 
 
      Contributi su aree tematiche differenti
M@gm@ vol.1 n.4 Ottobre-Dicembre 2003
PESTE EMOZIONALE 
                    E IMMAGINARIO SOCIALE IN WILHELM REICH
                    
                    
     (traduzione Orazio Maria Valastro) 
      
      Georges Bertin
georges.bertin49@yahoo.fr
         Socio-Antropologo; 
            Dottore in Scienze dell'Educazione; ha conseguito l'Abilitazione a 
            Dirigere attività di Ricerche in Sociologia; è il Direttore Generale 
            dell'I.Fo.R.I.S. (Istituto di Formazione e di Ricerca in Intervento 
            Sociale, Angers, France); insegna all'Università degli Studi di Angers, 
            nel Maine, all'Università Cattolica degli Studi dell'Ouest, all'Università 
            Cattolica degli Studi di Bourgogne, alla Scuola Normale Nazionale 
            Pratica dei Quadri Territoriali; è membro del GRECo CRI (Gruppo Europeo 
            di Ricerche Coordinate dei Centri di Ricerca sull'Immaginario), fondatore 
            del GRIOT (Gruppo di Ricerche sull'Immaginario degli Oggetti simbolici 
            e delle Trasformazioni sociali) e direttore scientifico dei quaderni 
        di Ermeneutica Sociale. 
"Il 
              crollo graduale delle ideologie di sinistra, il trionfo della società 
              dei consumi, la crisi dei significati immaginari della società moderna 
              manifesta una crisi di significati ed è questa stessa crisi che 
              permette agli elementi congiunturali di avere il ruolo che hanno 
              (...) Noi viviamo una fase di decomposizione."
              (Cornélius Castoriadis, "Contre le conformisme généralisé", Le Monde 
              Diplomatique, Août, 1997)
              
              Per noi è impressionante, quasi letteralmente, constatare oggi che 
              le analisi sociologiche sviluppate da Wilhelm Reich settanta anni 
              fa sono nuovamente d'estrema attualità. Laddove una delle grandi 
              voci dell'analisi critica, quella di Castoriadis, lontano certamente 
              dai sofismi attuali dei nuovi filosofi che si adoperano per accedere 
              ai benefici pubblici e editoriali, si è spenta ormai da sei anni, 
              mentre i politici si adoperano, sui podi della Società dello Spettacolo, 
              a prendere di mira i processi di comunicazione più derisori per 
              mascherare la loro assenza di pensiero politico, mai la nostra società 
              post-moderna è stata, in effetti, così vicina a questa crisi di 
              significati immaginari sociali che Reich definiva già negli anni 
              trenta, peste emozionale.
              
              Reich introduce nel 1933 questa nozione di peste emozionale nella 
              sua opera "L'analisi caratteriale". Gli consacra l'ultimo capitolo 
              del libro. La definisce "senza accenti peggiorativi", scrive egli 
              stesso (Reich, 1976, p.431), "come una biopatia cronica dell'organismo, 
              conseguenza diretta della repressione, su vasta scala, dell'amore 
              genitale". E continua, "essa ha assunto un carattere epidemico e, 
              nel corso dei millenni, nessun popolo ne è stato risparmiato." Ha 
              il potere di contaminare delle masse intere, di corrompere delle 
              nazioni, di distruggere delle popolazioni ma è incapace di generare 
              una sola azione positiva quando si tratta di migliorare la miseria 
              economica.
              
              Possiamo notare come Reich procede da una posizione relativa agli 
              individui e all'esperienza della repressione nella loro sessualità, 
              verso una dimensione sociale (il carattere epidemico) e antropologica 
              (il tempo e i popoli). Siamo pertanto in presenza di ciò che Louis-Vincent 
              Thomas e Jean-Marie Brohm definiranno più tardi una trasversalità.
              
              La peste emozionale, inculcata all'adolescente già nei primi giorni 
              della sua vita, ha origine negli individui dalla frustrazione genitale 
              e si manifesta attraverso ciò che egli chiama "le corazze caratteriali", 
              o dispositivi inconsci sviluppati dai soggetti per neutralizzare 
              le difficoltà che cercano di assumere nell'evoluzione dei conflitti, 
              i loro bisogni libidinali di fronte alla paura della punizione. 
              L'Io acquisisce la sua forma definitiva mentre le restrizioni libidinali 
              imposte dalla società determinano dei cambiamenti che si manifestano 
              in posizioni personali e sociali rigide, determinando un insieme 
              di reazioni immutabili e automatiche, come se la personalità si 
              rivestisse di una corazza, di una protezione rigida capace di assorbire 
              i colpi provenienti dal mondo esterno e da quello interiore. L'estensione 
              della corazza determina dunque la capacità dell'individuo ad equilibrare 
              la sua economia energetica (Reich, 1976, p.408). La vita corazzata 
              domina la vita sociale e si manifesta in essa attraverso diverse 
              peculiarità descritte da Reich (Reich, 1978):
              - l'eccesso di parole e di concetti che servono soltanto a distogliere 
              dai principi di base della vita;
              - un entusiasmo smisurato quando la vita corazzata incontra le leggi 
              esistenziali e semplici della vita non corazzata;
              - un'incapacità totale degli individui corazzati di applicare delle 
              leggi semplici ad una pratica che si consuma attraverso un'ostilità 
              piena d'odio rispetto a tutto ciò che si rapporta ad una vita non 
              corazzata.
              
