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    M@gm@ vol.0 n.0 Ottobre-Dicembre 2002

    STRUTTURA DEL LINGUAGGIO E LEGAME SOCIALE: CONTINUITA' TRA REGISTRO SIMBOLICO, IMMAGINARIO E REALE

    Intervista a Luis Solano, Psicanalista A.M.E. Analyste membre de l'Ecole, Psichiatra Ospedale Henri-Rousselle, membro dell'A.M.P. Association Mondial de Psychanalyse, www.wapol.org e dell'E.E.P. Ecole européenne de Psychanalyse, www.amp-esp.org.

    Orazio Maria Valastro

    valastro@analisiqualitativa.com
    Presidente Osservatorio dei Processi Comunicativi, Associazione Culturale Scientifica (www.analisiqualitativa.com); Dottorando di Ricerca all'IRSA-CRI (Institut de Recherches Sociologiques et Anthropologiques - Centre de Recherches sur l'Imaginaire) presso l'Università degli Studi ''Paul Valéry'' di Montpellier; Laureato in Sociologia (Università degli Studi René Descartes, Parigi V, Sorbona); Fondatore, Direttore Editoriale e Responsabile della rivista elettronica in scienze umane e sociali "m@gm@"; Collaboratore e Membro del Comitato Scientifico della "Revue Algérienne des Etudes Sociologiques", Université de Jijel-Algeria; Sociologo e Libero Professionista, Studio di Sociologia Professionale (Catania).

    INTRODUZIONE
    Identità narrative e nuove connessioni sociali


    La difficoltà della sociologia nel considerare la soggettività è senza dubbio determinata dal fatto che "le problematiche relative all'identità si fondano su dei processi sociali, simbolici e psichici, collegati tra loro" [1]. Si tenta continuamente di chiarire la questione che oppone una sostanzialità dell'identità ai processi d'individualizzazione [2], cercando di rispondere alla seguente domanda: come è possibile che la soggettività si strutturi come uno spazio autonomo? Le ricerche in questo settore e l'interpenetrazione dei molteplici approcci che esaminano nelle scienze umane e sociali, l'emergenza del soggetto tra costruzione dell'identità e legami sociali, s'interessano all'analisi del linguaggio e della comunicazione come elementi fondamentali della costituzione del sociale [3]. Il discorso, la narrazione, "sostituisce il vissuto", inducendoci a considerare come "la soggettività e l'identità diventano linguaggio" [4].

    Situandoci in questa dislocazione metodologica e teorica, dal registro esistenziale al registro narrativo, e considerando inoltre il linguaggio specificamente connesso alla socializzazione degli individui, proponiamo attraverso questa intervista la teoria psicanalitica di Lacan e la sua interpretazione dei rapporti intersoggettivi solidamente strutturati dal discorso. Possiamo avviare quindi una riflessione, iniziando ad elaborare alcune questioni sostanziali, che ci consente di interrogarci attraverso un confronto interdisciplinare sulla possibilità di integrare prospettive differenti dell'intersoggettività [5].

    L'approccio critico della psicanalisi ha posto in essere un decentramento del soggetto, un soggetto privato del suo stesso sapere da una soggettività confrontata ai processi psichici. Se la meta psicologia [6] studia "l'apparato psichico in quanto organizzazione di diversi sistemi, assicurando rispettivamente delle funzioni differenti" [7], attraverso la teoria psicanalitica di Lacan [8] è possibile formulare un inconscio strutturato come un linguaggio. Questa nozione dell'inconscio, contrapposta ai principi della biologia insiti nell'inconscio definito da Freud, ci suggerisce dei percorsi singolari per esaminare la nozione di legame sociale fondata sul registro narrativo.

    Questa conversazione con Luis Solano ci permette non solo di valutare concrete connessioni e punti di corrispondenza tra la psicanalisi e le altre scienze umane e sociali, l'attenzione al linguaggio e quindi ai processi di socializzazione, ma ci consente inoltre di considerare il discorso e la sua interpretazione rispetto ad un individuo implicato nella sua relazione con l'inconscio. Il processo d'identificazione rispetto all'Altro come socializzazione originaria nell'Io di Lacan, attraverso l'immagine ed il discorso, presenta quello stesso interesse che la ricerca antropologica ha rivolto verso l'Alterità [9], soprattutto nello studio delle società contemporanee. La funzione simbolica, analizzata ad esempio come fondamento della costruzione del legame sociale attraverso un approccio antropologico e psicanalitico [10], è stata inoltre formulata come istanza sostanziale di articolazione tra l'immaginario ed il reale [11].

