 
 
      Approches qualitatives et applications dans l'intervention professionnelle
Lucio Luison (sous la direction de)
      
M@gm@ vol.2 n.1 Janvier-Mars 2004
INTERVENTO SOCIALE E SVILUPPO LOCALE: INTERVISTA A GEORGES BERTIN
      Orazio Maria Valastro
valastro@analisiqualitativa.com
        Presidente Osservatorio dei Processi 
                    Comunicativi, Associazione Culturale Scientifica (www.analisiqualitativa.com); 
                    Dottorando di Ricerca all'IRSA-CRI (Institut de Recherches 
                    Sociologiques et Anthropologiques - Centre de Recherches sur 
                    l'Imaginaire) presso l'Università degli Studi ''Paul Valéry'' 
                    di Montpellier; Laureato in Sociologia (Università degli Studi 
                    René Descartes, Parigi V, Sorbona); Fondatore, Direttore Editoriale 
                    e Responsabile della rivista elettronica in scienze umane 
                    e sociali "m@gm@"; Collaboratore e Membro del Comitato Scientifico 
                    della "Revue Algérienne des Etudes Sociologiques", Université 
                    de Jijel-Algeria; Sociologo e Libero Professionista, Studio 
        di Sociologia Professionale (Catania).
INTRODUZIONE
              
              La proposta di quest'intervista, scaturita da una collaborazione 
              con Georges Bertin sulla problematica relazione tra sviluppo locale 
              e intervento sociale [1], intende presentare 
              e sostenere un approccio sociologico capace di situarsi tra teoria 
              e azione, integrando una prospettiva multi-referenziale. Sono lieto 
              che Lucio Luison abbia accolto favorevolmente l'inserimento di questo 
              testo [2], nonostante sia già stato presentato 
              e diffuso precedentemente [3], permettendoci 
              pertanto di riconoscere ulteriormente l'impegno profuso liberamente 
              e con continuità da parte del nostro amico e collaboratore Georges 
              Bertin [4]. Riprendendo inoltre quest'intervento 
              in un progetto editoriale che ha dimostrato di svilupparsi al di 
              là delle stesse aspettative iniziali che lo hanno sostenuto [5], 
              possiamo proporre ai nostri lettori un'ulteriore lettura critica 
              degli interventi professionali in contesti sociali e culturali che 
              privilegiano gli approcci qualitativi, strumenti e procedure indispensabili 
              per considerare la produzione e l'emergere dell'immaginario sociale 
              nelle condizioni sociali e nella realizzazione delle pratiche dello 
              sviluppo locale. L'inscindibilità tra sviluppo locale e immaginario 
              sociale, sperimentata nelle esperienze concrete di progetti culturali 
              e studi etno-sociologici sulle comunità locali e lo sviluppo locale 
               [6], rinvia e si collega all'esperienza 
              di Albino Sacco-Casamassima [7] che presentiamo 
              in questa stessa rubrica tematica in relazione alla programmazione 
              d'interventi concertati per lo sviluppo locale tra collettività 
              territoriali e istituzioni locali.
              
              Accostandosi alla complessità delle situazioni e delle dimensioni 
              sociali e culturali, condividendo un'esperienza comune in seno all'Union 
              internationale Animation et Développement, G. Bertin e A. Sacco-Casamassima 
              si sono interessati di animazione culturale e educativa, sociale 
              ed economica, al fine di promuovere e sostenere dei programmi locali 
              di animazione socioculturale concertati e partecipati, sostenendo 
              una prospettiva sistemica - antropologica e facilitando da più di 
              trent'anni lo sviluppo locale attraverso la partecipazione attiva 
              dei cittadini e dei gruppi sociali all'animazione degli spazi sociali. 
              In una prospettiva che consideri conoscenze ed esperienze professionali 
              come momento d'incontro e di confronto con la pratica professionale 
              di ognuno di noi, ho creduto quindi opportuno stimolare una riflessione 
              su alcune considerazioni in merito all'intervento sociologico. Credo 
              sia importante riflettere sul ruolo che la nostra professione e 
              la nostra professionalità sono in grado di avere nell'ambito della 
              programmazione sociale, in modo particolare nella relazione tra 
              questa e la realizzazione di progetti d'intervento, momento fondamentale 
              per orientare e rendere operative delle politiche sociali a livello 
              locale.
              
