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  • Itinerari visuali
    Marco Pasini - Giorgio Maggi (a cura di)

    M@gm@ vol.7 n.2 Maggio-Agosto 2009

    IL RAPPORTO D'INDICAZIONE NELLA RICERCA VISUALE



    Giorgio Maggi

    giorgio.maggi@email.it
    Master di II livello in Gestione e Sviluppo delle Risorse Umane, Facoltà di Scienze della Formazione, Università degli Studi Roma Tre; Laureato in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass-media, Università degli Studi di Roma "La Sapienza"; Attualmente collabora con la Facoltà di Scienze della Formazione, Università degli Studi Roma Tre, nella cattedra di pedagogia sociale e pedagogia del lavoro alle attività didattiche ed organizzative del Master di I livello GESCOM, Gestione e Sviluppo della conoscenza nell’Area delle Risorse Umane; Docente di corsi di Comunicazione Non Verbale; Docente a contratto nel laboratorio di pedagogia delle risorse umane e delle organizzazioni allo IUSM di Roma, Istituto Universitario di Scienze Motorie, nel corso di laurea specialistica di Management dello Sport; Membro dell’IVSA, International Visual Sociology Association.

    Cosa cambia nella progettazione di un piano della ricerca quando introduciamo l'elemento-dato visuale come materiale empirico fondamentale su cui ruota l'indagine scientifico-sociale? Più specificatamente cosa cambia nel rapporto d'indicazione quando ad essere collegate al concetto generale sono delle immagini-indicatori?

    In questo articolo tenterò di rispondere a questo non semplice interrogativo sostenendo la tesi che nella ricerca visuale si compie, necessariamente, una semplificazione logico-semantica o meglio un accorpamento delle fasi logico-procedurali che intercorrono nel classico processo di scomposizione dei concetti teorici in referenti empirici. Si potrebbe a tal punto azzardare l'ipotesi che, in una ricerca di tipo visuale, il piano della concettualizzazione e quello dell'operativizzazione tendono a coincidere e a congiungersi in un momento unico. Per dirla con Termine (1987) “L'immagine è, rispetto all'espressione verbale, un vera e propria scorciatoia“.

    La ricerca visuale come approccio conoscitivo dimostra di possedere un modo di procedere ed inferire che contiene in sé le caratteristiche della globalità rispetto all'analiticità, della immediatezza rispetto alla posteriorità, della sincronicità rispetto alla diacronicità, dovuto alla natura intrinseca della comunicazione iconica che è emotiva, empatica, immediata, profonda e immersiva. Senza per questo dover rinunciare al rigore metodologico che è proprio di una ricerca scientifica tout court, e senza perdere di vista l'obiettivo di verificare costantemente la validità e l'attendibilità degli strumenti di rilevazione adottati e dei dati visuali costruiti.

    Di seguito viene illustrata una rappresentazione schematica del processo di traduzione empirica diun concetto generale in variabili [1].


     


    Mattioli (1986 e 1997) e Cipolla (1993) stabiliscono dei precisi criteri metodologici per poter legittimare scientificamente la ricerca visuale e poter considerare un'immagine come un'informazione scientifico-sociale:
    1. validità: principio di corrispondenza fra immagini e concetto, che può essere tradotto in pratica tramite il ricorso a meccanismi logici, concorrenziali, teorici;
    2. attendibilità: principio di credibilità tecnica, che rinvia ad una preparazione professionale e ad una strumentazione operativa del massimo livello;
    3. comparabilità: principio di confrontabilità secondo codici definiti, che apre le porte ad una logica e ad un agire di tipo relazionale;
    4. coerenza: principio di compatibilità dentro una determinata strategia euristica, che connette le icone alla rete complessiva delle ipotesi della ricerca;
    5. convergenza: principio di congruenza con immagini collaterali, il quale ci impone che il senso di un'icona non sia incrinato da immagini da essa distanti, comunque successive edesterne alla ricerca.

    Faccioli (2003) introduce altri due criteri metodologici utili a garantire una funzione conoscitiva all'immagine:
    Background culturale: si tratta del livello di conoscenza necessario al fruitore della foto per poterne cogliere il significato. Si basa su una scala di conoscenza i cui valori corrispondono ad una conoscenza comune e diffusa (1) rispetto all'oggetto della discussione, ad una conoscenza specializzata (2) ed infine ad una approfondita (3) e spesso coincidente con il vissuto soggettivo dell 'autore.
    Livello di approfondimento dell'informazione: Indica in quale rapporto sta la comunicazione su un evento rispetto al vissuto soggettivo dell'autore. Può basarsi su un rapporto di tipo descrittivo (1), opinionistico (2) ed infine a quello, più profondo, emotivo (3) dove chi comunica si apre verso l'altro mettendo allo scoperto le parti più profonde di sé.

