 
 
      Salute mentale e immaginario nell'era dell'inclusione sociale
Orazio Maria Valastro (a cura di)
M@gm@ vol.5 n.1 Ottobre-Dicembre 2006
IL LAVORO IN RETE COME ELEMENTO DEL CONTESTO D'INTERVENTO NELLA SALUTE MENTALE
      Isabelle Deliège
isabelle_deliege@hotmail.com
        Dottore in Scienze Sociali, orientamento 
                    comunicazione (Università Cattolica di Louvain, Belgio); Dopo 
                    una formazione di base in comunicazione, si è interessata 
                    alla psicologia, nel contesto di un Diploma di Studi Complementari 
                    in scienze psicologiche; In seguito ha realizzato la sua ricerca 
                    di dottorato nell'ambito della salute mentale, dove continua 
                    a lavorare in qualità di ricercatrice presso l'Istituto Wallon 
                    per la Salute Mentale (Namur, Belgio), proseguendo le sue 
        ricerche sul lavoro di rete.
Introduzione
                    
                    Tutti sono oggi d’accordo nel riconoscere l’evoluzione nel 
                    contesto d'intervento nella salute mentale. Ultimamente, è 
                    particolarmente caratterizzato dallo sviluppo del lavoro in 
                    rete per gli operatori sanitari. Di fronte a situazioni problematiche 
                    complesse, si tratta di proporre la soluzione più adeguata 
                    possibile alla persona in stato di sofferenza psichica, considerandola 
                    nella sua globalità: le molteplici difficoltà alle quali essa 
                    è confrontata possono richiedere l'intervento, congiunto o 
                    successivo, di una pluralità di professionisti di vari campi: 
                    della salute mentale, della giustizia, dell'inserimento professionale, 
                    dell'alloggio, ecc. L'azione di questi professionisti deve 
                    essere coordinata e concertata: questo è lo scopo del lavoro 
                    in rete.
                    
                    La maggior parte dei professionisti psico-medico-sociali è 
                    oggi portata a pensare ed agire considerando che il loro intervento 
                    non si integra soltanto nell’ambito di un'istituzione, ma 
                    di una rete più globale. Questo lavoro in rete costituisce 
                    anche per alcuni una “filosofia di lavoro”. In modo molto 
                    pragmatico, le azioni nelle quali si impegnano i componenti 
                    di una rete possono essere descritte come segue: stabiliscono 
                    e gestiscono i contatti nell'ambito di questa rete, imparano 
                    a conoscersi, regolando le loro aspettative rispetto a i vari 
                    servizi proposti da ciascuno, scambiano informazioni sulla 
                    situazione del patiente, generalmente in sua presenza, fanno 
                    il punto della situazione, accumulano punti di vista differenti 
                    sulla situazione, riflettono sul loro funzionamento, prevedono 
                    insieme la presa in cura e negoziano l'implicazione di ciascuno, 
                    ridefinendo il loro ruolo.
                    
                    Tuttavia il concetto di rete non è nuovo nel settore psico-medico-sociale: 
                    la denominazione è nata con la corrente dell’antipsichiatria 
                    che si è sviluppata negli anni 60-70 partendo da una critica 
                    dell'istituzione. In questo articolo, il funzionamento in 
                    rete sarà rimesso in contesto secondo questo punto di vista. 
                    Ciò che fa la specificità del contesto d'intervento attuale 
                    risiede piuttosto nell'iscrizione di questo tipo di funzionamento 
                    nella politica pubblica statale. Successivamente, l'esempio 
                    del contesto politico belga rispetto alla salute mentale servirà 
                    ad illustrare questa situazione. Infine, sarà tenuto conto 
                    di alcune delle questioni e delle difficoltà sollevate dal 
                    lavoro in rete, come elemento contestuale dell'intervento 
                    dei professionisti dei settori psico-medico-sociali; esse 
                    sono state messe in evidenza principalmente tramite un’osservazione 
                    sul campo [1].
                    
                    I Rete versus istituzione?
                    