              Questa riflessione parte dal presupposto che l'elaborazione di un 
              processo di programmazione, in cui generalmente sono impegnati degli 
              esperti, considerati in grado di esaminare e valutare risorse ed 
              obiettivi tenendo conto dei bisogni della popolazione e della condizione 
              dei servizi, renda concreti degli interventi e nello stesso tempo 
              sia messo in discussione e sottoposto ad una rimodulazione in conformità 
              a precise verifiche e valutazioni. In questo processo entra in gioco 
              una variabile determinante, quella relativa alla complessità sociale, 
              che mette in risalto la nostra formazione sociologica e le nostre 
              competenze professionali come appropriate a non eludere la complessità 
              sociale ed a confrontarsi con quest'ultima. Le problematiche sollevate 
              dell'intervento sociale in questo processo, all'interno dei differenti 
              modelli della programmazione sociale mutuati dalla conoscenza sociologica 
              e la loro evoluzione in quanto modelli operativi, deve necessariamente 
              prendere in considerazione gli attori sociali coinvolti in questo 
              stesso processo, nell'ambito di quella complessità sociale che ne 
              determina e al contempo è la risultante del loro agire sociale.
              
              La finalità di quest'intervista, conseguente a queste riflessioni 
              iniziali, è quella di prospettare una sociologia che suggerisce 
              una comprensione ed un'interpretazione delle problematiche connesse 
              allo sviluppo locale in funzione d'argomentazioni che non dipendono 
              esclusivamente da elementi quantitativi, relativi esclusivamente 
              alla dimensione economica. Intendo quindi focalizzare un approccio 
              che mette in luce gli aspetti qualitativi della complessità sociale, 
              insiti nelle dinamiche relazionali e sociali degli attori implicati 
              nel processo d'intervento, nelle loro strategie individuali e di 
              gruppo, nella struttura e nell'organizzazione delle rappresentazioni 
              che presiedono alle pratiche sociali in atto, come anche nelle pratiche 
              sociali complessive che rilevano dei sistemi simbolici in costruzione 
              e condivisi e che si sviluppano attraverso una conflittualità ed 
              una trasformazione permanente.
              
              I riferimenti alle attività professionali di Georges Bertin rimandano 
              essenzialmente all'elaborazione di un percorso di formazione sull'immaginario, 
              applicato alle situazioni sociali e culturali per analizzare e gestire 
              la complessità di queste nell'ambito dell'intervento sociale, e 
              alle sue esperienze sullo sviluppo locale in ambito urbano e rurale 
              inteso come sviluppo socio culturale, insieme alla ricerca e alla 
              sperimentazione sociale in questo stesso settore. Le attività sviluppate 
              da Gorges Bertin in questi ambiti come docente di "Sociologia dello 
              Sviluppo Locale" all'Università degli Studi di Angers, Francia, 
              e in qualità di direttore dell'Istituto di Formazione e Ricerca 
              in Intervento Sociale di Angers, sono dunque valorizzate rilevando 
              anzitutto la sua stessa esortazione a evitare di reificare la programmazione 
              sociale, realizzando in caso contrario una morte programmata dell'intervento 
              sociale.
                    
              INTERVISTA A GEORGES BERTIN
              
              - (O.M.V.) "Sulla base delle riflessioni e delle metodologie 
              sviluppate nell'ambito dell'azione sociale e culturale, con riferimento 
              alle sue attività professionali, lei, come concepisce oggi il ruolo 
              e la funzione del sociologo all'interno delle comunità locali? In 
              modo particolare rispetto alle problematiche concernenti lo sviluppo 
              locale e l'intervento sociale."
              
               - (G.B.) "La domanda merita che ci si soffermi, forse perché 
              lei pone giustamente i problemi nei termini e in senso inverso rispetto 
              a come sono posti abitualmente. In effetti, situato all'interno 
              delle collettività, come lei stesso lo sottolinea, il sociologo 
              è percepito prima di tutto nel suo ruolo (e non nel suo statuto 
              di ricercatore o di missus dominicus). Implicato (dal latino implicare) 
              in una funzione che lo destinerebbe piuttosto all'explicare, egli 
              di conseguenza si coinvolge e quest'implicazione è, per lui, il 
              nuovo appellativo della capacità di comprendere.
              