    Mattioli (2007) parla di grado di iconicità come quel grado di adeguatezza dell'immagine nel rappresentare la realtà o fenomeno sociale secondo codici condivisi, evidenziando che, nella ricerca sociologica, validità e iconicità dell'immagine vadano a coincidere poichè per validità del dato visivo si intende la capacità dell'immagine-indicatore di rappresentare la realtà così come è stata concettualizzata. Il controllo della validità dei dati visuali o del grado di iconicità dell'immagine ci consente di accertare il grado di corrispondenza tra un'immagine-indicatore e una definizione teorico-concettuale. Per validità dei dati visuali si intende la capacità referenziale di contenere tutti gli aspetti di un dato fenomeno o evento, rilevante ai fini della ricerca. Per Ammassari (1984) la validità logica ricomprende e determina tutti gli altri tipi di validità, in quanto garantisce la coerenza logica tra l'apparato concettuale e la scelta degli indicatori. La validità logica di un indicatore si fonda su codici socioculturali specifici come teorie, ipotesi di ricerca e scelte dei ricercatori, che stabiliscono un'adeguata connessione logico-semantica tra il concetto teorico e l'indicatore visuale selezionato. Quindi, I codici socioculturali determinano I codici iconici e I codici di trasmissione, per cui la validità logica determina la validità del contenuto ovvero il grado di iconicità.

    Per validità relativa alle tecniche utilizzate si intende la verifica dell'adeguatezza e della congruenza dei codici comunicativi e di trasmissione nella rappresentazione degli aspetti del fenomeno sociale rilevante ai fini della ricerca. I codici di trasmissione rimandano a tutte quelle soluzioni tecniche e tecnologiche di ripresa e riproduzione di immagini (fisse e/o in movimento) e più precisamente fanno riferimentoall'inquadratura, ai colori della stampa, all'illuminazione, ai movimenti della macchina, al montaggio, alla qualità sonora, etc. etc. Seguono regole standardizzate ed hanno una funzione denotativa in quanto forniscono gli elementi costitutivi dell'immagine a prescindere dal significato che assumerà nel contesto in cui è inserita. La scelta di uno specifico codice trasmissivo piuttosto che un altro dipende direttamente dai codici socioculturali interiorizzati ed applicati dal ricercatore appartenente ad un determinato gruppo sociale, che dovrà scegliere attentamente la soluzione tecnica più appropriata e rilevante ai fini della ricerca. Questo vuol dire che, dal punto di vista della ricerca sociologica o comunque di una ricerca specialistica di un gruppo o comunità che condivide codici socioculturali, la scelta di usare immagini in bianco e nero e/o a colori o quella di inquadrare la scena da angolature diverse, provoca delle ripercussioni di non poco conto che potrebbero stravolgere un corretto processo di costruzione del dato. Una fotografia tecnicamente ben fatta ed esteticamente bella può aumentare il grado di iconicità del contenuto dell'immagine e riprodurre più fedelmente la realtà studiata. Come tra l'altro, una videoripresa arricchita da una elevata qualità sonora e da una nitidezza del flusso di immagini in movimento, può facilitare e far emergere una più chiara e stretta corrispondenza logica tra gli elementi visuali e le ipotesi teoriche di partenza. Insomma, la scelta delle soluzioni tecniche e dei codici trasmissivi è tutt'altro che un fattore neutro, piuttosto contribuisce considerevolmente a migliorare la qualità del rapporto di indicazione tra un concetto teorico generale e concetti più specifici rappresentati da immagini. Al di là delle questioni tecniche che risultano decisive nella costruzione qualitativamente affidabile dei dati visuali, il ruolo da indiscutibile protagonista del processo spetta alla teoria. Il ruolo che assume la teoria in una ricerca basata sulle immagini è lo stesso, se non di più, di una ricerca basata sui questionari o sulle interviste in profondità. Il ricercatore sociale che si cimenta in un approccio conoscitivo che tiene conto della dimensione visuale della realtà, deve possedere tra le altre, la competenza principale di tradurre i concetti teorici in immagini-indicatori. Il lavoro di produzione fotografica e filmica oltre ad essere supportato da un'indispensabile strumentazione tecnica di buon livello (fotocamera, videocamera, etc.) deve essere guidato da idee, ipotesi teoriche e da approcci metodologici che indichino al ricercatore il cammino corretto e rigoroso che abbia I cosiddetti canoni scientifici. Nella ricerca visuale il rapporto di indicazione tra un concetto teorico e I suoi referenti empirici (visuali) si manifesta attraverso una netta semplificazione dei passaggi logici necessari a tradurre un concetto situato ad un livello altissimo di astrazione in frammenti di questo a livelli sempre più rintracciabili nella realtà e quindi soggetti a rilevazione empirica. Si potrebbe affermare che si passa da una logica d'indagine scompositivo-analitica ad una logica olisticosintetica, con il vantaggio di conservare e non disperdere le informazioni scientifico-sociali ad ogni passaggio o fase di scomposizione. Il messaggio visuale possiede in sè una grande capacità di sintesi descrittiva in grado però di contenere insieme tutti gli elementi costitutivi di un fenomeno sociale. Mentre il linguaggio verbale è costretto a scomporre, dividere, spezzare, il linguaggio iconico coglie contemporaneamente tutti gli aspetti costitutivi della realtà in modo unitario, sincronico, analogico, integrato. Per quanto riguarda la lettura e l'interpretazione dei fenomeni sociali il linguaggio iconico è senz'altro più valido e attendibile di quello verbale e numerico, proprio per la sua intrinseca capacità di cogliere le reciproche interconnessioni degli elementi manifesti che costituiscono la realtà.