                    Per il sociologo Jean-Louis Genard, "il concetto di rete si 
                    oppone ad un concetto d'istituzione pensata sul modello di 
                    un'organizzazione centralizzata, che accumula e monopolizza 
                    sapere e potere" (Genard, 2003, p. 43). La politica pubblica 
                    dello Stato Sociale contribuiva a riprodurre questi sistemi, 
                    fortemente differenziati, dove un'istituzione concentra l'attenzione 
                    delle politiche in ogni campo: l'ospedale psichiatrico per 
                    la salute mentale, la scuola per l’ambito scolastico …
                    
                    "Questo modo d'azione fortemente differenziato, basato su 
                    un monopolio istituzionale ed una logica di specializzazione" 
                    (Idem, p. 45) è rimesso in questione dalle tendenze attuali 
                    alla pluralità delle conoscenze ed all'apertura dei campi 
                    professionistici, che si incontrano nella rete. Il vecchio 
                    sistema, che procede parallelamente ad una sottrazione delle 
                    conoscenze, delle competenze e, quindi, del potere, nel capo 
                    degli utenti, diventa obsoleto. La logica all’opera in questo 
                    sistema istituzionale si urta ad alcune tendenze caratteristiche 
                    della società contemporanea come "l'aumento della società 
                    civile e dell'associazionismo, che ovviamente rivendicherà 
                    competenze acquisite in pratiche che hanno mostrato la loro 
                    pertinenza" (Ibid.). Non è dunque un caso se la semantica 
                    della "responsabilità dell'utente", della sua partecipazione 
                    attiva al processo di cura, della valorizzazione delle sue 
                    competenze, fiorisce oggi nella retorica dei professionisti 
                    della salute mentale. Traducono infatti questa tendenza ad 
                    un passaggio del modello dell'istituzione a quello della rete, 
                    nelle modalità di presa in cura del paziente.
                    
                    Con il lavoro in rete, si assiste non soltanto alla moltiplicazione 
                    degli operatori ma anche alla diversificazione, alla de-dogmatizazzione 
                    ed alla de-formalizzazione delle conoscenze: "s’impone oggi 
                    una relazione più pragmatica alla conoscenza" (Idem, p. 46), 
                    che costituisce uno degli aspetti del contesto di cambiamento 
                    dei modi di coordinamento, che conosciamo attualmente.
                    
                    La rete si oppone dunque non soltanto all'istituzione centralizzata, 
                    che concentra il monopolio della conoscenza e del potere, 
                    ma si libera dall’etichetta di "istituzione pensata semplicemente 
                    come un interno di fronte ad un esterno, secondo un'opposizione 
                    dura tra organizzazione ed ambiente" (Idem, p. 44). In un'istituzione 
                    che funziona in rete, i contatti con le altre istituzioni 
                    sono intensificati e si realizzano delle collaborazioni simili 
                    alle collaborazioni interdisciplinari con altri partner nell'ambito 
                    della stessa.
                    
                    Rispetto alle modalità di coordinamento dell'azione nel modello 
                    della rete, le relazioni di collaborazione e di negoziazione 
                    tra operatori - dunque orizzontali - tendono a succedere alle 
                    relazioni gerarchiche, caratteristiche del modello istituzionale. 
                    La rete offre così potenzialmente uno spazio dove le norme 
                    possono co-costruirsi nell'interazione ed in cui il controllo 
                    è esercitato maggiormente dai pari livello che da un superiore 
                    - come nel modello istituzionale. Notiamo che la questione 
                    del potere non è completamente eliminata dalle reti: questa 
                    questione è sempre presente dietro l’ideale di orizzontalità.
                    