              Infatti, le situazioni di sviluppo locale sono percepite, da lui 
              e dagli altri attori locali, come pretesti alla ricerca e all'intervento 
              sociale sul piano politico, sociale e culturale, e il sociologo 
              non può fare a meno di quest'attitudine che mira a cogliere i movimenti 
              interni, i contesti (l'indicalità degli etnometodologi) che li animano, 
              il tragico quotidiano (citando Michel Maffesoli) dimorante nelle 
              comunità locali. Perché, quello che scopre il sociologo dello sviluppo 
              locale, nelle sue ricerche sociologiche, è puntualmente il fatto 
              di doversi confrontare con delle comunità viventi in società. Egli 
              è difatti spinto, se non è addirittura il risultato, dalla sua stessa 
              funzione e le rappresentazioni operanti nelle popolazioni, rappresentanti 
              istituzionali, attori, ogni altro agente interveniente, e dalle 
              intimazioni prodotte dagli ambienti sociali e naturali considerati. 
              In questo modo egli realizza il progetto di qualunque intervento 
              sociale, (intervenire vuol dire venire tra), preso com'è giustamente 
              tra due rappresentazioni o definizioni dello sviluppo, che potremmo 
              distinguere, comparandole, nella rappresentazione francese e italiana 
              dello sviluppo.
              
              Versante francese, il nostro razionalismo cartesiano positivista 
              e piuttosto dominatore, soprattutto nel momento in cui la nostra 
              rappresentazione dello sviluppo è un'eredità del periodo coloniale, 
              ci ha appreso a trattare la questione dello sviluppo nell'accezione 
              di sviluppare, ossia di dispiegare, partendo da un progetto esterno 
              al territorio e alla situazione. Versante italiano, il termine sviluppo 
              (avvolgere), fa riferimento all'etimologia della curva, del cerchio, 
              della spirale. Lo sviluppo avviene quindi attraverso un movimento 
              certamente ascendente, ma che si concede dei continui riscontri 
              con il terreno d'intervento, originandosi all'interno delle comunità 
              locali, con i soggetti attori interessati. Non può fare a meno di 
              riferirsi al regime notturno di un immaginario sociale percepito 
              come matrice di sviluppo. Lo sviluppo locale è qui pensato sulla 
              base della complessità, questa si nutre di meta- e di trans-, e 
              mira a conciliare tra loro i contrari.
              
              L'intervento sociale è dunque una delle soluzioni dello sviluppo 
              locale percepito nella sua capacità di mediare le relazioni del 
              sociologo col suo ambiente di lavoro, l'intervento sociale non trascura 
              il necessario distacco dalle situazioni incontrate e dall'implicazione 
              del sociologo, sempre provvisoria, incompleta, e dunque un'analisi 
              permanente è indispensabile per comprenderne gli effetti in un ambito 
              che lo perturba e da cui è perturbato."
              
              - (O.M.V.) "Lei ha messo in risalto come il sociologo dello 
              sviluppo locale cerca di introdurre il sociale nella sua attività 
              professionale, in quanto deve confrontarsi con delle comunità viventi 
              in società. Di conseguenza, in che modo deve essere considerato 
              l'intervento sociologico all'interno delle comunità locali quando 
              l'immaginario sociale è individuato, e riconosciuto, come matrice 
              dello sviluppo?"
              
              - (G.B.) "L'intervento sociologico mirato alle comunità locali 
              mi sembra collocato tra l'ambiguità e l'implicazione (nel senso 
              metodologico). Ambiguità: perché radicalmente in opposizione ad 
              un management operazionale degli uomini e dei progetti alimentati 
              da una prassiologia dello sviluppo. Pertinente con i fini perseguiti 
              dalle organizzazioni pubbliche e private, questa si articola in 
              un progetto globale attraverso la negoziazione, l'assunzione di 
              competenze e la distribuzione di poteri in seno ad una società istituita. 
              Nell'universo delle comunità, (pongo qui volutamente in opposizione 
              sociale e comunitario), l'intenzione implicita e inerente all'idea 
              dello sviluppo locale si propone in misura minore di garantire il 
              raggiungimento di risultati conformi a dei programmi questi stessi 
              pre-formati (dal governo, la provincia, l'Europa, le ONG, eccetera), 
              cercando piuttosto di consolidare l'essere insieme, quello che costituisce 
              la solida trama della socialità: comportamenti quotidiani, ritualità, 
              tutto quello che consente di mettere insieme, di agglutinare, le 
              persone implicate nel processo di sviluppo.
              