    La centralità del soggetto nella psicanalisi e l'importanza del suo rapporto con l'Altro, fanno emergere un soggetto che si confronta con delle istanze intermedie e proprio reintegrando la validità dell'equivalenza lacaniana dei registri simbolico, immaginario e reale, partendo anche dalla stessa reazione critica nei confronti della psicanalisi freudiana, siamo maggiormente stimolati ad esaminare il lavoro che compie il soggetto posizionato tra le realtà dell'esistenza e le sue capacità immaginarie. Questo stesso principio di equivalenza ci offre delle chiavi di lettura supplementari per interpretare il discorso degli individui, considerando ulteriori modalità di valutazione dei processi di esclusione sociale. L'analisi lacaniana della struttura del discorso e la nozione di non-rapporto, ha permesso di sviluppare un'osservazione dei legami sociali fondata sul concetto di "débranchement": nel senso di sopprimere una relazione, una comunicazione. Da cui la necessità di nuovi connettori sociali di fronte all'indebolimento dei legami sociali ed ai rischi di emarginazione nelle nostre società contemporanee.

    INTERVISTA A LUIS SOLANO

    - (O.M.V.) "Possiamo iniziare considerando la nozione di soggetto esaminata dalla psicanalisi attraverso il suo approccio critico, valutando inoltre a partire dai concetti e dalle ipotesi espresse da Lacan come sostengano un'analisi sociologica dei fenomeni sociali e culturali, situandoci inoltre in un approccio multi disciplinare."

    Il decentramento del soggetto operato dalla psicanalisi


    - (L.S.) "La preoccupazione di Lacan nel suo insegnamento è stata sempre quella di esaminare quale era lo statuto scientifico della psicanalisi, quale era il suo posto insieme alle altre scienze. E' stata sempre un'esigenza quella di interrogarsi, approfondire la riflessione e l'elaborazione dei concetti, per definire questa stessa esigenza che è un'esigenza che deriva, inizialmente, dallo stesso Freud e dal suo scientismo. L'essenza del ritorno a Freud è giustamente non soltanto ritrovare la verità penetrante della verità freudienne, il lato penetrante della rivoluzione operata da Freud nel campo che è il nostro ma anche nell'esito logico di quello che in fondo ha realizzato, è notoriamente il decentramento del soggetto, il terzo decentramento subito dall'uomo dopo la sua esistenza: il primo con Copernico, il secondo con Darwin e il terzo con lo stesso Freud.

    E' la terza ferita narcisista che ha dovuto subire. Prima di tutto perché non era il centro del Mondo, dell'Universo, era il sole e il sole alla stesso tempo faceva parte di un sistema che non era unico, ce n'erano degli altri, poi l'evoluzione delle specie con Darwin, l'uomo non è che il derivato di una lunga catena evolutiva, e il terzo era la scoperta dell'inconscio. Questo decentramento, il terzo operato da Freud e con questa preoccupazione che era la sua all'epoca, il suo scientismo, quella di equiparare la psicanalisi ad altre scienze, le scienze che chiamava affini."

    L'inconscio strutturato come un linguaggio

    - (L.S.) "Quest'equiparazione era presente fin dall'inizio nell'insegnamento di Lacan. Era già in atto quando intraprese il suo insegnamento, a partire dal suo primo intervento al congresso di Roma nel 1953 e dal testo sulla definizione linguistica dell'inconscio che lo ha reso celebre, dove esponeva come l'inconscio era strutturato come un linguaggio. Da questo momento e chiaramente anche dal 1954, quando arrivò alla Scuola Normale Superiore per presentare il suo seminario che per la prima volta non era realizzato nell'ospedale psichiatrico di Sant'Anna, in questo seminario s'indirizzava ai giovani della Scuola Normale Superiore con la preoccupazione d'interrogare, verificare e rispondere alle esigenze di scientificità della psicanalisi. Senza quest'esigenza la psicanalisi era ridotta a una pura ideologia, a una scienza umana come le altre scienze congetturali."