              Questi processi individuali sono quindi all'origine collettiva della 
              peste emozionale. In effetti, non appena ci si attacca alle cause 
              della peste emozionale, si provoca inevitabilmente una reazione 
              d'angoscia o di collera. Ed ecco prospettate le conseguenze enunciate:
              - a livello individuale attraverso le malattie del cuore, il cancro 
              o la schizofrenia (Reich, 1985);
              - a livello sociale attraverso un'economia sessuale primitiva determinante 
              le categorie sociali della famiglia autoritaria, dell'ideologia 
              tribale e della trasformazione patriarcale.
              
              L'azione e la ragione fornite per giustificarla non si compensano 
              mai. Il motivo reale è sempre nascosto e rimpiazzato da un motivo 
              apparente (Reich, 1976, p.432).
              Lo Stato assolutista utilizza, in effetti, l'ideologia "familialista" 
              che è la cinghia di trasmissione più importante tra le esigenze 
              della dittatura ed i luoghi della formazione della struttura, come 
              per il fascismo costruito sulle solide fondazioni di un'ideologia 
              familiare rigida, incompatibile con le manifestazioni del senso 
              della vita (ci ricordiamo della burla di un leader francese dell'estrema 
              destra "amo meglio i miei figli che i miei fratelli, i miei fratelli 
              piuttosto che i miei cugini, ecc." Questa si fonda sull'idea che 
              la repressione sessuale crea la base psicologica di una certa cultura, 
              ad esempio la cultura patriarcale nelle sue diverse forme (Reich, 
              1982, p.50). Le ideologie clericali, fasciste e reazionarie sono 
              essenzialmente delle reazioni di difesa prodotte da regolamentazioni 
              morali. Noi lo constatiamo nuovamente nella propensione, manifestata 
              benissimo dai nostri dirigenti, a rinviare sulla sfera privata dei 
              problemi societari. Mentre scriviamo queste righe, in Francia spariscono 
              quasi 3000 persone anziane sotto l'effetto del calore e come se 
              non bastare dell'incapacità nella quale si trovano le nostre società 
              burocratizzate di anticipare tali catastrofi. Ecco che il primo 
              ministro della repubblica ci richiama alla solidarietà interpersonale 
              in una società che d'altra parte rinforza gli imperativi dell'individualismo, 
              scoraggia gli agenti della prevenzione sociale, schiaccia le politiche 
              del Lavoro Sociale.
              
              Hitler è anche colui che ha sospinto al suo apogeo la repressione 
              della vita tramite il patriarcato e se, fino a lui, le persone avevano 
              tollerato passivamente la tirannia, dopo di lui, in preda al contagio 
              della peste emozionale governante i loro atti, queste sono divenute 
              il supporto della tirannia andando incontro ai propri interessi.
              
              E' in questo periodo dell'ascesa del fascismo in Austria e in Germania 
              che Reich data la sua scoperta fino ad allora ignorata sull'importanza 
              dell'irrazionale (noi diremo oggi dell'immaginario sociale) nei 
              processi sociali.
              
              Possiamo rammaricarci che Sigmund Freud, il suo maestro di psicanalisi, 
              dopo le repressioni poliziesche del 1927 in Austria che si conclusero 
              con l'impotenza a contrastare il fascismo da parte delle organizzazioni 
              operaie e del governo democraticamente eletto, non comprese assolutamente 
              l'interesse di questi avvenimenti considerando le manifestazioni 
              popolari come una profonda catastrofe (Reich, 1982, p.55). Gli stessi 
              lavoratori non manifestarono alcuna volontà di dare al movimento 
              un significato sociale.
              
              Reich ci anticipa (scrive stranamente profetico mentre lo rileggiamo 
              nel 2003): "anche dopo la vittoria militare riportata sul fascismo 
              tedesco, la struttura umana fascista continuerà a esistere in Germania, 
              in Russia, in America e in ogni luogo. Questa continuerà a prosperare 
              in modo sotterraneo, si cercherà delle nuove forme d'organizzazione 
              politica e condurrà inevitabilmente ad un'altra catastrofe in quanto 
              (...) il sapere e la tecnica non permettono ancora di produrre un 
              cambiamento molto rapido nella struttura emozionale dell'uomo" (Reich, 
              1982, p.58).
              
              Poiché la peste emozionale assume a volte un carattere pandemico 
              e si manifesta con fiammate imponenti di sadismo e di criminalità, 
              cita l'inquisizione, il fascismo bruno o rosso come luoghi della 
              sua esperienza.
              