              Quest'idea di comunità di vita funziona, giustamente, in base al 
              paradigma dell'ambiguità, nel considerare non tanto dei modelli 
              unici ma l'antagonismo delle posizioni in apparenza contraddittorie. 
              La comunità di vita, la cui attenta valutazione è indispensabile 
              a qualsiasi azione in profondità nell'ambito dello sviluppo locale, 
              originandosi quest'ultimo attraverso un approccio endogeno, si riferisce, 
              in effetti, più all'ordinamento delle organizzazioni che al costume, 
              - impronta, per Michel Maffesoli, del perdurare societario -, agli 
              usi sociali della vita quotidiana formanti, poco a poco, l'identità 
              collettiva.
              
              Implicazione: la posizione del sociologo o ricercatore professionista 
              (nel senso etimologico di circare, ruotare attorno a ...), non può 
              che fare riferimento ad una metodologia dell'implicazione. Come 
              lo evidenzia giustamente Jacques Ardoino (Education et Politique, 
              1977), il sociologo, analista sociale, non può essere neutro. I 
              soggetti oggetti con i quali si trova ad essere confrontato nella 
              sua pratica, sono ugualmente implicati nelle situazioni incontrate 
              e dovrà impegnarsi nel rendere manifeste le posizioni e le appartenenze 
              degli uni e degli altri, di indagare sulle condizioni della loro 
              indicalità, cioè a dire le condizioni, le determinazioni che gravano 
              su ogni situazione particolare incontrata. Nell'ambito dello sviluppo 
              locale, i significati che emergono dall'immaginario sociale come 
              magma (citando Cornélius Castoriadis), traggono il loro senso dal 
              loro contesto e non da una qualunque imposizione dogmatica o tecnocratica.
              
              La nozione d'implicazione è a questo punto problematica e deve essere 
              postulata come tale, supposta dal fatto stesso della sua ambivalenza 
              poiché essa ha attinenza a comportamenti simbolici. Questa duplicità 
              dell'implicazione, può ricercarsi a differenti livelli della realtà: 
              quello della libido del ricercatore stesso, determinato dalle relazioni 
              psico-affettive che intrattiene col suo terreno d'intervento, e 
              noi sappiamo che non ci è mai indifferente; quello dell'istituzione 
              perché lo sviluppo locale è anche una rete simbolica, socialmente 
              sancita, e che lo diventa maggiormente e nella misura in cui il 
              suo intervento crea dei rapporti di forza, non fosse altro per il 
              fatto dell'attenzione che noi diamo alle situazioni incontrate; 
              quello dei miti o degli archetipi sottostanti, sintetizzando nella 
              noosfera le radici dei comportamenti collettivi, in un movimento 
              di ricorrente/attualizzazione.
              
              Se vuole evitare la trappola della reificazione, il sociologo empirico, 
              assegnato facilmente al posto d'esperto (quello che osserva dall'esterno) 
              dai suoi contemporanei, deve conquistare questa lucidità che lo 
              guida a negoziare i propri contro transfert, in un movimento di 
              separazione/implicazione che può avere origine solo nella prassi 
              dei gruppi sociali, nella ricerca azione partecipata. Questo suppone 
              un impegno d'educazione e d'animazione. Come lo evidenzia ancora 
              Jacques Ardoino, "l'educazione dei popoli è fondamentale per una 
              tale impresa che cerca di disoccultare e non potrebbe essere né 
              spontaneista né provvidenziale, ma il frutto di un'auto-organizzazione 
              implicante un impegno d'interpretazione", come citato in precedenza. 
              In questo senso, la critica della vita quotidiana, facendo emergere 
              le contraddizioni dagli abissi dei gruppi sociali interessati, è 
              uno strumento di una sociologia d'intervento nella misura in cui, 
              al contrario delle pretese egemoniche della tecnocrazia politico 
              amministrativa, ha per oggetto di ristabilire la differenza nel 
              cuore delle comunità locali, mettendo in luce le procedure attraverso 
              le quali gli attori interpretano la vita sociale."
              
              - (O.M.V.) "E' molto interessante, riguardo all'azione del 
              sociologo dello sviluppo locale, l'articolazione del suo ragionamento 
              sulle conoscenze sociologiche che ci aiutano ad analizzare e gestire 
              le situazioni sociali e culturali. Praticare una sociologia d'intervento 
              caratterizza quindi un atteggiamento ben definito del sociologo, 
              orientato verso l'osservazione e l'interpretazione critica della 
              vita quotidiana. Quest'attitudine, sottoposta all'imperativo di 
              riconoscere e rilevare la contingenza del proprio terreno d'intervento, 
              di scoprire e distinguere i saperi e le pratiche dei gruppi sociali 
              interessati, che cosa comporta e attraverso quali strumenti si mette 
              in pratica?"
              