                    II L’iscrizione del lavoro in rete nelle politiche 
                    pubbliche
                    
                    Ciò che è nuovo nel contesto d'intervento nella salute mentale 
                    attuale, è il fatto che la necessità di coordinamento in rete 
                    sia stata ripresa, da alcuni tempi, nelle politiche pubbliche 
                    in materia di salute mentale. In particolare in Canada (Quebec), 
                    dove si sviluppano da alcuni anni le "reti di cura integrate" 
                    (Fleury, Ouadahi, 2002). Anche in Belgio, l'organizzazione 
                    ed il funzionamento delle cure sanitarie mentali tendono a 
                    riorganizzarsi sul modello delle reti e circuiti di cura [2]. 
                    Il servizio pubblico federale della salute ha lanciato, nell’autunno 
                    2006, "progetti terapeutici" per i pazienti psichiatrici "cronici 
                    e complessi" [3]. Questo 
                    dispositivo mira a sperimentare le condizioni di funzionamento 
                    in rete e le modalità di concertazione attorno al paziente, 
                    sia per quei pazienti che richiedono l'intervento congiunto 
                    di professionisti di vari tipi di istituzioni nel settore 
                    sanitario mentale, della salute, ma anche di altri settori: 
                    aiuto sociale, aiuto all’infanzia maltrattata ecc. ... Le 
                    istituzioni sono state invitate a cercare dei partner - ed 
                    almeno un servizio sanitario mentale, un ospedale psichiatrico 
                    ed un gruppo di medici generici o un servizio di coordinamento 
                    delle cure a domicilio - per concepire e presentare tale progetto 
                    per una popolazione determinata. Le modalità di funzionamento 
                    e di presa in cura in rete, sviluppate in ogni progetto, saranno 
                    discusse e valutate nel quadro di "concertazioni trasversali", 
                    organizzate con i promotori di vari progetti, con l'appoggio 
                    di gruppi di ricercatori. L'obiettivo di questi progetti consiste 
                    a fare delle proposte strutturali di modalità di funzionamento 
                    in rete, che possano essere messe in opera in grande scala, 
                    per l'organizzazione delle cure sanitarie mentali, oltre a 
                    questi «progetti pilota». Notiamo che quest'iniziativa del 
                    Ministero Federale della Sanità suscita il dibattito e la 
                    riflessione presso gli operatori sul campo, nel settore sanitario 
                    mentale e nei settori connessi. Si interrogano in particolare 
                    sull'opportunità "di formalizzare" o meno le pratiche di rete 
                    già esistenti; non c'è unanimità sulla questione [4].
                    
                    La politica pubblica belga sulla salute integra dunque quest'imperativo 
                    di coordinamento e di funzionamento in rete tra i vari operatori. 
                    Anche il modello di funzionamento dello stato è portato ad 
                    evolversi perchè il sistema centralizzato ed iper specializzato 
                    dello Stato assistenziale non è più adatto alla realtà pratica 
                    delle istituzioni. Il sistema di funzionamento statale si 
                    orienta oggi maggiormente, secondo i sociologi contemporanei, 
                    verso il modello "dello Stato-rete" (De Munck, Genard, Kuty, 
                    Vranckent, Del goffe, Donnay, Moucheron, Macquet, 2003). Quest'ultimo 
                    svolge piuttosto un ruolo di coordinatore, privilegia il funzionamento 
                    per progetto, come per i “progetti terapeutici” suddetti, 
                    e tenta di sostenersi di più sulla competenza degli operatori 
                    sul campo per elaborare le politiche di cura, tramite processi 
                    di concertazione e metodologie "bottom-up".
                    
                    Questo funzionamento in rete, sviluppato sul campo e gradualmente 
                    ripreso dalle politiche pubbliche, si presenta dunque come 
                    un nuovo modello, paradigmatico delle evoluzioni in corso, 
                    con tutto ciò che può avere di normativo o di idealizzato: 
                    quando si parla di rete, si parla spesso di ciò che dovrebbe 
                    essere. Al di là del modello teorico, il funzionamento in 
                    rete costituisce inoltre una pratica concreta, che impone 
                    delle riflessioni sul campo, alle quali gli operatori tentano 
                    ogni giorno di trovare risposte, come lo vedremmo nel prossimo 
                    punto.
                    
                    III Le questioni e le difficoltà legate al funzionamento 
                    in rete
                    
                    I problemi sollevati dal funzionamento in rete sono di vari 
                    tipi: alcuni sono più concettuali, altri più pragmatici. Saranno 
                    trattati successivamente.
                    