    Dalla linguistica alla clinica, la nozione di discorso come legame sociale

    - (L.S.) "Più avanti nel suo insegnamento, con questi movimenti che iniziano già nel 1964 e dopo gli avvenimenti del 1968, vi sono delle riformulazioni concettuali che si presentano anche nel campo della psicanalisi e Lacan introduce un nuovo concetto, il concetto di discorso. A partire da questo periodo, metà anni sessanta, è il riferimento maggiore attorno al quale ruota l'articolazione concettuale in quanto anche la clinica non è più la stessa. La clinica si è sviluppata, noi entriamo repentinamente nel discorso della scienza e questa tecnica è anche la conseguenza degli effetti del discorso della scienza. Con la nozione di discorso, che Lacan definisce come un legame sociale e di cui formalizza quattro tipi di questo movimento sociale, noi abbiamo dunque uno dei punti di riferimento cardine per trattare i differenti campi cui questo discorso ci permette un uso molto pratico."

    La struttura del discorso come fondamento del legame sociale

    - (L.S.) "Il discorso è legame sociale. E' qualche cosa che poggia su una struttura quadripartita, sono quattro posizioni che variano e ruotano un quarto di giro. Si tratta di uno spostamento dell'insieme della struttura e ogni movimento di una di queste posizioni implica lo spostamento delle altre tre, sempre nello stesso senso. Sono quattro posizioni, quattro lettere che implicano quattro significanti, quello che è designato da questi significanti, che implicano inoltre tre frecce nell'orientazione, in modo vettoriale, e due barre parallele implicanti per esempio nella parte inferiore del denominatore una separazione radicale, un impossibile, un non-rapporto. Quindi la freccia superiore, quella del livello superiore implica una connessione che è designata da Lacan, contrariamente a quella inferiore che chiama impossibile, un non-rapporto, che quindi denominava impotenza logica. Con questa struttura minimale, questo matematicismo, noi abbiamo il modello di ciò che è il discorso. Quattro posizioni, in alto e a sinistra noi abbiamo la posizione dell'Agente (Agent), a destra e in alto noi abbiamo la posizione del Lavoro (Travail), in basso e a destra noi abbiamo la posizione del Prodotto (Produit), del prodotto finale, mentre all'opposto, dall'altro lato a sinistra e in basso noi abbiamo il posto della verità (Vérité).


    Che cosa distingue questi quattro discorsi? Fondamentalmente la posizione che ogni volta assume quello che Lacan definisce il significante 'maître', ciò che accede al posto dell'agente, se si tratta del significante 'maître' o di un altro, è l'agente di questo discorso. Nel discorso del maître è il significante maître il significante che non rinvia ad un altro significante ma che determina un sistema, un modo, un tipo di produzione particolare. Se al posto dell'agente vi è il soggetto, il soggetto diviso, il soggetto barrato, il soggetto focalizzato dal linguaggio e che è stato designato con S barrato, ebbene è quello che si chiama il discorso dell'isterico (Discours de l'Hystérique). Il discorso dell'isterico come la sola struttura di cui si è certi nella psicanalisi, è quella che ha permesso allo stesso Freud la scoperta della psicanalisi, è il discorso del soggetto che parla in analisi.

    Il noto significato di questi quattro discorsi è la scoperta del discorso che è l'inverso del discorso del maître e che è il discorso psicanalitico dove l'oggetto, l'oggetto che Lacan ha formalizzato nella struttura del discorso con l'a minuscola: questo oggetto che è un oggetto causa del desiderio. La psicanalisi opera nel discorso come facente funzione dell'oggetto. Lo psicanalista come causa del desiderio determinerà il lavoro che sarà prodotto, che sarà fatto dal soggetto in analisi, l'analizzato, per restituire come prodotto il significante maître che è il significante primo, il significante identificatore, l'Ideale dell'Io di questo soggetto da cui è stato afferrato, e tutto questo evidenziando allo stesso tempo questo significante identificatore, primordiale, derivante dall'Ideale dell'Io, messo in risalto come impossibile rapporto con il sapere che veniva al posto della verità in questo matematicismo del discorso.

    Penso che ci si possa servire altrove che nella psicanalisi, penso che si possano perfettamente comprendere certi tipi di relazione, di legami sociali nella nostra società a partire da questa formula, dunque l'importanza di avvalersene, formula che è stata perfettamente argomentata e ricavata da Lacan nel suo insegnamento e facile da trasmettere."