              - (G.B.) "Essa comporta due aspetti: conoscere e riconoscere 
              le categorie e la particolarità del proprio terreno di ricerca e 
              d'azione, d'intervento. Lei suggerisce nella prima parte della domanda 
              la mia risposta (ricerca azione): per quello che mi riguarda, io 
              mi riferisco a due strumenti, uno propriamente euristico, la postura 
              etnometodologica, e l'altro paradossalmente eterogeneo, l'intervento 
              sociologico, e più operativo. Il primo, l'etnometodologia, postula 
              che gli individui nelle attività banali della vita quotidiana, agiscono 
              e sono guidati dai contesti dove sono inseriti. Difatti, ogni significato 
              sociale è sempre locale, non generalizzabile al di fuori di situazioni 
              stabilite, e la sociologia del particolare, è innanzi tutto, una 
              sociologia del quotidiano. Il ricercatore avrà a cuore di determinare, 
              nelle situazioni circoscritte alle quali si trova confrontato e 
              nei discorsi espressi dagli attori locali, le condizioni della loro 
              formulazione, legandole alle condizioni d'esistenza delle popolazioni 
              interessate. Per ogni membro della società, in effetti, il significato 
              del suo linguaggio quotidiano rinvia ad un sapere comune socialmente 
              distribuito, dotato di significato per il ricercatore che dovrà 
              adattare la sua postura alle situazioni incontrate.
              
              L'etnometodologia postula egualmente che i fenomeni quotidiani si 
              modificano nel momento in cui sono presi in esamine attraverso le 
              griglie della descrizione scientifica (nell'accezione positivista), 
              il ricercatore non si trova nella giusta distanza rispetto ai suoi 
              oggetti-soggetti di ricerca ma partecipa della loro reificazione. 
              Nell'ambito dello sviluppo locale, questa logica ci conduce paradossalmente 
              ad optare pedagogicamente, dopo le risoluzioni necessarie, a far 
              proprio, consapevolmente, l'intervento sociale ma in tutta lucidità. 
              Da qui il postulato di ricerca azione istituzionale, l'istituzione 
              essendo la base inconscia dei comportamenti sociali, che sviluppa 
              una nuova scientificità diffondendo in modo mediatico dei termini 
              antinomici, ossia: contribuire alla trasformazione sociale, allo 
              sviluppo; a partire da questo punto, partecipare alla produzione 
              di conoscenze operative tenendo conto della relatività delle situazioni 
              e della temporalità delle comunità locali, del vissuto sociale. 
              L'intervento istituzionale, al cuore della Ricerca Azione, passa 
              attraverso la negoziazione, l'arbitraggio, la conciliazione, la 
              perturbazione delle parti in presenza.
              
              Partendo dall'osservazione dell'attualità dei gruppi sociali nella 
              ricerca azione e delle fonti d'informazione offerte dal terreno 
              d'intervento, la Ricerca Azione, il cui obiettivo è ben orientato 
              sullo sviluppo, è proiettata verso: l'analisi situazionale dei contesti; 
              la consapevolezza degli stessi gruppi, e non soltanto del ricercatore, 
              delle conoscenze sulle istituzioni che operano e il funzionamento 
              delle loro organizzazioni; la valutazione degli effetti delle azioni 
              realizzate. La Ricerca Azione ritrova in tutto ciò le premesse contenute 
              nella postura etnometodologica, contribuendo a chiarire, per gli 
              individui ed i gruppi interessati, i metodi che essi stessi utilizzano 
              per dare un significato alla loro azione e nello stesso tempo realizzare 
              le azioni di ogni giorno: comunicare, prendere decisioni, ragionare 
              nel cuore della turbolenza del vissuto sociale, nello choc dei valori. 
              Si tratta qui di una sociologia in atto, tendente verso il cambiamento 
              sociale attraverso un movimento che diventa parte integrante della 
              ricerca."
              
              - (O.M.V.) "Adottando un tale approccio riguardo all'interpretazione 
              e alla comprensione della complessità sociale, come diventano efficaci, 
              agendo su un piano strettamente sociale, quello delle pratiche degli 
              agenti sociali, gli strumenti dell'intervento sociologico?"
              