              In tempi ordinari, è sufficiente, afferma Reich, sopprimerne le 
              cause, i turbamenti della vita amorosa, affinché la malattia sparisca. 
              Non serve a nulla attivare la Polizia, a livello sociale, non farà 
              che aumentare il male. Ma, ci previene, appena ci si attacca alle 
              sue cause, si provocano delle crisi di angoscia o di collera poiché 
              questa è molto razionalizzata e sostenuta da pulsioni secondarie. 
              Reich ci propone in conseguenza un'effettiva socioterapia fondata 
              sul riconoscimento di questa malattia emozionale ad alto grado di 
              contagiosità che richiede per prima cosa un'identificazione precisa 
              del fenomeno.
              
              Se colui il quale è in buona salute ama discutere delle sue motivazioni, 
              l'appestato s'incollerisce quando le evoca (Reich, 1982, p.434). 
              Nessun individuo, secondo Reich, può essere dispensato dall'inclinazione 
              alla peste emozionale. Ne descrive quindi gli ambiti in cui si diffonde:
              - il misticismo "in ciò che ha di più distruttivo";
              - gli sforzi passivi o attivi verso l'autoritarismo;
              - il moralismo;
              - le biopatie dell'autonomismo vitale (siamo nel 1933);
              - la politica partigiana;
              - la malattia della famiglia;
              - i sistemi d'educazione sadici;
              - la delazione e la diffamazione;
              - la burocrazia autoritaria;
              - l'ideologia bellicista e imperialista;
              - il gangsterismo e le attività antisociali criminali;
              - la pornografia;
              - l'usura;
              - l'odio razziale.
              
              Il paragone tra la peste emozionale ed i mali sociali contro i quali 
              i movimenti di liberazione hanno sempre lottato è immediatamente 
              spontaneo.
              
              Egli ne cita qualche esempio per i quali il nostro ventunesimo secolo 
              appena iniziato non sembra avere dei mezzi per agire quando fa riferimento, 
              per esempio, ad un certo individuo arrivato ad un alto grado della 
              gerarchia universitaria non in ragione del merito dei suoi lavori 
              scientifici o dei suoi diplomi ma grazie ai suoi intrighi, alle 
              sue macchinazioni. Potremmo anche noi citarne parecchi d'esempi 
              - verificatisi in parecchie istituzioni e non certo delle meno importanti 
              - mentre degli autentici dotti sono abbandonati nella povertà e 
              nell'indifferenza generalizzata, se non sono addirittura rigettati 
              dal sistema universitario e scientifico. 'Nil novi sub sole' da 
              questo punto di vista e rinviamo altresì volentieri a questa categoria 
              e nello stesso tempo alla lettura d'avvenimenti recenti: il misticismo 
              distruttivo dei 'Matti d'Allah' come ideologia bellicista e imperialista 
              dell'amministrazione americana o ancora le attività antisociali 
              e criminali delle reti mafiose, certune statali, in alcuni punti 
              del globo.
              
              Il sociologo Manuel Castells, di fronte a queste sfide lanciate 
              alle democrazie dalle reti sociali, al fine di assumere un punto 
              di vista più vasto, descrive degli Stati completamente sconfitti 
              dalle organizzazioni tentacolari della nuova economia. La loro irresponsabilità 
              ci prepara indubbiamente a nuove forme di fascismo, laddove la traduzione 
              dei principi sui quali si fondano il nostro essere insieme (democrazia, 
              libertà, uguaglianza, fratellanza, rispetto dei diritti dell'uomo 
              e del cittadino) "e un vasto campo di rovine e una percentuale sempre 
              più elevata di nostri concittadini si aspettano a non vederle più 
              applicate" (Castells, 2001, p.341) e di analizzare con efficacia 
              di dettagli e di esempi la mondializzazione del crimine organizzato: 
              "questi ultimi venti anni, le organizzazioni criminali hanno moltiplicato 
              le operazioni transnazionali sostenendosi con la mondializzazione 
              dell'economia e con le nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione." 
              (Castells, 1999, p. 195)
              
              Lo avvertiamo, è tutta la società che è manifestamente in cancrena, 
              su scala mondiale, a causa della peste emozionale. Cornéluis Castoriadis 
              sosteneva recentemente analisi analoghe quando descriveva le società 
              del capitalismo liberale, egli faceva vedere quello che producono 
              al resto del mondo: "un'immagine contrapposta, quella della società 
              dove regna un vuoto totale di significati. L'unico valore è il denaro, 
              la notorietà mediatica o il potere, nel senso più volgare e derisorio 
              del termine. Le comunità sono distrutte, la solidarietà è ridotta 
              a dispositivi amministrativi." (Castoriadis, 1996, p.61)
              
              Dal sistema fascista che Reich osservava manifestarsi alla sua epoca 
              al sistema neo-liberale che è il nostro e si generalizza molto rapidamente, 
              riscontriamo come l'analisi metta maggiormente in evidenza, quando 
              utilizza questa categoria della peste emozionale, una differenza 
              di valore piuttosto che una differenza di sostanza.
              
              Abbiamo così concluso rispetto alla descrizione del fenomeno e delle 
              sue conseguenze osservabili.
              
              Per quello che concerne le sue manifestazioni, Reich realizza uno 
              studio comparativo in base a tre tipi psicosociologici considerati 
              nell'ambito del pensiero, dell'azione e della sessualità (Reich, 
              1976, p.436). Si tratta di tipi o caratteri "genitale", "nevrotico" 
              e "appestato". La loro comparazione permette di mettere in evidenza 
              i processi di comportamento dell' "appestato".
              
