• Home
  • Rivista M@gm@
  • Quaderni M@gm@
  • Portale Analisi Qualitativa
  • Forum Analisi Qualitativa
  • Advertising
  • Accesso Riservato


  • Immagine & Società
    Fabio La Rocca (a cura di)

    M@gm@ vol.6 n.2 Maggio-Agosto 2008

    ALLA RICERCA DELL'IMMAGINE VIDEO NEL CIBERSPAZIO


    (Traduzione Paolo Coluccia)

    Amal Bou Hachem

    bouhac_am2000@yahoo.fr
    Ricercatore al CeaQ (Centre d’Étude sur l’Actuel et le Quotidien), Università Descartes Sorbonne Paris V; Responsabile del GRIS (Groupe de Recherche sur l’Image en Sociologie).

    L’immagine conosce ai nostri giorni una proliferazione mai eguagliata. Con Internet, e la digitalizzazione in particolare, le possibilità tecniche di creazione e di diffusione si sono largamente massificate e diffuse in questi ultimi anni. A questo riguardo, possiamo vedere il successo formidabile e folgorante di siti condivisi e di diffusione d’immagini video.

    Si assiste ad un fenomeno «fatto tutto d’immagini», «condividetele gli uni con gli altri». Le questioni di ciò è che è un’immagine, ciò che è una pellicola, ciò che è l’arte, sono sempre più di aureolate ondulazioni, di porosità, d’interazione tra esse? Il villaggio globale favorisce la distinzione nell’indistinzione. Tutti singolari, tutti simili? Tutto entra e sorge ormai dall’elaboratore e dalla rete. Quest’articolo propone una lettura di questo fenomeno di proliferazione d’immagini mobili attraverso due esempi di siti di condivisione d’immagine video: Youtube e Dailymotion.

    Se si traducono i nomi di quest siti, il tubo è una scatola ad immagine (boobtube), Youtube è qualcosa come la «la tua televisione per te», Dailymotion è un movimento quotidiano. L’accento è dall’inizio messo sulla partecipazione, la condivisione e il quotidiano. Questi siti ci offrono una divulgazione ad oltranza della creazione dilettante. È quest’aspetto che c’interessa in particolare.

    Si assiste all’emergere di un’immagine video spontanea, grezza e primitiva, liberata dalle costrizioni tecniche e finanziarie. In questi siti, le produzioni amatoriali affiancano estratti di trasmissioni televisive, annunci pubblicitari, piccoli filmati messi in linea o girati da internauti. È un contenuto generato dagli utenti. Nei video amatoriali, si trovano video familiari, performance, film con una storia montata e lavorata o ancora dei remixages tecno, video giochi, diari intimi (ad esempio Geriatric 1927 che racconta la sua vita in 79 film) che manifestano ed esibiscono intimità oppure sono dimostrazioni di sé in situazioni messe in scena. Si assiste ad un desiderio dei “realizzatori” (dico qui realizzatori e non internautes poiché Youtube e Dailymotion hanno anche creato conti speciali, “director” e “creative content”, per le persone che consegnano un contenuto originale) di comunicare il loro mondo interiore. Si trovano in questi siti altrettanti palcoscenici dove le persone si mettono in scena, rivelano o esibiscono alcuni aspetti della loro intimità. L’espressione di sé fa parte dei temi ricorrenti di quest’internauti. Citiamo anche l’affluenza di video a carattere politico dove gli internauti, per esempio, hanno voluto esprimere il loro punto di vista sulle ultime elezioni, in particolare sul sito francese Dailymotion.

    Queste piattaforme rivelano numerosi tentativi di creazione, dalla semplice espressione di sé a vere ricerche artistiche. Stranezza, rapidità, prossimità e seduzione potrebbero essere alcune delle proprietà di questi video. Si potranno così individuare tentativi di sviluppare nuovi mezzi di comunicazione mediante l’uso dell’immagine video, o fondare una comunità, in seno alla quale si reinventerebbe un sentimento d’appartenenza (si possono inserire i film in gruppi tematici).

    Questi video cercano di mostrare lo stupore di afferrare frammenti del mondo in movimento. Ci s’interessa ai luoghi comuni, al banale ed al quotidiano, a ciò che si vive qui ed ora, ma si trovano anche testimonianze di situazioni vissute, di percezioni di un reale i cui realizzatori sono stati testimoni: “la CPE, io c’ero”.

    Da un punto di vista creativo, appaiono nuove forme di scrittura, più interattive tra autori e spettatori, più istantanee. Queste immagini sono prima di tutto realizzate per essere inviate. Si registra e si diffonde immediatamente; alcuni siti propongono anche d’inviare direttamente le immagini di una webcam senza registrazione preliminare. L’utilizzo del telefono portatile come macchina fotografica diventa quasi naturale. È molto facile pubblicare i propri video sul web, condividerli, commentarli. Questi luoghi di scambio trasformano l’utilizzatore in attore del web.

    Perché è importante per noi interessarci a queste immagini amatoriali dilettanti? Forse, perché questi video diventano l’anima delle masse, della folla: massa di sogno, di affettività, d’immagine, ribollirimento d’umanità, più a vicino alla vita, al reale.

    Come se “queste immagini permettessero, al di là e al di qua delle mediazioni, di accedere ad una specie di conoscenza diretta, conoscenza derivata dalla condivisione, dalla messa in comune delle idee, icuramente, ma anche delle esperienze, dei modi di vita e dei modi di essere” (Michel Maffesoli, 1983, p. 91).