              - (G.B.) "L'esercizio dell'intervento sociologico in Europa 
              occidentale è contrassegnato da un'enorme diversità delle pratiche 
              e degli statuti professionali. Le formazioni che vi sono associate 
              ne sono il riflesso più evidente. L'intervento sociologico, come 
              pratica e come luogo d'interrogazione, mi sembra corrispondere ad 
              un'intenzione di comprensione e di descrizione di una prassi sulla 
              quale s'inseriscono delle pratiche. Nella misura in cui l'intervento 
              sociologico tenta e favorisce l'incontro di progetti individuali 
              e istituzionali, questo resta, effettivamente, continuamente lacerato 
              tra due piani: quello di una filosofia dell'assistenza, integrativa 
              nelle sue ambizioni, regolatrice, tendente a migliorare la comunicazione, 
              in questo caso, soltanto la descrizione delle azioni realizzate 
              basta a renderne conto; e quello di una filosofia della rottura, 
              fondando il suo approccio sull'analisi sociale, il coscienzialismo, 
              lo sviluppo comunitario. Agendo direttamente sulla vita quotidiana, 
              questa mira alla liberazione dell'immaginario sociale (o fondante). 
              E' una filosofia dell'intervento.
              
              Sul terreno dell'intervento, le interazioni vissute dagli attori 
              sono invece situate all'interno di ambiti paradossali che sembrano 
              segnati da reali complementarità, non fosse altro che per le cooperazioni 
              che tendono a incrociare le modalità d'intervento. Tra le realtà 
              statutarie legate alle missioni del sociologo (che derivano dagli 
              incarichi) e le rappresentazioni sociali che vi sono associate insieme 
              alle interazioni vissute dagli attori (politici, rappresentanti 
              istituzionali, associazioni, lavoratori sociali, funzionari, insegnanti,
              universitari), al di là delle realtà oggettivamente vissute (costrizioni 
              sociali, culturali, naturali e urbanistiche, sistemi di comunicazione, 
              tecnologie partecipate ...) alle quali sono più o meno asserviti i 
              comportamenti riferiti alle prassiologie esistenti (sistema mezzi-fini 
              coordinato per migliorare la qualità della vita, la compensazione 
              sociale ...), l'intervento sociologico si fonda nei sistemi simbolici 
              che tentano di conciliare l'inconciliabile, di mettere insieme con 
              un impegno che ha una postura paradossale, le intimazioni dei soggetti 
              agenti in quest'ambito e gli imperativi scaturiti dai settori interessati. 
              O meglio, questa costituisce, essa stessa, un insieme di comportamenti 
              simbolici che interroga il sociale. L'immaginario sociale, culturale, 
              psicologico, in azione, agisce, in effetti, riversandosi sulle rappresentazioni 
              dei sociologi, quelle dei loro interlocutori e del pubblico interessato."
              
              - (O.M.V.) "A che livello operativo bisogna posizionare alcuni 
              approcci metodologici dell'azione sociale? Penso, ad esempio, all'approccio 
              multi-referenziale di Jacques Ardoino e quello trasversale e dell'ascolto 
              mito poietico di René Barbier. E come sviluppare questi strumenti 
              sociologici nella pratica professionale del sociologo?"
              
              - (G.B.) "Su un piano teorico, l'intervento sociologico funziona 
              come una trasversalità, poiché ogni riflessione sul proprio oggetto, 
              lo sviluppo locale "si esercita su diversi ambiti: il vissuto, il 
              detto (ed il non detto), l'istituzione ed i suoi apparati, le istanze 
              determinanti come la politica, l'ideologia, l'individuo ed i gruppi 
              ai quali appartiene, ecc." [8] Per il sociologo, 
              mostrare queste capacità culturali significa sapersi orientare, 
              e di fronte a delle condizioni di lavoro estremamente differenti, 
              saperle unire tra loro, comprendere come loro si contraddicono, 
              si articolano (Levy Leblond) [9]. Da qui 
              la postura multi-referenziale che postula Ardoino [10], 
              che ai sistemi esplicativi esclusivi devono sostituirsi delle metodologie 
              comprensive. Per lui, l'implicazione è realmente il nuovo nome della 
              comprensione. L'opposizione tra l'interpretazione (ex-plicare, fare 
              uscire da ...) e l'implicazione (im-plicare, amalgamare), si posiziona 
              all'interno stesso dell'ambito studiato, proprio accanto agli stessi 
              attori.
              