              Il primo, il genitale, prospettato come il più sociale ed equilibrato 
              psicologicamente, giudica in funzione dei processi mentali guidati 
              dalla razionalità, è accessibile ad argomenti reali, conosce un'armonia 
              profonda tra motivazioni, fini ed azioni. La sua vita sessuale è 
              essenzialmente determinata dalle leggi naturali e fondamentali dell'energia 
              biologica. Egli considera il lavoro come conclusione di un processo 
              creativo e non pensa di interferire nel corso normale delle cose. 
              Relegando i suoi interessi in secondo piano rispetto ai conflitti 
              interpersonali, è capace di dialogare e di rimettersi in questione.
              
              Il secondo, il nevrotico, tenta ugualmente di orientare il suo pensiero 
              in funzione di dati e di processi oggettivi ma poiché il suo pensiero 
              è totalmente sottomesso alle pressioni della stasi sessuale, questo 
              si conforma inoltre e inevitabilmente con la necessità di evitare 
              il dispiacere praticando l'arte del sottrarsi. Egli ha generalmente 
              rimosso la sua irrazionalità e se ha coscienza dell'inibizione delle 
              sue funzioni vitali, questo avviene senza ingelosire gli individui 
              in buona salute. Non si oppone al progresso. Vive nella rassegnazione 
              sessuale o si abbandona in segreto a qualche pratica perversa, la 
              sua impotenza orgasmica si accompagna ad una nostalgia continua 
              del piacere dell'amore. Confrontato ai problemi sessuali, la sua 
              reazione è dettata dall'angoscia piuttosto che dall'odio, la sua 
              corazza è rivolta verso la propria sessualità piuttosto che verso 
              quella degli altri. Egli è in parte inibito nella sua attitudine 
              al lavoro e non vi trova alcun piacere, ignorando l'entusiasmo. 
              E' sottoposto innanzi tutto all'opinione degli altri.
              
              Il terzo, l'appestato, si distingue dal nevrotico per un'attività 
              sociale in parte distruttiva, il suo pensiero essendo determinato 
              essenzialmente da concetti irrazionali. Egli ha sempre delle soluzioni 
              preconfezionate, essendo inaccessibile all'alterazione, e tende 
              nei suoi giudizi a razionalizzare delle conclusioni irrazionali 
              preesistenti o "prestabilite". L'immobilismo e l'attaccamento alla 
              tradizione sono dei riferimenti costanti. Intollerante, egli non 
              sopporta alcuna idea in grado di spazzare via i suoi pregiudizi. 
              La reale motivazione del suo agire non è mai quella che indica ma 
              crede fermamente nei fini che si prefigge, agendo sotto l'effetto 
              di una compulsione strutturale, costretto del suo stesso male. Detesta 
              e combatte tutto ciò che lo contraria. La sua sessualità è sempre 
              sadica e pornografica, caratterizzata dalla presenza simultanea 
              di lascivia sessuale e di esigenze morali sadiche. Sviluppa un odio 
              selvaggio su tutto ciò che può suscitare delle idee orgasmiche. 
              Qui ha origine la sua intolleranza rispetto a tutto ciò che è amore 
              naturale e la sua grande capacità nel condurre a termine, con soddisfazione, 
              un sistema elaborato di delazione e diffamazione. Detesta il lavoro 
              ed è attratto con predilezione dall'ideologia mistica o politica. 
              Non concludendo mai nulla è incapace di un'attività organica e progressiva. 
              Vittima di un'educazione autoritaria e ossessiva, gli si rivolta 
              contro, ma la sua rivolta non ha alcun obiettivo sociale razionale. 
              Disprezza i suoi collaboratori, il motivo delle sue relazioni interpersonali 
              è il desiderio di distruggerle utilizzando preferibilmente la diffamazione 
              sessuale, la calunnia a fini sadici, attribuendo la propria depravazione 
              alle sue vittime.
              
              La peste emozionale, sostiene Reich, causa delle grandi sciagure. 
              Può manifestarsi nelle aziende gestite tuttavia da gente onesta 
              e sincera che delle persone colpite dalla peste emozionale sono 
              spesso riuscite a soffocare. Questa è ancora presente nell'opinione 
              pubblica dove il proprio irrazionalismo trova una vasta eco. Tutto 
              ciò permette di comprendere, per esempio, come il fondamentalismo, 
              la dittatura o le avventure di un potente di questo mondo abbiano 
              delle conseguenze incredibili su milioni di esseri umani. La peste 
              emozionale è all'origine dell'enorme assurdità sociale che ci governa, 
              quando l'amore, il lavoro, la conoscenza sono ridotte a delle porzioni 
              minuscole, quando la vita pubblica è "esteriormente asessuata e 
              interiormente pornografica." (Reich, 1976, p. 431)
              