    Il soggetto entra nel discorso analitico, nel dispositivo della cura psicanalitica

    - (O.M.V.) "Il riferimento è sempre al significante ma quale è il posto del significato in questa struttura del discorso?"

    - (L.S.) "In effetti il significato, avete ragione, la struttura all'origine di questo matematicismo dei quattro discorsi, parte sempre dalla formula minimale del significante sul significato, la formula che Lacan estrae da De Saussure e completa con Roman Jakobson per definirci il soggetto. Un soggetto rappresentato da un significante vicino ad un altro significante, dunque l'esistenza del secondo significante, quello dove è rappresentato il soggetto, è fondamentale per scrivere la prima parte di questo matematicismo che è anche quello del discorso del 'maître' ma che è altresì la struttura stessa dell'inconscio. La struttura stessa dell'inconscio si presenta come un discorso del 'maître' dove il soggetto, trovandosi nel denominatore della prima parte della formula, sotto la barra del significante 'maître', possiamo dire che è il soggetto che è rimosso nel discorso del 'maître'; ebbene il soggetto è sempre a questo posto del significato nel discorso del 'maître' ma il soggetto deve essere agente quando è in analisi, quando è al lavoro analitico ed è così che entra nel dispositivo della cura psicanalitica al posto dell'agente.

    Non è più quindi il soggetto che è rimosso, non è il soggetto ad essere nel denominatore sotto la barra ma piuttosto l'oggetto a minuscola, cioè a dire l'oggetto causa del suo desiderio. Il discorso analitico, operando un quarto di giro in più fa entrare in gioco, fa risalire di un quarto questo oggetto causa per mettere questo soggetto che prima era l'agente al lavoro, per produrre il significante 'maître' al quale era fissato, al quale era identificato e che lo manteneva in una specie non di aderenza ma piuttosto imprigionato e al di fuori del sapere.

    Nel discorso del 'maître' (Discours du Maître) trovate le due barre, le tre frecce e l'orientazione, abbiamo tutto quello di cui si ha bisogno: l'impotenza, l'impossibile, l'agente, il lavoro, il prodotto e la verità. Ecco il discorso del 'maître'. Se fate ruotare ancora di un quarto di giro avete il discorso dell'isterico (Discours de l'Hystérique), dove quello che si produce è un sapere e la verità è inconscia. Poi abbiamo il discorso dell'analista (Discours Analytique) che produce dunque il significante 'maître' e il sapere al posto della verità: è la formula dell'interpenetrazione del discorso analitico. Di seguito abbiamo il discorso universitario (Discours Universitarie). che pone il desiderio al lavoro per produrre altrettanti soggetti universitari che entreranno nelle biblioteche, con il significante 'maître' ritrovato. Dunque tutto questo a partire dalla formula del significante e una barra per la resistenza del significante che separa dal significato."

    La definizione del soggetto

    - (O.M.V.) "La definizione della soggettività espressa da Lacan, penso soprattutto all'enunciato 'io penso dove io non sono e dunque io sono dove non penso', rimette in discussione la nostra capacità di concepire la razionalità a partire dal momento in cui la razionalità disloca le nostre incognite."

    - (L.S.) "Il vecchio modello non corrisponde più a quello che è oggi il dominio assoluto del discorso della scienza, nel quale come nella psicosi e a partire da Freud il soggetto è spodestato, il soggetto è messo fuori gioco. E' stata una preoccupazione anche per Freud, per esempio, comparare le forme sublimali di differenti strutture, avendo trovato che il meccanismo in gioco nelle sublimazioni dell'isteria, l'isteria era stata scoperta dalla psicanalisi, era la sublimazione. Per la nevrosi ossessiva aveva trovato che la sublimazione era la religione e che tutti i riti, tutta la sintomatologia di cui il soggetto ossessivo si lamentava, avevano molti rapporti con la religione e la pratica religiosa: ebbene aveva trovato per la paranoia lo stesso meccanismo all'opera come nella scienza. Un meccanismo che in questo periodo designava come il fenomeno della credenza, più tardi diventerà il concetto di esclusione, rigetto, spiegava la problematica in gioco, cioè a dire che il soggetto della scienza è necessariamente privato della sua autorità ed è questo stesso soggetto della scienza che eredita la psicanalisi, è questo stesso soggetto che noi trattiamo. Dunque l'esigenza stessa di scientificità della psicanalisi parte da questo stretto rapporto con la scienza, dal fatto di essersi sottratta al soggetto.