              Per questo, bisogna prendere in considerazione due tipi di condizionamenti 
              operanti sull'intervento sociologico: i filtri linguistici e culturali 
              prodotti dagli attori, quelli del loro ambiente di lavoro, quelli 
              dei rappresentanti istituzionali e dei loro collaboratori, quelli 
              delle popolazioni, da qui l'importanza di un lavoro di traduzione, 
              di decodificazione, d'ermeneutica, nel cuore stesso dei processi 
              di lavoro del terreno d'intervento; e il fatto che l'intervento 
              sociologico sia anche un oggetto culturale, sottoposto alla temporalità, 
              all'elaborazione, lo rende sinuoso ed è questo che determina delle 
              difficoltà nel tentare di cogliere questa temporalità attraverso 
              degli avvenimenti segnati dalla regolarità, da interventi complessi 
              e multiformi. L'intervento sociologico partecipa al simbolismo esprimendo 
              un certo numero di realtà socio culturali nel loro legame con la 
              sfera del linguaggio. La ricerca azione, prendendo in prestito alcuni 
              elementi di riflessione dalla corrente della prassiologia che sovrasta 
              in senso dialettico, suscita un lavoro di questo tipo costituendone 
              un modello logico. Questo modello, bisogna considerarlo nel contesto 
              ben definito descritto dagli autori che lo hanno teorizzato ed elaborato 
              (René Barbier). Lontano dall'idea di separazione, di norma, di controllo, 
              si tratta di una riflessione che si forma partendo da pratiche reali, 
              attraverso un ascolto sensibile, mito poetico, scrive Barbier.
              
              L'intervento sociologico è in questo modo una sociologia clinica 
              quando tende a svelare, a rivelare l'inconscio sociale e culturale 
              delle comunità osservate e vissute, e consente di accedere a un 
              insieme di figure sociali immaginarie. Possiamo individuare tre 
              momenti: arcaico, nei comportamenti verso la gloria di un tempo 
              mitico, di una società consensuale consacrata al lavoro e al culto 
              della Terra-Madre-Natura. Penso ai dispositivi che invitano alla 
              regressione nelle comunità di tipo "Patriarcali" ricostituenti quasi 
              magicamente l'ordine della tribù primitiva, sottomessa alla potenza 
              del padre dell'orda. Economico, quando le norme del mercato si ergono 
              sovrane nella società, scopo ultimo degli individui che la compongono, 
              ed è il tempo del consumo omogeneizzante e deificante; suscettibile 
              di alterazione, quando ci si affronta e spesso si affermano differenti 
              tipologie di rappresentazioni sociali e culturali che sovente non 
              possono fare a meno le une delle altre, ma tengono in considerazione 
              delle determinazioni eterogenee tra loro.
              
              Qui, l'intervento sociologico, tenta l'impossibile sintesi tra gli 
              imperativi della sfera tecnocratica e quelli delle aspirazioni delle 
              popolazioni locali, tra controllo e valutazione. I riferimenti non 
              potrebbero ridursi ad una visione psico-sociale, economica, sociale 
              o puramente culturale. L'intervento sociologico è composto di tutto 
              questo, è multi-referenziale, antropologico, nello spirito dei lavori 
              avviati da due correnti scientifiche differenti e complementari, 
              l'antropologia simbolica (aspetti sincronici) e l'analisi istituzionale 
              (aspetti diacronici). Sono delle correnti teoriche legate agli approcci 
              dell'immaginario (mythocritique, mythodologie, analisi culturale, 
              etnometodologia, pedagogia e terapie istituzionali ...) che tentano 
              di lavorare sulle componenti di questi comportamenti simbolici che 
              costituiscono il quotidiano esercizio dell'intervento sociologico 
              e s'indirizzano verso un riconoscimento costruito di questa complessità 
              tra: i miti fondatori e la storia delle comunità, la loro evoluzione 
              e i loro invarianti (morfologia e dinamiche) nel contesto culturale 
              che è il loro dei modelli preesistenti, con l'analisi comparativa 
              dei mestieri, degli usi culturali ..., è tutto l'universo dei riferimenti 
              impliciti, degli usi sociali dello sviluppo locale nelle loro relazioni 
              con l'istituito globale, economico, politico, sociologico ... (le 
              organizzazioni dello sviluppo locale partecipano all'istituzione 
              immaginaria della società) per esempio, inventariando i luoghi d'attività 
              delle professioni interessate e le modalità di realizzazione pratica 
              degli attori, dei comportamenti immaginari legati ai contesti psicologici 
              e socio psicologici degli intervenenti, alle loro interazioni, ai 
              loro investimenti personali e professionali.
              