                    Generalmente, una prima problematica è legata ai concetti 
                    stessi d'istituzione e di rete. Questa proviene semplicemente 
                    dal fatto che, come già detto prima, la rete, nel settore 
                    psico-medico-sociale, si è costruita su una critica dell'istituzione. 
                    Ma oggi, nella pratica, sono le istituzioni che compongono 
                    la rete e che cercano di funzionare secondo una logica reticolare, 
                    che per definizione sarebbe opposta alla loro. Il modello 
                    gerarchico dell'istituzione si trova rimesso in discussione 
                    dalle logiche orizzontali delle reti, che si sviluppano nelle 
                    collaborazioni al di là delle loro frontiere istituzionali. 
                    Le logiche di rete incrociano gli approcci e le conoscenze, 
                    contrariamente alle istituzioni dove un tipo di conoscenza 
                    particolare si trova generalmente in una posizione di punto 
                    di riferimento, come la conoscenza medica nell'istituzione 
                    ospedaliera.
                    
                    Tuttavia, le istituzioni, così stimolate, continuano ad esistere; 
                    ma sono spinte ad adattarsi, riconsiderarsi e modificarsi, 
                    in base alla questione: cosa è un'istituzione in interazione? 
                    Nel contesto attuale d'intervento in salute mentale, il funzionamento 
                    gerarchico istituzionale ed il funzionamento reticolare orizzontale, 
                    - le cui differenze sono state messe in evidenza sopra, in 
                    modo forse un po' caricaturale, mettendo in opposizione i 
                    due modelli - sono portati a coabitare. Coesistono spesso 
                    in forme d'organizzazione ibride, cosa che non è senza conseguenze 
                    per i professionisti sul campo, che si trovano a volte divisi 
                    tra le due logiche.
                    
                    a. Se, nell'istituzione, il potere e la responsabilità 
                    si organizzano e si distribuiscono secondo la linea gerarchica, 
                    la rete rimette in discussione il processo decisionale e la 
                    responsabilità di ciascuno - rispetto all'assistenza al paziente 
                    -, poiché non sono definite a priori tra le entità partner.
                    
                    Ad esempio, dove comincia la responsabilità di un'istituzione, 
                    rispetto al fatto di proporre una presa in cura adeguata alla 
                    persona che si rivolge ad essa, e dove si ferma quella dell'istituzione 
                    che interveniva precedentemente? Nel momento in cui il paziente 
                    lascia l'istituzione? Se si estende oltre, fino a che punto? 
                    Tutto ciò è da definire nell'interazione, molto spesso caso 
                    per caso. Tra professionisti di diverse istituzioni che intervengono 
                    insieme in una situazione, non esistono relazioni gerarchiche 
                    a priori. E se i partecipanti parlano spesso di "corresponsabilità" 
                    nell'ambito della rete, come può esercitarsi concretamente, 
                    in particolare quando i pareri non sono concordi a proposito 
                    dell'orientamento più adeguato per la presa in cura? Alcuni 
                    casi tragici indicano purtroppo che, nella rete, è a volte 
                    la diluizione della responsabilità che prevale. Occorre istituire 
                    un ruolo di "coordinatore della rete" per questa ragione? 
                    La funzione di "persona di riferimento" esiste già nell'ambito 
                    di numerose istituzioni e, in alcuni servizi, dei case managers 
                    appaiono: il loro ruolo consiste nell’elaborazione di un progetto 
                    di presa in cura, con la persona, nell'ambito della rete e 
                    nel gestire il legame - o i conflitti - con gli altri partners 
                    della rete, per garantire la continuità.
                    