    La definizione del soggetto elaborata da Lacan decentra tutta la problematica che la psicanalisi post freudiana ha ignorato e il soggetto lacaniano, il soggetto della psicanalisi, non si confonde con l'Io, l'Io della seconda topica freudiana. Il soggetto dell'inconscio, come lo descrive con s barrato, delimitato giustamente dal linguaggio, è raffigurato da Lacan come un insieme vuoto che non ha esistenza se non unicamente nell'essere rappresentato da un significante vicino ad un altro, dunque è necessaria una struttura ternaria per situare il soggetto. Questo decentramento implica che il soggetto non è definito dall' 'io sono', che il soggetto non è definito dal pensiero, il soggetto nella psicanalisi non pensa, è l'Io che pensa, dunque per situare questa problematica cartesiana Lacan si è servito della logica per determinare a partire da insiemi dove situare il soggetto."

    Il ruolo del soggetto nella pratica sociologica, il discorso e la sua interpretazione

    - (O.M.V.) "Alcuni approcci qualitativi in sociologia, interviste in profondità, storie di vita, ci permettono ad esempio di analizzare i comportamenti sociali ma noi sollecitiamo l'individuo perché ci parli anche delle sue esperienze sociali. Concependo un soggetto implicato nella struttura del discorso, privato del suo sapere, di cosa ci parlerà e come noi possiamo interpretare il suo discorso?"

    - (L.S.) "Credo che quando intervistate un rappresentante di una certa pratica sociale, in un dato momento storico, vi parlerà di entrambi gli aspetti. Innanzitutto vi parlerà della sua esperienza personale, di quello che è per lui questa esperienza, quindi della sua verità che troverete tra le righe, non nel registro dell'enunciato ma nel registro dell'enunciazione, che è quello che noi abbiamo acquisito da Althusser come lettura sintomatica. La lettura che permette di evidenziare quello che non è detto a partire da quello che è detto, la lettura dei silenzi, la lettura delle pause e delle intonazioni. Detto altrimenti, di cosa ci parla il soggetto quando si indirizza a noi? Può darsi che non potrà dirlo lui stesso ma sarà a voi, lettore di questa esperienza, di andare a cercare giustamente quello che non è detto o anche di individuare il surplus che è stato detto a partire da quello che è detto, di scoprire che il soggetto è andato molto più lontano di quanto non lo volesse inizialmente.

    E' la pratica dell'intervista che la sociologia conosce bene. Io penso che con questi strumenti, ad esempio i quattro discorsi, si possa senz'altro servirsene per trovare un'indicazione strutturale della verità concreta, oggetto di studio. La tripartizione in tre registri operata da Lacan è utile anche per la sociologia, voi siete in grado di considerare che la verità non è un dato che va preso come tale, la realtà deve essere restituita, re-analizzata, deve essere scomposta nei suoi elementi che si possono benissimo reperire nel registro immaginario, nel registro simbolico, nel registro del reale, e anche del reale lacaniano: cioè a dire del reale che resiste alla simbolizzazione, il reale che funge anche da contenente di questo immaginario, di questo simbolico."

    Funzione simbolica e immaginario in Lacan, la questione del non-rapporto

    - (O.M.V.) "Ha appena parlato del simbolismo, della funzione simbolica in Lacan e nella psicanalisi, una funzione che richiede una fondamentale articolazione tra immaginario e reale."