              Questo giustifica, bisogna convenirne, il fatto di impossessarsi 
              di strumenti adatti che una sociologia razionalista ed empirica, 
              non sarebbe capace di costruire. Fenomeno globale, lo sviluppo locale 
              interessa l'insieme dell'organizzazione sociale e culturale politica 
              e Marcel Mauss c'insegnava recentemente che, "uno dei principali 
              vantaggi di una conoscenza completa e concreta delle società e delle 
              tipologie di società, è che questa consente di prevedere infine 
              quello che può essere una sociologia applicata o politica". Citava 
              abitualmente Durkheim affermando che la sociologia non varrebbe 
              "un'ora di pena se non avrebbe alcun'utilità pratica". E' quello 
              cui, da quasi un quarto di secolo, ci adoperiamo."
              
              
              NOTE
              
                    1] "Développement local et intervention 
                    sociale", sous la direction de Georges Bertin, Paris, L'Harmattan 
                    (Educations et Sociétés), 2003.
              Scheda bibliografica:
              www.analisiqualitativa.com/portale/biblio/0021.htm
                    2] "L'approccio qualitativo e le sue 
                    applicazioni nell'intervento professionale", rubrica tematica 
                    a cura di Lucio Luison, m @ g m @, rivista elettronica di 
                    scienze umane e sociali, gennaio - marzo 2004:
              www.analisiqualitativa.com/magma/0201/index.htm
                    3] "Intervento sociologico e sviluppo 
                    locale: intervista a Georges Bertin", a cura di Orazio Maria 
                    Valastro, Societing, rivista elettronica di sociologia, novembre 
                    2001:
              members.xoom.virgilio.it/_XOOM/societing/
              La versione originale in lingua francese è stata pubblicata in "L'intervention 
              sociologique", sous la direction de Orazio Maria Valastro, Esprit 
              Critique, revue internationale francophone de sociologie et de sciences 
              sociales, numéro thématique, printemps 2002:
              www.espritcritique.org/0404/index.html
                    4] I contributi di Georges Bertin pubblicati 
                    su m @ g m @, rivista elettronica di scienze umane e sociali, 
                    e l'esprit critique, revue internationale francophone de sociologie 
                    et de sciences sociales, sono accessibili in formato full 
                    text dagli archivi delle riviste elettroniche:
              www.analisiqualitativa.com/magma/archivio.htm
              www.espritcritique.fr/
                    5] "Un anno dopo: interpretazione critica 
                    e cambiamento partecipato della vita quotidiana", a cura di 
                    Orazio Maria Valastro, m @ g m @, rivista elettronica di scienze 
                    umane e sociali, ottobre - dicembre 2003:
              www.analisiqualitativa.com/magma/0104/editoriale.htm
                    6] L'intervento di Gorges Bertin "Mythe, 
                    politique et formation, l'exemple du développement local" 
                    al Congresso dell'AFIRSE (Imaginaire du politique et développement 
                    local, Association Francophone Internationale de Recherche 
                    Scientifique en Education, Colloque International, 10-12 septembre 
                    1998, Lisbonne), considerava in parte gli esiti delle esperienze 
                    realizzate tra il 1977 e il 1992 con l'Università Rurale della 
                    Normandie-Maine-Perche e l'Union internationale Animation 
                    et Développement, fondata insieme a Lucien Trichaud, Bertrand 
                    Duruflé e Albino Sacco-Casamassima (G. Bertin ne è stato il 
                    Segretario Generale insieme ad Albino Sacco-Casamassima che 
                    ne era il Vice Presidente Internazionale):
              membres.lycos.fr/imaginouest/newpage3.html
                    7] "Conversazioni autobiografiche con 
                    Albino Sacco-Casamassima", a cura di Orazio Maria Valastro, 
                    m @ g m @, rivista elettronica di scienze umane e sociali, 
                    gennaio - marzo 2004:
              www.analisiqualitativa.com/magma/0201/articolo_07.htm
                    8] Thomas Louis-Vincent in Avant-propos 
                    à Brohm Jean-Marie, Sociologie Politique du Sport, Nancy, 
                    Presses Universitaires, de Nancy, 1992, p.16.
                    9] Levy-Leblond J.M. in Culture Technique 
                    et Formation, Pratiques de Formation-Analyses, U. Paris VIII.
                    10] Ardoino Jacques, Education et 
                    Politique, Paris, Gauthier Villars, 1977.
 
 
      
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