    La teoria della Gestal ha evidenziato chiaramente che nel fenomeno della percezione visiva l'immagine viene registrata come un insieme e poi viene codificata e trasmessa attraverso il sistema nervoso visivo dall'occhio fino alla corteccia cerebrale. L' aspetto centrale della psicologia gestaltiana viene chiamato il raggruppamento percettivo secondo il quale il tutto è più della somma delle parti. Tutti noi abbiamo la tendenza ad organizzare il campo visivo in gruppi significativi di oggetti, configurazioni o stimoli. Nella cultura occidentale moderna l'atto di vedere coincide con l'atto di sapere, conoscere, e lo sguardo rappresenta lo strumento principe per costruire conoscenza. L'occhio e il sistema visivo in generale, sono considerati degli strumenti di acquisizione di conoscenza che ci permettono di interagire con il mondo circostante e quindi vivere.

    Di seguito viene illustrata una rappresentazione grafica di un ipotetico iter logico che intraprende un concetto quando intende collegarsi alla realtà all'interno di una cornice di ricerca visuale.


     


    Nel momento in cui si è scelto il problema e/o le aree problematiche e si è definito l'obiettivo cognitivo dell'indagine si passa alla definizione operativa del concetto generale. Contemporaneamente, si procede nel selezionare e scegliere le immagini già esistenti e prodotte da altri all'interno di una cultura tra quelle con il più alto grado di iconicità, o in alternativa se ne possono produrre direttamente di nuove con l'ausilio degli strumenti di rilevazione scelti come idonei ai fini della ricerca. Quindi si parla di sociologia sulle immagini quando si selezionano delle icone già esistenti e prodotte da altri, mentre si parla sociologia con le immagini quando è il ricercatore stesso a costruirne ad hoc di nuove. Per esempio, all'interno di un'indagine potrei utilizzare delle immagini già esistenti (sociologia sulle immagini) per rappresentare una teoria generale o dei concetti teorici più specifici, e successivamente produrre una serie di dati visuali empirici (sociologia con le immagini) per confermare e validare le ipotesi avanzate. O anche procedere inversamente. Nella pratica della ricerca I due metodi si fondono insieme e interagiscono strettamente.

    L'immagine selezionata e/o costruita ad hoc ricoprirà il ruolo di indicatore e al contempo di variabile specifica del concetto generale e sarà il punto di partenza, lo spunto visivo ed operativo da cui partirà la rilevazione. Tra il piano della concettualizzazione e il piano dell'operativizzazione si viene così a creare una sorta di giustapposizione. Un rapporto più diretto e flessibile tra teoria e dati empirici. Una connessione tra piano teorico e piano empirico che è garantita e mediata da un linguaggio come quello iconico che ha la qualità di essere comprensibile a tutti, immediato, profondo, sintetico, ma non per questo dispersivo, ascientifico e quindi considerato come male minore.

    Note

    1] Schema riadattato da me tratto dal manuale di Metodologia e Tecniche della ricerca sociale, Corbetta P., 1999, pag 118.

    Bibliografia

    Ammassari P., “Validità e costruzione delle variabili: elementi per una riflessione”, Sociologia e ricerca sociale,1984.
    Ciampi M. Direzioni di ricerca della sociologia visuale in Italia nell’ultimo decennio: un’analisi critica, tesi di dottorato in Metodologia delle scienze sociali, Università di Roma La Sapienza, 2004.
    Cipolla C. e Faccioli P., Introuzione alla sociologia visuale, Franco Angeli, Milano, 1993.
    Corbetta P.; Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Mulino, Bologna, 1999.
    Mattioli F., Sociologia visuale, Nuova Eri, Roma, 1991.
    Mattioli F., La sociologia visuale. Che cosa è, come si fa., Bonanno, Acireale-Roma, 2007.
    Termine L., La scrittura fotografica, La Nuova Italia, Firenze, 1987.


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