    - (L.S.) "Nell'insegnamento di Lacan noi abbiamo dei periodi. C'è stato il periodo dell'entrata di Lacan nella psicanalisi. Lacan è entrato nella psicanalisi con uno studio che aveva presentato al congresso di Marienbad sugli stadi dello specchio. E' un momento immaginario, è una nozione, un concetto sicuramente inedito ed era il momento in cui Lacan bussa alla porta della psicanalisi, egli entra determinando una spaccatura. Riformula questo scritto che data del 1936, il congresso di Marienbad, dunque un periodo molto funesto nella storia dell'Europa, sono i preliminari della seconda guerra mondiale. Questo testo è riformulato in un altro modo, si produce una torsione in un testo che sarà scritto nel 1946 a proposito della causalità psichica, un testo che noi abbiamo distinto come il secondo momento della scansione prodotta da Lacan stesso nel suo insegnamento sulle psicosi. In seguito, al congresso di Roma nel 1953, c'è un problema politico molto importante nell'associazione psicanalitica internazionale e Lacan prepara, pronuncia il suo rapporto di Roma. Questo periodo che inizia nel 1953 e che per noi del campo freudiano è l'inizio dell'insegnamento propriamente detto, questo periodo si estende fino alla fine degli anni cinquanta, fine 1960, è il periodo dove il simbolico prendo un posto preponderante nell'elaborazione lacaniana e tutta la psicanalisi è sottoposta al vaglio di questa critica.

    Dunque, noi abbiamo il periodo che precede consacrato all'immaginario, il periodo che segue e che dura quasi un decennio consacrato al simbolico. Il periodo successivo, fino alla fine del suo insegnamento, consacrato al reale nella psicanalisi è un periodo che è molto più lungo dei due precedenti ed è durato venti anni, e tutta la psicanalisi a partire da quel momento è orientata al reale. Il reale che non è definito come una realtà. Il reale che si distingue giustamente dall'impossibile, di essere quello che non è simbolizzabile, di essere qualche cosa con cui ci si scontra, che crea un limite. Al punto di arrivo del secondo periodo dell'insegnamento, l'insegnamento che possiamo situare a partire dal 1972-73, il momento in cui dopo un celebre seminario determina che quello che domina nella psicanalisi è il non-rapporto, e questo è stato messo perfettamente in evidenza da Jacques Alain Miller quando ha designato questo paradosso come il paradosso dell'insegnamento di Lacan e che può enunciarsi come non-rapporto.

    Cioè a dire non-rapporto tra l'uomo e la donna, tra il significante ed il significato, e la cui soluzione, il nuovo orientamento che assume l'insegnamento di Lacan, è giustamente di ricostruire un apparato perché questo avanzamento possa permettere di riformulare tutta la psicanalisi. E' uno sforzo che durerà sei, sette anni, fino alla sua morte, ed è l'elaborazione di qualcosa che possa permettere alla psicanalisi di sussistere con il fatto che il discorso scientifico sovverte tutto quello che rilevava prima dal discorso del 'maître', che conveniva molto bene alla psicanalisi dell'epoca."

    L'equivalenza dei registri simbolico - immaginario - reale - sintomo ed il loro ruolo nella costruzione dell'identità personale e sociale

    - (O.M.V.) Durante il suo percorso Lacan ha sempre considerato fino alla fine l'immaginario ed il simbolico."

    - (L.S.) "Giustamente è un periodo dove non c'è più il prevalere di un registro sull'altro, Lacan li rende tutti e tre equivalenti, tutti e tre eguali, simbolico e immaginario, e ne incorpora un quarto che si combina con i tre precedenti e che designerà nel sintomo. Per arrivare a questo punto non fa più riferimento alle lettere minuscole, al matematicismo, né alle barre di cui si serviva giustamente come orientazione, come strumento di ricerca, come orientamento per il clinico, ma entra nella topologia. E' il periodo dove sono le figure topologiche che cercheranno di mostrare che in effetti c'è sempre un continuum tra simbolico, reale e immaginario e che per tenerli insieme è necessario un quarto elemento che egli individua dunque nel sintomo ed è così che la struttura regge.

    E' il periodo che definivamo del non-rapporto e la questione che si presenta alla clinica, penso che questa per esempio sia estensibile anche allo studio delle realtà sociali, cioè a dire ci sono certe cose che prima univano l'insieme, per esempio gli ideali, il significante del nome del Padre, la metafora del Padre, eccetera, eccetera, queste cose evidentemente non sono inutili, il problema è che non sono sufficienti a verificare la nuova problematica. Si tratta in questo periodo di trovare, di vedere quali sono gli sbocchi possibili per la psicanalisi e non ve ne sono che due: o continuare nella consuetudine al prezzo di inefficienze o invece inventarsi dei nuovi connettori, perché tutte queste lettere, tutti questi significanti nuovi che Lacan ha trovato nella psicanalisi li ha trovati in quanto connessioni tra strutture differenti. Ebbene oggi, e questo da sempre nella psicanalisi, ogni psicanalista è invitato lui stesso a re-inventare la psicanalisi. E' un compito che spetta a tutti, ad ogni psicanalista in particolare."