              Per Reich la causa è evidente, è il bloccaggio dei flussi di energia 
              biologica, sessuale nella maggior parte delle persone.
              La lotta contro gli attacchi sociali della peste emozionale avviene, 
              secondo Reich, attraverso:
              - la messa in pratica di processi personali, come l'orgoneterapia 
              - metodo reichiano di restaurazione dell'orgone che tende a dissolvere 
              le corazze caratteriali - permette ad ognuno di ritrovare il senso 
              della propria energia e di finalizzarla positivamente ristabilendo 
              la sua capacità ad amare;
              - la messa in opera dei processi sociali, l'economia sessuale che 
              opera su diversi piani:
              1 quello della famiglia autoritaria, coercitiva, parte integrante 
              della società autoritaria, baluardo dell'ordine sociale repressivo, 
              all'origine dei sentimenti di cieca fedeltà e d'infantile obbedienza. 
              Reich ci previene, in effetti, sulla funzione politica della famiglia 
              che è duplice (Reich, 1982, p.125): si riproduce essa stessa mutilando 
              sessualmente gli individui e, nello stesso tempo, rende l'individuo 
              inquieto per la vita e pauroso davanti all'autorità;
              2 quello della cultura, Reich gli attribuisce un obiettivo, preparare 
              una rivoluzione culturale fondata sull'autonomia degli individui. 
              Questa inizia evidentemente per Reich con la liberazione sessuale 
              dei giovani, poiché la rimozione sessuale-sociale è un fattore reazionario 
              estremamente efficace in quanto sostiene le istituzioni reazionarie 
              grazie all'angoscia sessuale e al sentimento di colpa sessuale radicato 
              profondamente nelle masse sfruttate. Questo sentimento paralizza 
              qualsiasi potenzialità intellettuale e critica, "radicamento ideologico 
              del sistema dominante autoritario nelle strutture caratteriali degli 
              individui livellati nella massa" (Reich, L'irruption de la morale 
              sexuelle, 1972, p.192).
              
              Abbiamo compreso che, secondo Reich, la rimozione sessuale consolida 
              ogni forma di dominazione autoritaria. Egli osserva tuttavia come 
              prepari inoltre le caratteristiche della ribellione allorché le 
              potenze autoritarie rafforzano, durante i periodi di crisi, la loro 
              pressione sulle masse e sulla loro sessualità. Cita inoltre, allo 
              stesso livello, l'azione brutale dello Stato cecoslovacco nel maggio 
              del 1031 contro le associazioni d' 'éclaireurs" (scout cattolici) 
              alle quali era stato proibito di installarsi sotto le stesse tende 
              senza certificato di matrimonio e l'enciclica del papa sul matrimonio 
              cristiano nel 1930. La repressione sessuale-sociale mina i propri 
              presupposti e Reich cita come manifestazione diretta della crisi 
              sessuale la delinquenza giovanile. Predice di conseguenza per il 
              ventesimo secolo una fase importante di sconvolgimenti sociali legati 
              al desiderio dei popoli di far valere il loro diritto ad una vita 
              felice. "La rivoluzione sessuale progredisce, valuta lui stesso, 
              nessuna potenza del mondo ne arresterà la sua corsa" (Reich, L'irruption 
              de la morale sexuelle, 1972, p.194).
              
              Reich, analizzando le situazioni sociali con i dati della sua epoca, 
              era lontano dall'immaginare una prossima guerra mondiale e il movimento 
              sociale di liberazione giovanile, nato nei campus americani negli 
              anni sessanta e il cui culmine parossistico furono, in Francia, 
              gli avvenimenti di maggio 1968. Liberazione certa ma diremmo noi 
              di breve durata su scala sociale. La repressione ha assunto oggi 
              altre forme, più larvate, meno dirette ma altrettanto efficaci annegando 
              i sistemi di repressione nel flusso d'immagini saturanti della Società 
              dello Spettacolo e nell'emergere dell'insignificanza in un prospettiva 
              di giuridicizzazione della società.
              
              Sorridiamo ancora, da questa parte dell'Atlantico, ascoltando i 
              racconti d'universitari americani ormai incapaci di ricevere i propri 
              studenti dell'altro sesso senza testimoni di moralità, o le allucinanti 
              promesse scritte, firmate ogni fine settimana dai giovani americani 
              concernenti la predizione dettagliata del loro comportamento sessuale 
              quando questi ultimi desiderano "uscire" con la loro amica per una 
              serata. Più vicino a noi, incontriamo simili divagazioni nel programma 
              di parecchi candidati alla Presidenza della Repubblica francese 
              del 2002 invitando alla restaurazione dei "valori" cosiddetti morali. 
              Le analisi di Reich riguardanti la peste emozionale sono quindi 
              sempre di attualità quando "gli individui sono capaci di vestire 
              l'umanità intera di una camicia del loro stesso modello, perché 
              incapaci di tollerare la sessualità naturale negli altri." (Reich, 
              1982, p.71)
              
              Questa repressione è oggi meno statale, certamente, almeno esteriormente, 
              è in misura minore il prodotto visibile degli apparati centrali 
              dei poteri istituiti; ma ne prende in prestito dei metodi altrettanto 
              efficaci: pubblicità, insignificanza amministrata ad alte dosi di 
              shows audio visuali, "macchinazioni sportive" (Brohm, 1993 e 2002).
              