                    Correlativamente, ci si può interrogare sul modo in cui si 
                    prendono decisioni in una rete. Se sono i principi di collegialità, 
                    d'unanimità e d'orientamento verso un obiettivo comune che 
                    devono prevalere, non c’è un rischio di orientarsi verso una 
                    rete "troppo consensuale", potenzialmente coercitivo per l’utente? 
                    Come assicurarsi che ci sia sempre un’apertura al dibattito, 
                    alla discussione, alla complementarità dei punti di vista, 
                    nell'ambito della rete?
                    
                    b. Per funzionare bene insieme, è importante 
                    che i partner della rete spinti a collaborare, si conoscano 
                    perfettamente e inoltre secondo il parere di alcuni, che formalizzino 
                    procedure di funzionamento tra loro - ad esempio contattare 
                    sistematicamente tale personna di tale istituzione se un paziente 
                    del suo settore arriva da loro, ecc. ... Questa formalizzazione 
                    permette di superare i legami personali di compassione o d'amicizia, 
                    per natura non trasferibili. Queste relazioni, se sono utili, 
                    in particolare per garantire il trasferimento di un patiente 
                    da un professionista o da un’istituzione ad un’altra ed il 
                    «transfert» per il paziente, non bastano a garantire una certa 
                    uniformità o un'uguaglianza di presa in cura in termini di 
                    sanità pubblica. Senza formalizzazione, come garantirsi di 
                    avere pensato a tutti i partner potenziali indicati? L'esistenza 
                    di procedure o di una forma di "costrizione" di collaborazione 
                    può anche costituire un motore per andare ad incontrare altri 
                    partner della rete. D'altra parte, qualsiasi formalizzazione 
                    implica di rendere più rigido il funzionamento. Come evitare 
                    i "partenariati costretti" ed assicurarsi che questi siano 
                    sempre coloro che convengono meglio alla situazione particolare 
                    del paziente, e non coloro che si impongono per abitudine 
                    di collaborazione tra colleghi? Queste sono una serie di questioni 
                    che si pongono i partecipanti di una rete. Una parte di loro 
                    rivendica una più grande libertà e una minore costrizione 
                    possibile nello stabilimento dei partenariati.
                    
                    c. La rete procede parallelamente ad una 
                    responabilizzazione dell'utente. La rete deve costruirsi in 
                    funzione delle sue necessità specifiche. L'utente si trova 
                    dunque al centro della rete. Il contesto d'intervento raccomanda 
                    che l’utente sia "partecipe della sua presa in cura", e non 
                    oggetto di cura, cioè che partecipi attivamente sia alle decisioni 
                    sia al suo orientamento nella rete, o in altre parole al suo 
                    percorso di cura. Generalmente, l’obiettivo è l'autonomia 
                    o l’autonomizzazione dell’utente. Correlativamente, l'intervento 
                    dei professionisti evolve piuttosto verso una forma di "accompagnamento" 
                    e di sostegno della persona. Queste logiche di partecipazione 
                    dell'utente si incontrano a molti livelli: non soltanto quello 
                    della presa in cura individuale - dove possono essere formalizzate 
                    sotto forma di "contratto" che stabilisce le condizioni di 
                    presa in cura - ma anche ad un livello più collettivo, quello 
                    della partecipazione delle associazioni di utenti all'elaborazione 
                    delle politiche sanitarie pubbliche ed all'organizzazione 
                    delle cure. La questione da porsi è quella di sapere se il 
                    paziente, che soffre di malattia mentale, è realmente, in 
                    ogni caso, nella situazione di potere occupare questa posizione 
                    di partecipazione. Dispone delle competenze e delle informazioni 
                    necessarie e sufficienti per agire come tale? Responsabilizzarlo 
                    in una situazione in cui può difficilmente esserlo, non significa 
                    a volte escluderlo dal programma di cura - in particolare 
                    quando non rispetterebbe alcune norme del contratto, che costituiscono 
                    una condizione della sua presa in cura in quest'istituzione 
                     [5]. Qual’è inoltre la 
                    sua libertà di scelta quando una sola proposta gli è fatta? 
                    Si può allora riassumere alla libertà di accettare o rifiutare 
                    una soluzione.
                    