    La possibilità di critica e di sviluppo al di fuori del discorso universitario

    - (O.M.V.) "Anche in qualità di psicanalista, cercando di re-inventare la sua pratica professionale ed i suoi strumenti concettuali, è difficile non restare ingabbiati nella struttura del discorso universitario, nella sua più perversa accezione."

    - (L.S.) "Esiste per uno psicanalista degno della psicanalisi lacaniana l'esigenza dell'inventare, un'esigenza di novità, l'esigenza di vedere lui stesso quello che lo conduce alla psicanalisi e dove non dovrebbe essere prigioniero di un discorso universitario che rinvii unicamente alla biblioteca come sapere morto. La psicanalisi è qualcosa che è sempre in movimento, il soggetto della paresi isterica del 1900 non ha niente a che vedere con il soggetto isterico del 2002, non esiste più l'isteria alla Charcot. Gli isterici sono oggi in relazione con la nuova realtà sociale, la nuova civilizzazione, nell'era di internet non si ha più un'emiplegia isterica, è qualcosa di molto più sottile. Noi siamo in pieno nel discorso della scienza, le possibilità sono sempre aperte e inimmaginabili, e la medesima cosa vale per lo psicanalista, dunque ecco quale è l'esigenza per uno psicanalista. E anche a partire da sé stesso, dal suo desiderio della psicanalisi, desiderio che ha ritrovato alla fine della sua esperienza psicanalitica come desiderio esclusivo."

    I sociologi, le loro pratiche e la possibilità di re-inventare

    - (O.M.V.) "La pratica dei sociologi e della sociologia rispetto al ruolo dell'immaginario e del reale ci guida anche in un percorso di re-invenzione possibile."

    - (L.S.) "Io lo penso senz'altro. Io penso che bisogna servirsi, ci si deve avvantaggiare molto servendosi delle cose che sono state così preziosamente elaborate da Lacan e che si pongono come un riferimento rispetto a queste altre pratiche segnalate. L'interesse di essere resi consapevoli è che noi forse possiamo non soltanto situare dei limiti ma può darsi anche allontanarli un poco più in là e, come per la psicanalisi, si arriva a dimostrare che là dove avevamo situato dei limiti che erano stati segnalati come impossibili, in effetti non si trattava che di un'impotenza di ordine logico.

    Voi siete ottimista, io non lo sono proprio. Sapete, queste elaborazioni datano, sono del 1969 e sono state pubblicate, dunque alla portata delle persone che volevano interessarsene. Non ho l'impressione che se ne sia fatto l'uso ottimista che formulate ma può darsi che non sono molto conosciute, può darsi che bisognerebbe fare uno sforzo rispetto alla loro divulgazione ed in ogni caso è quello che noi facciamo nella psicanalisi, e credetemi è qualcosa che facciamo con molto rigore ed io penso che tutti i clinici trovano non soltanto un orientamento nella loro attività ma anche una maggiore consapevolezza rispetto alle altre pratiche con le quali gli psicanalisti possono essere in connessione.

    Vi sono, nell'insegnamento di Lacan, delle cose che possono anche interessare la sociologia. Lacan, già negli anni sessanta, aveva profetizzato il rischio di questa evoluzione, anche prima degli anni sessanta, rispetto al discorso della scienza che andava a sovrastare il discorso del 'maître' già operante e con degli effetti, per esempio, che possono benissimo interessare la sociologia: i rischi più acutizzati di una segregazione. S'interrogava lui stesso sull'evoluzione che il discorso della società assumeva come conseguenza devastatrice sullo stesso legame sociale, ed è per questo che è curioso osservare che non sono delle cose che mi sembrano siano state prese sul serio dalla stessa sociologia."

    I processi di esclusione sociale

    - (L.S.) "Per esempio, ed è questa una forma di segregazione assoluta, mentre la psicanalisi si proponeva e si propone ancora oggi come pratica singolare di non segregazione, è la sola che prende i soggetti uno per uno, la sola che dia assise alla singolarità. Nel discorso della scienza abbiamo invece la negazione delle differenze, la scomparsa della singolarità, l'eliminazione delle particolarità, tutti sono uguali e tutto è globale. E' comprensibile quindi quale sia la finalità della psicanalisi in un mondo dove qualsiasi differenza scompare, una globalizzazione dove vi è ancora maggiore differenza tra l'uomo e la donna questa differenza tende a scomparire, dove tutto è asessuato, e quindi è un ritorno al registro che è il registro dell'unico."