              Il professore Jean-Marie Brohm denuncia a ragione, nella sua opera, 
              l'abbrutimento mediatico dello spettacolo sportivo quando "la pace 
              degli stadi subentra, scrive, alla pace dei cimiteri e i clamori 
              vociferanti dei tifosi ricoprono frequentemente le grida dei torturati" 
              ... quando "la festa popolare è quella delle truppe sportive scatenate 
              nell'estasi nazionalista, la xenofobia, l'odio dell'avversario" 
              (Brohm, 2002, p.75).
              
              Le sue posizioni s'inseriscono, lo ravvisiamo, nella linea di pensiero 
              reichiana e la peste emozionale colpisce sempre al cuore del sociale. 
              "Lo sport, conclude, è in definitiva, l'oppio del popolo, un universo 
              d'evasione onirica, uno strumento di deviazione sociale, una deviazione 
              politica che rinforza l'alienazione culturale e ideologica della 
              popolazione. Egli mette in relazione la dipendenza libidinale, la 
              tossicomania somatica e la dipendenza mentale che portano dappertutto 
              ed in ogni tempo allo stesso risultato reazionario: la cloroformizzazione 
              degli animi, la narcotizzazione della coscienza critica, la dipendenza 
              rispetto al sistema d'oppressione." (Brohm, 2002, p.45)
              
              La peste emozionale, la sperimentiamo nelle nostre società occidentali 
              americanizzate, e si manifesta maggiormente dopo gli avvenimenti 
              dell'undici settembre del 2001 (ma questi ultimi sono un rivelatore, 
              le forze agenti sono all'opera da molti lustri), ovverosia "delle 
              forze pulsionali, psichiche, indipendenti dalla volontà umana cosciente 
              e che si radicano in ultima analisi nelle sorgenti biologiche d'energia 
              ancora sconosciute e determinanti i nostri pensieri e i nostri esseri." 
              (Reich, 1978, p.175)
              
              Reich accostava l'immaginario radicale all'immaginario sociale: 
              "condizioni socio economiche o forze produttive marxiste agenti 
              al di fuori dell'apparato bio-psichico dell'uomo", situate tra questi 
              estremi - e cita ad esempio lo sviluppo tecnico, le condizioni di 
              lavoro, le condizioni familiari, le ideologie, le organizzazioni, 
              mentre le forze pulsionali psichiche di Freud agiscono al di fuori 
              delle profondità dell'apparato bio-psichico. Reich concludeva questo 
              parallelismo affermando: "queste sfuggono sia alla volontà cosciente 
              dell'uomo sia alle forze produttive socio economiche di Karl Marx." 
              (Reich, La psychologie de masse du fascisme, 1972, p.78)
              
              Cornélius Castoriadis individuando le strutture dell'immaginario 
              sociale differenzia:
              1 l'immaginario radicale, "origine d'investimenti privilegiati e 
              specifici del soggetto, emergente sul piano individuale come fantasma 
              fondamentale, ciò che emerge come alterità e origine perpetua d'alterità 
              o ciò che nella psiche-soma è posizione, creazione, saper fare / 
              essere, per la psiche-soma" (Castoriadis, 1975, p.493);
              2 l'immaginario sociale, "ciò che nel sociale-storico, è posizione, 
              creazione, saper fare / essere, o società istituente, il quale è 
              nella posizione-creazione di significati immaginari sociali e dell'istituzione 
              come presentificazione di questi significati in quanto istituiti." 
              E insiste, andando oltre il parallelismo presentato da Reich sul 
              consolidamento mentale dei due immaginari, "l'immaginario sociale 
              si trova in una relazione di ricezione / alterazione con ciò che 
              era stato rappresentato da e per la psiche." (Castoriadis, 1975, 
              p. 372)
              
              Possiamo dunque trovare in Reich, senza dubbio, per via della sua 
              transdisciplinarietà (anche se valorizza più facilmente il polo 
              pulsionale inconscio in qualità di medico psichiatra e psicanalista 
              e questo nonostante sia impegnato nel movimento sociale del suo 
              tempo), l'intuizione del ruolo propulsore dell'immaginario il quale, 
              per riprendere l'espressione di Gilbert Durand (Durand, 1996, p.125), 
              "non è una disciplina ma un lavoro comparativo tra discipline" e 
              ci mostra l'invisibile all'opera nei processi sociali (sono le forze 
              inconsce bio-psicologiche e socio economiche di Reich).
              
              Dobbiamo ugualmente ricordare, per citare ancora Gilbert Durand, 
              l'attenzione che egli accorda al grande semanticismo dell'Immaginale, 
              materia originale a partire della quale ogni pensiero razionalizzato 
              e il suo seguito semiologico si dispiegano.
              
              Egli ne deduce, lo sappiamo, la nozione di tragitto antropologico: 
              sintesi instabile tra le pulsioni della libido in evoluzione e le 
              pressioni rimoventi del microgruppo fondamentale ampliate successivamente 
              alla genesi reciproca del comportamento e dell'ambiente (Durand, 
              1980, p.31).
              