                    d. La rete può concepirsi come la mobilizzazione 
                    e l'articolazione di una molteplicità di conoscenze e di competenze 
                    attorno ad una situazione, mentre l'istituzione è costruita 
                    piuttosto attorno ad una conoscenza in posizione di monopolio. 
                    Come visto precedentemente, le istituzioni spesso funzionano 
                    in rete ed il processo decisionale non è necessariamente chiarito 
                    al livello della rete. Vi può essere quindi una tensione, 
                    anzi un paradosso, tra la logica del funzionamento istituzionale 
                    e la volontà, nell'ambito della rete, di sfruttare una pluralità 
                    di approcci istituzionali, di discipline diverse, di farle 
                    dialogare attorno ad un caso. L'istituzione, anche se può 
                    essere pluridisciplinare, afferma di fatto generalmente la 
                    superiorità di una conoscenza come punto di riferimento privilegiato, 
                    quando si tratta di prendere una decisione. Nella maggior 
                    parte delle istituzioni in salute mentale, una corrente psicologica 
                    occupa il posto di "sapere di riferimento". Questa posizione 
                    di riferimento può tradursi concretamente sotto varie forme. 
                    Eccone alcune messe in evidenza dalle nostre osservazioni 
                    sul campo in un'istituzione che si occupa di salute mentale 
                    e funziona in rete:
                    1° Quando i professionisti tentano di teorizzare e costruire 
                    modelli della loro pratica, una pratica a volte innovatrice, 
                    "sviluppata empiricamente" sul campo, lo fanno in modo privilegiato 
                    a partire dalla teoria o dalla conoscenza messa in posizione 
                    di riferimento nell'istituzione. Nel nostro studio di caso, 
                    è la conoscenza psicanalitica che occupa questa posizione.
                    2° Se si possono mettere in evidenza, nell'ambito dell'istituzione 
                    che funziona in rete, processi di "scambi di conoscenze" tra 
                    professionisti, sono in modo privilegiato i detentori di conoscenza 
                    psicanalitica che trasmettono la loro conoscenza ai loro colleghi. 
                    Gli altri professionisti, che non sono psicanalisti ma assistenti 
                    sociali, psicomotricisti, animatori - trasmettono di rado 
                    la loro conoscenza o una teorizzazione della loro pratica 
                    agli altri.
                    3° I luoghi di riflessione dei partecipanti rispetto alla 
                    loro pratica, come le supervisioni, i seminari, devono essere 
                    psicanalitici. Quando la scelta di un supervisore si pone, 
                    il responsabile dell'istituzione suggerisce ai suoi colleghi 
                    invitati a nominarne uno, che questo sia tassativamente uno 
                    psicanalista. Quanto ai seminari, dove il gruppo lavora su 
                    testi, che gli permettono di riflettere sulla loro pratica, 
                    di collegare teoria e pratica, i testi scelti sono, sulla 
                    durata dell'osservazione, per la maggior parte psicanalitici. 
                    Ovviamente, i vari professionisti del gruppo, che non sono 
                    tutti formati alla disciplina psicanalitica, non possono avere 
                    tutti lo stesso livello di conoscenza in questa materia, elemento 
                    che è di natura tale da influire sulla loro legittimità per 
                    prendere la parola sulla questione in questi luoghi.
                    
                    Conclusione
                    
                    Il funzionamento in rete fa oggi parte integrante del contesto 
                    d'intervento in salute mentale. I professionisti sono portati 
                    a pensare ed agire con logiche che superano la loro sola istituzione 
                    e prendono in considerazione la rete: logiche orizzontali, 
                    di collaborazione, d'incrocio degli approcci. Se il lavoro 
                    in rete si presenta come un imperativo nell'ambito dell'istituzione 
                    e al di là delle sue stesse frontiere, non eclissa pertanto 
                    il modello di funzionamento istituzionale. Presentare nel 
                    loro contesto le pratiche di coordinamento in rete nel settore 
                    psico-medico-sociale ci insegna come il modello della rete 
                    e quello dell'istituzione sono strettamente legati. La logica 
                    di coordinamento in rete si inscrive sempre più profondamente 
                    nella cultura, fino ad essere ripresa nella politica pubblica 
                    di salute, come si vede con il caso del Belgio. A partire 
                    da un'analisi delle pratiche, una serie di questioni e di 
                    difficoltà possono essere messe in evidenza a proposito dell’operatività 
                    delle pratiche di rete nel campo psico-medico-sociale, mostrando 
                    che i professionisti della salute mentale che funzionano in 
                    rete nel quadro di un'istituzione possono a volte essere sottoposti 
                    ad ingiunzioni contradittorie. Infatti, gli imperativi del 
                    funzionamento istituzionale e del funzionamento in rete che 
                    coabitano oggi possono, a volte, incrociarsi e costituiscono 
                    così il paradosso della situazione attuale.
                    