    - (O.M.V.) "Il concetto di 'débranchement' introdotto da Lacan, sopprimere una relazione, è legato a quello di non-rapporto e nella sociologia si parla di 'désaffiliation', disgregazione comunitaria. Vi sono delle similitudini ed anche un'attenzione particolare da parte della sociologia nei confronti del rischio di indebolimento dei legami sociali e dell'emarginazione nelle nostre società contemporanee, delle analogie quindi tra esclusione sociale e il non-rapporto."

    - (L.S.) "Si, certamente. Il discorso della scienza è profondamente un discorso di segregazione. Le segregazioni che esistevano già prima nel discorso del 'maître' queste sono accentuate e spinte all'estremo nel discorso della scienza. E' per questo che si parlava dell'invenzione dei nuovi connettori, perché giustamente, quando si parla dello sviluppo si è obbligati di parlare di connettori, c'è un Altro e l'Altro oggi, l'Altro come luogo di orientamento di un soggetto particolare, non presenta più quell'appiglio che consenta ad un soggetto di inserirsi. Non è possibile inserirsi senza presa, dunque l'interesse sociale dei nuovi connettori è che le prese sono differenti, sono cambiate, e che non è più possibile servirsi di quelle di cui ci si serviva qualche decennio prima. E' per questo che noi siamo tutti obbligati a creare, a inventare delle nuove forme di connessioni prima che non sia troppo tardi. La scienza avanza ad un ritmo che è vertiginoso e tutto tende a far pensare che la nostra velocità di crociera sia troppo lenta rispetto a questi altri avanzamenti, quindi questa esigenza che diventa di tutti e di ognuno di noi."


    NOTE E BIBLIOGRAFIA

    [1] De Gaulejac Vincent, Sociologues en quête d'identité in Cahiers Internationaux de Sociologie, VCXI, juillet décembre 2001, pp. 355-362.
    [2] Kaufmann Jean-Claude, Ego: pour une sociologie de l'individu, Paris, Nathan, 2001.
    [3] Berger P.L. et Luckmann T., La construction sociale de la réalité, Paris, Méridiens-Klincksieck, 1986.
    [4] De Gaulejac Vincent synthétise les analyses de Dubar Claude, La crise des identités: l'interprétation d'une mutation, Paris, Presses Universitaires Françaises, 2000.
    [5] Valade Bernard, Le sujet de l'interdisciplinarité, Sociologie et Sociétés, vol. XXXI, n.1, printemps 1999.
    [6] Freud Sigmund, Méthapsychologie, Paris, Gallimard, Collection Idées, 1968.
    [7] Boulanger J.J., Aspect métapsychologique, pp. 43-83, dans Bergeret J. (sous la Direction de), Psychologie pathologique, Masson, 1990.
    [8] Riguardo alla teoria psicanalitica di Lacan rinviamo i lettori ad alcuni interessanti articoli in lingua francese di Thierry Simonelli, pubblicati nella rivista elettronica Dogma, (https://dogma.free.fr/fr-index.php oppure https://dogma.free.fr/en-index.php), tra cui segnaliamo "Psychanalyse et théorie de la socialisation", "Le Moi chez Freud et chez Lacan" e "De Heidegger à Lacan".
    [9] Augé Marc, Espace et altérité, in Françoise-Romaine Ouellette et Claude Bariteau, Entre tradition et universalisme, Québec (Insitut québécois de recherche sur la culture), 1994, p. 19-34.
    [10] Geffray Christian (1954-2001), Anthropologie et discours analytique (conférence) in Politique, réflexivité, psychanalyse, ANTHROPOLOGIE et SOCIÉTÉS, volume 25, numéro 3, 2001.
    [11] Citiamo i lavori di Georges Bertin e rinviamo i lettori agli articoli in lingua francese sull'immaginario sociale pubblicati nella rivista elettronica di sociologia l'Esprit Critique https://www.espritcritique.fr.


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