              Poiché "il simbolo è sempre il prodotto degli imperativi bio-psichici 
              attraverso le imposizioni dell'ambiente" e "la pulsione individuale 
              ha sempre un substrato sociale nel quale questa si diffonde facilmente 
              - è proprio nel corso di quest'incontro che si formano i complessi 
              di cultura" (Durand, 1980, p.27 e 40). Così il tragitto antropologico 
              può indistintamente partire dalla cultura o dal naturale psicologico, 
              l'essenziale della rappresentazione e del simbolo essendo contenuti 
              tra questi due limiti modificabili.
              
              Riassumendo, possiamo, di fatto, stabilire una tabella delle teorie 
              dell'immaginario che illumina le condizioni di produzione dei processi 
              sociali come quello della peste emozionale descritta da Reich. E 
              consideriamo giustamente che, in ogni caso, qualunque sia l'elemento 
              evidenziato, le formazioni simboliche vissute s'incontrino sempre 
              lungo il tragitto individuo / ambiente sociale.
              
              Reich tenterà di risolvere il conflitto tra i due sistemi concettuali 
              di cui si reclama, e questo lavoro situato in una linea di rottura 
              lo condurrà alla scoperta di un terzo fattore, qualificato "alla 
              volta identico e differente, ma più profondo, nuova disciplina fondata 
              innanzi tutto sulle scoperte della sociologia e della psicologia 
              delle profondità la cui incompatibilità condusse alla scoperta del 
              terzo concetto che è comune ad entrambe" (Reich, 1978, p.82).
              
              In quest'ossessione di far coincidere gli opposti, di coagulare 
              i significati, noi ritroviamo, paradossalmente, i fondamenti del 
              pensiero ermetico, più dialogico che dialettico, ciò avrebbe sorpreso 
              Reich per primo, il quale si trovava catturato da una riflessione 
              molto positivista.
              
              Questo lo condurrà a criticare sia la posizione freudiana sia la 
              posizione marxista; la sua analisi sull'immaginario sociale dell'ultimo 
              periodo degli anni trenta lo condurrà a costatare la carenza di 
              riferimenti concettuali e pratici in corso per concepire il reale 
              e agire su di esso. Parallelamente, la critica di Castoriadis s'indirizza 
              analogamente al progetto di autonomia individualista e al progetto 
              capitalista demenziale di un'espansione illimitata. Il progetto 
              totalitario non è altro per lui che il vertice di questo progetto 
              di dominazione.
              Un fatto sociale di cui Reich fu l'osservatore silenzioso doveva 
              determinare la sua postura sociologica: il 30 gennaio 1927, a Schottendorf, 
              piccola città di provincia dell'Austria, di cui la municipalità 
              era per i due terzi nelle mani dei socio democratici, la folla che 
              manifesta su una questione sociale è soverchiata dai veterani dell'esercito, 
              fedeli al Kaiser. Questi ultimi sparano sulla popolazione causando 
              parecchi morti. La folla non reagisce, il sindaco neanche, e l'affare 
              si conclude il 24 luglio 1927 davanti ai tribunali con l'assoluzione 
              degli assassini. I giudici non hanno avuto la minima esitazione.
              Uno sciopero di protesta scoppia l'indomani, duramente represso 
              dai socialisti democratici, la polizia spara sui manifestanti mentre 
              gli stessi organizzatori e anche il PC manifestano una grande passività.
              Reich vi riscontra una prima contraddizione tra un approccio positivo, 
              il suo, che lo conduce alla convinzione che le istituzioni sociali 
              dovrebbero rispondere ai bisogni della popolazione mentre gli ideologi 
              del PC hanno conservato un punto di vista meccanicista sulla questione. 
              Per essi, ogni azione ed i pensieri erano orientati in funzione 
              di forze produttive (punto di vista industriale meccanicista).
              
              La contraddizione tra i bisogni del popolo e una società fondata 
              sulle macchine è palese per Reich. Egli si domanda: se il potere 
              in Russia e la povertà nell'Inghilterra socialista traducono chiaramente 
              il disprezzo completo dei bisogni umani nell'organizzazione della 
              società, perché la massa del popolo maltrattato è così impotente? 
              Perché i figli reazionari d'operai e contadini arruolati nella polizia 
              sparano sugli operai e i contadini?
              L'irrazionalismo della politica gli si mostra nettamente poiché 
              non c'era alcun rapporto tra quello che i socialisti promettevano 
              (pace, libertà, fraternità) e la struttura caratteriale delle persone, 
              profondamente radicata o riproducendosi quotidianamente nelle proprie 
              misere di cui ignorano tutto non volendole in alcun modo conoscerle.
              