    Ne L’oeuvre d’art à l’époque de sa reproductibilité tecnique (1935-1936), Benjamin evoca il declino dell’aura. Ma il nuovo regime dell’arte può secondo lui essere percepito in modo positivo. Queste immagini video, secondo noi, permettono di accedere al “inconsciente visivo” di cui parlava Benjamin. Cio che è proprio della coscienza sociologica, come ce lo ricorda Edgar Morin, è di portare contemporaneamente alla superficie l’inconsciente insospettato e di approfondire le prese di coscienza di superficie. La profondità di queste immagini sarebbe allora soltanto la percezione della profondità del sociale.

    Questi entusiasmi collettivi dell’immagine (creare o osservare) si inscrivono in una estetizzazione del quotidiano, dell’esperienza, dell’esistenza, della vita. Questi siti ci offrono una capacità d’espressione, uno spazio relazionale, una relazione d’attualità, una prospettiva d’implicazione, un rapporto con il mondo più immediato, uno spazio sociale d’incontro e di sperimentazione sociali. Da questo punto di vista, questa immagine video diventa ciò che i situazionisti, iniziando un buon numero di approcci e di esperienze, hanno indicato: la scomparsa dell’arte in quanto rappresentazione a vantaggio dell’esperienza e dell’incontro.

    Tramite il digitale, si oscilla verso un’era di reincantamento del mondo. Questo entusiasmo di creazione d’immagini non corrisponde a questo desiderio di estetizzare la propria esistenza, di fare della propria vita un’opera d’arte?

    Questa creazione può essere compresa soltanto in interazione con l’ambiente. La nostra epoca sembra abbastanza sensibile al discorso nietzscheano che sostiene una potenza, una creatività percorrendo la vita e il linguaggio; le culture per lui devono essere valutate a seconda che cerchino di sviluppare o di distruggere questa creatività. Così oppone il divenire-sacerdote, che deprezza la vita in nome di valori detti superiori o transcendenti, ed il divenire-artista che cerca di sviluppare il potenziale d’intensità e di creatività inerente al mondo così come è. Il divenire-artista si situa “al di là del bene e del male”. Ma Nietzsche precisa: “Al di là del bene e del male, non vuole dire oltre il buono ed il cattivo”. C’è sempre un criterio di valutazione di ciò che si fa e di ciò che si vive, ma è un criterio immanente a ciò che si vive, misura l’ntensità e la qualità dell’esistenza e non la sua conformità ad un codice o ad un ideale – esattamente come un’opera d’arte, che apprezziamo non secondo i canoni oggettivi della bellezza, ma in relazione all’intensità e al piacere che ci procura.

    Ricordiamo ciò che diceva Foucault a proposito dell’arte. Inserendosi in una certa derivazione nietzscheana, ci dice: “Ciò che mi stupisce, è il fatto che nella nostra società l’arte è diventata qualcosa che è in relazione soltanto con gli oggetti e non con gli individui o con la vita (...). Ma la vita di ogni individuo non potrebbe essere un’opera d’arte? Perché una lampada o una casa sono degli oggetti d’arte e non la nostra vita?” (Michel Foucault, 1994/2001, p.392).

    Foucault propende per un’estetica dell’esistenza, che è caratterizzata “dall’idea secondo la quale la principale opera d’arte di cui occorre preoccuparsi, il posto dove si devono applicare valori estetici, è se stessi, la propria vita, la propria esistenza” (ibidem, p. 402). Il contesto in cui Foucault fa queste dichiarazioni è importante per comprenderne la portata. Siamo in California, su uno dei campus universitari più attivi e più influenti nel periodo d’effervescenza alla fine degli anni ‘60 ma, a quest’epoca (fine ’70 inizio ‘80), i movimenti libertari conoscono un mutamento decisivo: sono sempre meno politici o ideologici, e sempre più incentrati sull’espansione individuale. “Alle lotte contro l’imperialismo e la mercantilizzazione seguono le rivendicazioni della libertà sessuale e delle droghe (...). Canti di protesta e strategie d’occupazione lasciano spazio alle sedute d’espressione spontanea ed alle serate sfrenate del fine settimana” (Cusset, 2003, pp. 67-68).

    Il terreno sul quale si situano i movimenti femministi o omosessuali, non è più quello della politica ma quello, più vasto e più diffuso, della cultura.

    Ciò che aggiunge M. Maffesoli ne Le rythme de la vie: “L’enfasi è messa sul lato qualitativo dell’esistenza. Qualsiasi cosa che fanno nello spirito del tempo, non si vuole più perdere la propria vita nel conquistarla (...) tutto ciò dimostra una nuova etica, che si fonda sull’estetica. Cioè vibrare insieme, provare emozioni e passioni collettive”.

    Si può dire che l’espansione personale - fare della propria vita un’opera d’arte - è diventata il pensiero caratteristico di quest’inizio del 21° secolo al quale corrispondono questi entusiasmi per questa proliferazione di qualsiasi forma d’immagini


    BIBLIOGRAFIA

    Benjamin W. (2003). L’œuvre d’art à l’époque de sa reproductibilité technique, Paris, Allia. (1ère édition 1935).
    Cusset F. (2003). French Théory, Paris, La Découverte.
    Foucault M. (1994-2001). Dits et écrits, Paris, Gallimard, Coll. Quarto.
    Maffesoli M. (1983). La contemplation du monde, Paris, Grasset.
    Maffesoli M. (2004). Le rythme de la vie Variation sur l'imaginaire post-moderne, Paris, La Table Ronde, Coll. Contretemps.


    Collana Quaderni M@GM@


    Volumi pubblicati

    www.quaderni.analisiqualitativa.com

    DOAJ Content


    M@gm@ ISSN 1721-9809
    Indexed in DOAJ since 2002

    Directory of Open Access Journals »



    newsletter subscription

    www.analisiqualitativa.com