                    
                    NOTE
                    
                    1] Indagine sul lavoro di 
                    rete, tramite osservazione partecipante, condotta a partire 
                    da un'istituzione attiva nel settore sanitario mentale, che 
                    si è sviluppata mettendo il lavoro in rete al centro della 
                    sua pratica. Per i risultati completi Cfr I. Deliége, Coordination 
                    et articulation des savoirs dans un réseau psycho-médico-social: 
                    étude de cas, (Coordinamento ed articolazione delle conoscenze 
                    in una rete psico-medico-sociale: case study), Università 
                    Cattolica di Louvain, Louvain-la-Neuve, maggio 2005.
                    2] Ci concentriamo qui sul 
                    contesto belga. Cfr ALVOET M., en collaboration avec VANDENBROUCKE 
                    F., Note de politique relative aux soins de santé mentale. 
                    La psychè: le cadet de mes soucis?, publication du Ministère 
                    de la Santé publique, de la protection de la consommation 
                    et de l'environnement, Bruxelles, 2001.
                    3] Arrêté Royal du 22 octobre 
                    2006 pour le financement des projets thérapeutiques en matière 
                    de santé mentale. Moniteur belge du 6 novembre 2006.
                    4] Cfr. Dossier «Formaliser 
                    les réseaux?», in Confluences, n.15, décembre 2006.
                    5] Associazioni di parenti 
                    ed utenti criticano in particolare il fatto che i residenti 
                    di «abitazioni protette», tipo di appartamento supervisionato 
                    da operatori socio-sanitari, possano essere esclusi dall'abitazione, 
                    in caso d'inosservanza della loro convenzione di soggiorno; 
                    sostengono che se questa responsabilizzazione è auspicabile, 
                    la malattia mentale, e l'handicap psichico che rappresenta, 
                    possono al momento costituire in sé un ostacolo ed impedire 
                    al residente di rispettare il contratto proposto. (DE MUNCK 
                    J., GENARD J.-L., KUTY O., VRANCKENT D., DELGOFFE D., DONNAY 
                    J.-Y., MOUCHERON M. MACQUET C., Santé mentale et citoyenneté. 
                    Les mutations d’un champ de l’action publique, Gent, Academia 
                    Press, 2003, p. 100)
                    
                    
                    BIBLIOGRAFIA
                    
                    ALVOET M., en collaboration avec VANDENBROUCKE F., Note de 
                    politique relative aux soins de santé mentale. La psychè: 
                    le cadet de mes soucis?, publication du Ministère de la Santé 
                    publique, de la protection de la consommation et de l'environnement, 
                    Bruxelles, 2001.
                    DE MUNCK J., GENARD J.-L., KUTY O., VRANCKENT D., DELGOFFE 
                    D., DONNAY J.-Y., MOUCHERON M. MACQUET C., Santé mentale et 
                    citoyenneté. Les mutations d’un champ de l’action publique, 
                    Gent, Academia Press, 2003, p. 43-67.
                    DE MUNCK J., «La médiation en perspective», in Les carnets 
                    du centre de philosophie du droit, n.15, Juillet 1993, p. 
                    30.
                    DELIEGE I., Coordination et articulation des savoirs dans 
                    un réseau psycho-médico-social: étude de cas, Université Catholique 
                    de Louvain, Louvain-la-Neuve, mai 2005.
                    FLEURY M.-J., OUADAHI Y. «Stratégies d’intégration, régulation 
                    et moteur d’implantation de changement», in Santé mentale 
                    au Québec, numéro spécial sur les réseaux intégrés de soins, 
                    27 (2), 2002, pp. 16-36.
                    GENARD J.-L., «Ressources et limites des réseaux», in La Revue 
                    Nouvelle, n.10, tome 117, Octobre 2003.
 
 
      
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