              Durante sette anni, (1927-1934), Reich lotterà all'interno delle 
              organizzazioni popolari per valutare il ruolo delle masse nei processi 
              sociali e costatare in che modo tutti i partiti adducono ragioni 
              contro l'aspirazione del popolo alla libertà, socialisti e comunisti 
              compresi e altrettanto più distaccati dalle masse che pretendevano 
              di servire. Possiamo paragonare tutto ciò con la situazione prodottasi 
              dopo sei anni di potere della sinistra pluralista in Francia che 
              ha portato, il 22 aprile 2002, un candidato di estrema destra ad 
              essere il solo in lista al secondo turno dell'elezione presidenziale 
              di fronte al candidato della destra classica. Il potere mitterandiano 
              con il suo codazzo di prebendari, d'alleanze contro natura, di disprezzo 
              del popolino dà l'avvio agli effetti constatati da Reich in Austria 
              e in Germania cinquanta anni prima. L'epilogo, a causa di un fermento 
              popolare, non è stato equivalente ma la rottura sociologica tra 
              il popolo ed i suoi rappresentanti, se si mantenesse, condurrebbe 
              inevitabilmente a degli scenari più gravi in una nazione che si 
              elogia d'altronde di essere la terra dei diritti dell'uomo. Le intenzioni 
              manifestate non sono più attribuite al sentimento repubblicano che 
              reclama maggiore uguaglianza, libertà, fraternità. La struttura 
              caratteriale che sostiene il substrato della peste emozionale è 
              ben presente in una popolazione che si crede di cloroformizzare 
              a forza di giochi televisivi, di collegamenti calcistici e di "reality 
              shows".
              In Germania, nel 1933, una situazione simile produsse la vittoria 
              del fascismo. Reich faceva notare come, in quell'anno, trenta cinque 
              mila tedeschi sostenevano il socialismo ma fu Hitler ad essere condotto 
              al potere. Così commentava: il movimento operaio non aveva compreso 
              il problema del ruolo degli esseri umani nel processo di sviluppo 
              tecnico di una società. La questione resta irrisolta sommata a quella 
              delle tecnologie multimediali. "Io fui pervaso, scrive Reich, da 
              un sentimento d'assurdità della politica. Non avevo constatato alcun 
              rapporto tra la politica e la vita reale degli esseri umani" (Reich, 
              1978, p.86).
              
              Da qui nasce la riflessione sociologica di Reich. Gli uomini hanno 
              tra loro delle relazioni e delle condizioni inconsce che attualmente 
              gestiscono come macchine, questo produce l'assurdità dell'uso che 
              alle volte ne fa il popolo.
              Lo Stato giuridico correttamente governato è un sogno, non una realtà. 
              Poiché le persone possiedono una coscienza parziale delle loro mutue 
              relazioni, sono incapaci di governarle o di modificarle, a tal punto 
              è considerevole l'illusione del libero arbitrio.
              E' lo stesso per la religione, i cristiani predicano la pace, la 
              fraternità, la compassione, il mutuo aiuto. Nella pratica, hanno 
              gettato alle ortiche il carattere rivoluzionario del messaggio cristiano 
              primitivo, riunendo sistematicamente nell'uomo la capacità di appropriarsi 
              della meta della libertà. Il cattolicesimo produce l'impotenza strutturale 
              delle masse umane in quanto, nella loro disperazione, s'indirizzano 
              verso Dio piuttosto che alle loro energie rendendo le strutture 
              umane incapaci di godere e uccidendo in esse il desiderio del piacere.
              La peste emozionale manifestata nel nazismo, non fa che prolungare 
              in sadismo la paura e la colpa inculcate trasformando il carattere 
              masochista dell'antica religione di sofferenze in religione sadica. 
              Espressione esacerbata di misticismo religioso, sostiene questa 
              forma particolare di religiosità che ha la sua origine nella perversione 
              sessuale (Reich, 1976, p.12).
              
              Lottare contro la peste emozionale in modo efficace, è restaurare 
              lo strato psichico profondo dell'uomo, poiché nelle profondità vivono 
              e lavorano la sessualità naturale, la gioia spontanea del lavoro, 
              la capacità d'amare. Questo strato è il nucleo biologico della struttura 
              umana, è inconscio e temuto poiché in disaccordo con l'educazione 
              autoritaria. Il suo riconoscimento e la sua attualità sono dunque 
              per Reich, il solo modo di dominare la miseria sociale.
              Lottare contro la miseria sociale, sopprimere le inibizioni, produrre 
              per ognuno un'autoregolamentazione conforme alle esigenze dell'economia 
              sessuale, significa consentire alla restaurazione positiva della 
              responsabilità di ognuno rispetto alla vita. Reich ravvisa nella 
              soppressione delle malattie psichiche e della sessualità asociale 
              il fattore che favorirà lo smembramento della peste emozionale e 
              la liberazione dell'energia vitale imprigionata.
              Vitalismo, orgasmo nel senso liberatorio delle energie connesse, 
              sinergia dell'archaismo e dello sviluppo tecnologico, è anche ciò 
              verso cui c'invita Michel Maffesoli tentando di riconsiderare il 
              nostro rapporto all'essere sociale se noi ci prendiamo la pena di 
              riconsiderare il quotidiano nella molteplicità delle sue posizioni 
              e ci basiamo non sulla logica del dover essere ma su una conoscenza 
              e nel riconoscimento delle esperienze vissute da ogni persona nella 
              sua incomprensibile singolarità.
              
              
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              1972.
 
 
      
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