basa sull'eroptica perché intesse le seduzione erotica dentro l'umidore degli sguardi. Insomma, nel e per ND è l'occhio che muove ... Occhio come protesi disseminata nel corpo co-mutante. Occhio che trascrive e trasborda una metodologia eroptica. Il desiderio incanalato dallo sguardo produce attenzione, elabora concetti accesi, prospettive eccitate.

    L'eroptica neodandy dilata percezioni di sguardi che - accesi dal desiderio come i concetti - colgono lati inediti, angolazioni oscure (oscurate), zone al margine. Eroptica è un erotismo assorbito dall'occhio che, osservando e osservandosi, accende un corpo intessuto del desiderio. Irrisolta è l'attrazione del ND per il dettaglio e la 'fashion-consciousness', cioè la compiaciuta consapevolezza di essere in anticipo che si risolve nella irrequietezza di essere raggiunto. Un desiderio instabile e ossessivo del superamento stando sempre nel fuori.

    Neo-dandy è l'altrove spaziato

    - b) packaging

    ... guardatele, loro, che incedono anche stando ferme, lucide e coloratissime, esposte e riservate, animate solo dai nostri occhi ma pronte a rinchiudersi dentro i loro bozzoli impacchettati ...
    E' questo il tema del feticismo che, inseritosi del tutto a suo agio nella comunicazione visuale - e quindi diventando feticismo visuale -, è assunto da neo-dandy come suo proprio ambito di scelta esperenziale e di mimesi pluri-organica. Neo-dandy come fetish visuale. Somatizzando il fetish, infatti, ND acquisisce una potenza anticipatrice della contemporaneità globale/locale. Se è vero che è proprio del feticismo sentire come animate le cose inanimate - ovvero che non esista "cosa" che non sia animata, la cosa si muove tra body and corpse (altro che body&soul) -, ND ingerisce e trasuda costantemente l'eccesso del fetish. Un fetish pieno di movimento, di biografia e persino di biologia.

    Le merci attuali - cioè le merci-visuali - hanno corpo, pelle, carne: una storia di vita che "nasce" nella produzione, acquista i suoi primi mesi nella vendita, poi cresce, si fa adolescente, cambia sostanza e posizione nel consumo, fino a diventare adulta, nel pieno delle sue forze semiotiche attrattive. Infine inizia il declino, più o meno rapido: può essere venduta e acquisire una nuova giovinezza o una nuova identità, persino nuove funzioni; essere decontestualizzata e diventare opera d'arte o da collezione; essere gettata via e riciclata; essere rubata o svolgere solo valore d'uso; essere smontata e riassemblata in un montaggio infinito. E, fondamentalmente, le merci-visuali hanno una cosmetica che transita dal bar-code al dress-code. Dall'identità unica del prezzo a quella fluida dello stile.

    Nel suo transito, la cosa-visuale immersa nel piacere oceanico dei panorami ottici si fa body-corpse, un farsi packaging pieno di fetish. Ed il packaging è la pelle della "cosa", la pelle cosmetica di una cosa-soggetto, cosa-individuo che si offre al potere seduttivo degli sguardi elargendo al massimo grado il suo sex appeal inorganico (nel senso di Benjamin): ovvero la pelle della cosa si tratta come qualsiasi altra pelle. Si seduce. Si trucca, si imbelletta, si veste, indossa vestimenti e orpelli, utilizza l'arte del grafismo corporeo per attirare la sua ed altrui eccitabilità. Il packaging è la nuova pelle della cosa, è la sua pelle-visuale (visual-skin) che indossa i più imprevedibili codici per catturare sguardi. Il packaging è una rete di sguardi: si getta sugli occhi per afferrarli e imbrigliare i possibili o impossibili clienti passanti; si intesse tra fili di occhiate-occhiaie che filano un tessuto impalpabile quanto concretissimo di panorami ottici; si appiccica per catturare ogni insetto che vola senza che l'abbia messa a fuoco; rimbalza sugli occhiali a specchio dello spettatore/trice, apparentemente difesa e indifferente, per accendersi sul suo stesso corpo, corpo di cosa ardente e seduttivo che emana lo spettro multifetish del narcisimo-delle-merci.

    Si vada, ad esempio, nel sito Dior e si selezioni Fetichic come intreccio ibrido di feticismo e chic: ormai per le cose-Dior e per i suoi potenziali clienti non è più sufficiente il semplice fetish. Esso si deve intrecciare con qualcosa di più raffinato e per questo seduttivo. Il radical-chic anni Settanta sta ai caratteri sociali emergenti come il feti-chic sta alle ottiche comunicazionali emerse nel 2003. Essere feti-chic, l'estremo chic del fetish, significa dare senso ad istanze neo-dandy. La scritta dice:
    move the cursor over the picture to see a description of our product
    E il cursore cos'è se non il nesso inestricabile di mouse-dita-occhi-mente-corpo che agisce simultaneamente tra i pixel della schermata e quelli della rétina? E così il cursore ha il potere di animare le cose, di sciogliere i linguaggi rappresi, di muovere i sensi e i significati.

    FETICHIC BAG
    Is ribbed suede calfskin, beige

    Appare chiaro allo sguardo che il packaging non è più, semplicemente, il rivestimento della cosa. Tutte le cose appena nominate hanno una necessità di modificarsi e muoversi. Il sito di Dior è una pelle-di-pixel che ricopre, secondo strategie luccicanti e interattive, l'esposizione-denudamento delle cose, delle sue cose più pregiate e chic. Il rivestimento del prodotto - della merce-visuale - non è più solo quello osservato nello shopping tradizionale. Il sito è una ulteriore mutazione del packaging. E' un packaging di pixel che sollecita sguardi eroptici neodandy coagulabili in dress-code. Il packaging ha una fisiognomica, come animali, esseri umani o uno skyline. E la sua pragmatica diffonde una fisiognomica come contorno dell'essere.

    "Je crois ... à mon âme: la Chose"

    … sussurro udibile appena si svela il packaging, appena si denuda la cosa come da un vestito, bisbiglìo animato e animista del dress-code, citazione strappata da un dimenticato autore "secondario" e che è stata raccolta da chi si è ucciso a Port Bou per chiunque voglia smuoversi ...


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    M@gm@ ISSN 1721-9809
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